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Terzo concorso Il Volo di Pègaso - Istituto Superiore di Sanità

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8<br />

adulto alla presentazione <strong>di</strong> un libro sulle malattie rare. Le malattie rare sembrano cose <strong>di</strong> altri. E,<br />

come la varicella e le altre malattie esantematiche, una volta che i tuoi figli abbiano superata una<br />

certa fascia d’età pensi <strong>di</strong> esserne fuori, che sia un problema che ormai non ti possa più toccare. Io<br />

sparigliavo le carte: allora può accadere…mi <strong>di</strong>cevano con simpatia che era vera e propria paura.<br />

Comincio a fare ricerche sulla malattia, <strong>di</strong> cui anche il nome era ignoto. Ne parlo con tutti i<br />

me<strong>di</strong>ci che conosco e che mi vengono a tiro. Mi trovo tra sorrisetti ironici e <strong>di</strong> compassione,<br />

tanto che mi capita <strong>di</strong> pensare che la malattia non esista e che ci stiano imbrogliando.<br />

Poi comincio a capire. Stu<strong>di</strong>o, compro libri e mi informo. Mi faccio una cultura e faccio<br />

l’evangelista: annuncio al mondo l’esistenza dell’angio<strong>di</strong>splasia.<br />

Son quella che ad ogni convegno cerca un appiglio per comunicare alla sala qualcosa<br />

sull’angio<strong>di</strong>splasia. Metto al bando ogni timidezza, ogni pudore, <strong>di</strong>vento un martello a<br />

percussione.<br />

Cerco lo strumento ‘me<strong>di</strong>a’ e <strong>di</strong> angio si parla sui giornali, per ra<strong>di</strong>o, per televisione (nel cuore<br />

della notte) e su un libro <strong>di</strong> buona <strong>di</strong>ffusione. Compariamo su più network. Entriamo nelle sale<br />

<strong>di</strong> Christie’s.<br />

In<strong>di</strong>viduo punti chiave da percorrere e mi batto per il riconoscimento nel Registro Nazionale<br />

delle Malattie Rare. Non ho remore a presentare istanze a Ministri e Senatori. Se necessario<br />

raggiungo anche il Presidente della Repubblica o elemosino firme per la strada.<br />

Imparo il linguaggio e la <strong>di</strong>namica del mondo delle malattie rare, dei convegni, delle associazioni,<br />

delle federazioni. Leggo leggi, ascolto programmi. Imparo la vistosa creatività della natura.<br />

Come nella perfezione altrettanto nell’imperfezione. Col cuore legato a chi resta in trincea e<br />

alle esperienze <strong>di</strong> cui mi arriva l’eco dai noti corridoi, sono immersa in un clima <strong>di</strong> battaglie, <strong>di</strong><br />

riunioni, <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento e assemblee anche con altre associazioni. E mi torna in mente il ’68.<br />

Benché vi abbia partecipato solo <strong>di</strong> riflesso, respirandone l’atmosfera nei tazebao aggiornati da<br />

amici che sarebbero <strong>di</strong>ventati giornalisti, mi è rimasto il ricordo barrica<strong>di</strong>ero della complicità<br />

nella lotta.<br />

Poi poco a poco mi domando chi sono io, cosa mi spinge veramente a non mollare. Cosa sto<br />

combattendo veramente?<br />

C’è nei malati rari e in chi si batte per loro, la determinatezza <strong>di</strong> chi sa <strong>di</strong> poter sconfiggere il male<br />

prima o poi. Ma anche la rabbia <strong>di</strong> chi si trova a combattere ostacoli esterni alla stessa malattia.<br />

Lo snervarsi <strong>di</strong> chi, proprio quando avrebbe maggiormente bisogno <strong>di</strong> aiuto, deve profondere<br />

energie per far valere i propri <strong>di</strong>ritti.<br />

Molto tempo fa c’era una bambina che smarrì tre anni della sua infanzia nella paura <strong>di</strong> perdere la<br />

madre. Era quella un’epoca in cui la TBC era un male da tenere nascosto e <strong>di</strong> cui si poteva morire.<br />

A questa mamma avevano tolto un polmone, ma sarebbe morta ugualmente se non fosse stato<br />

inventato un nuovo antibiotico. Niente fu più come prima in famiglia, la mamma era ‘<strong>di</strong>versa’ e<br />

la bambina non fu più bambina, ma la TBC era stata sconfitta e la vita aveva vinto. Io sono stata<br />

quella bambina. All’inizio dei tre anni ero una bimba curata, capelli lisci e corti a incorniciare il<br />

visetto sereno <strong>di</strong> chi è amato. Alla fine dei tre anni il mio corpo era cresciuto strabordando in alto<br />

e in basso dai vestiti e i capelli avevano superato il centro delle spalle inanellandosi informi. Avevo<br />

imparato il silenzio delle emozioni perché i gran<strong>di</strong> erano stati troppo occupati per accorgersi<br />

veramente <strong>di</strong> me.<br />

Negli Anni Settanta le operazioni al cuore erano interventi eccezionali, oggi sono quasi routine.<br />

Esistono valvole e tecniche sempre più raffinate. Esistono i trapianti. La chirurgia car<strong>di</strong>aca non è<br />

più una magia e non incute più tanti timori. Sono stata una giovane sposa e poi madre e moglie,<br />

percorrendo tutte le tappe dell’evoluzione della car<strong>di</strong>ochirurgia, amando uno tra i più fortunati e<br />

folli malati <strong>di</strong> cuore che impreziosiscono le cartelle cliniche d’Europa e d’America.

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