Terzo concorso Il Volo di Pègaso - Istituto Superiore di Sanità
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S1/32 Attese<br />
Irene CALIENDO<br />
Era da tempo che Alberto aveva notato un cambiamento in sua moglie, quelle fughe la mattina<br />
presto e i rientri a sera inoltrata e poi quei mercoledì… Da quanto tempo andava avanti questa<br />
storia? Nell’attesa <strong>di</strong> lei il tempo non passava mai! Accese la televisione, ma i programmi non lo<br />
interessavano. La mano ansiosa pigiava i tasti del telecomando in cerca <strong>di</strong> un che, neanche lui sapeva<br />
cose fosse. Pensò <strong>di</strong> prepararsi qualcosa in cucina. Aprì svariati sportelli, alcuni li chiuse subito, altri<br />
no, rimasero in attesa <strong>di</strong> chissà che. Intanto il fuoco del gas acceso saltellava attendendo anche lui<br />
qualcosa. Alberto vi portò una sigaretta e dopo averla accesa si <strong>di</strong>sse ‘devo smettere <strong>di</strong> fumare. Per<br />
spezzare l’attesa pensò <strong>di</strong> farsi un bagno, ma non trovò l’asciugamano al solito posto. Ma dove li<br />
teneva Giulia? La scena della cucina si ripeté identica. Doveva aspettare Giulia! Tutta la casa parlava<br />
<strong>di</strong> Giulia, tutta la casa aspettava Giulia, ma Giulia dov’era? Perché non si curava <strong>di</strong> loro? Quei vuoti <strong>di</strong><br />
tempo, questi vuoti <strong>di</strong> oggetti ingigantivano il vuoto che aveva dentro… e se quello che pensava fosse<br />
tutta verità? Quanto rumore sapeva fare il silenzio! Aprì l’ultimo sportello ancora inviolato. ‘Ma cosa<br />
c’è qui dentro? Cosa sono tutti questi scatolini nascosti fra i biscotti? Altri, altri ancora, altri, altri…<br />
ma qui dentro sembra una farmacia…’<br />
***<br />
‘Perché è capitato a me? Perché non posso essere come tutte le altre donne? Perché non DEVO avere<br />
fi gli se voglio continuare a sperare? Ma poi cosa devo sperare? Che qualcuno muoia per far vivere me?’<br />
Quanto si era <strong>di</strong>sperata Giulia con questi interrogativi senza risposta ma con una speranza che<br />
sapeva <strong>di</strong> più <strong>di</strong> <strong>di</strong>sperazione che <strong>di</strong> vita.<br />
‘Come si può pensare <strong>di</strong> costruire il proprio futuro su chi futuro non avrà più? Come si può essere<br />
felici, dopo, sapendo che qualcuno non lo è perché lo sei tu!’ Questa prova stava fortemente<br />
minando le sue certezze:non si può desiderare la morte <strong>di</strong> un altro! Ma questo era proprio quello<br />
che il destino voleva che lei desiderasse. Tante volte aveva sperato che fosse tutto un brutto<br />
sogno, che presto si sarebbe svegliata al trillo della sveglia ed avrebbe riso con Alberto dell’incubo<br />
sognato. Alberto! Lui non doveva sapere nulla fi nché possibile. Era stata chiara con i me<strong>di</strong>ci. ‘Lui<br />
deve star fuori, sono problemi miei’.<br />
Lui almeno doveva credere che i loro sogni erano ancora realizzabili senza riduzioni <strong>di</strong> sorta.<br />
Ma il momento era vicino. Ora sapeva che se voleva vivere, e lei lo voleva, doveva sperare che<br />
qualcuno le lasciasse il suo posto su questa terra donandole un organo per lei vitale e per lui<br />
inutile! Sembrava facile a <strong>di</strong>rsi, ma questa semplice realtà proprio non le scendeva. Come ne<br />
avrebbe parlato ad Alberto se lei non ne era ancora convinta e fermamente consapevole? Se<br />
sentiva ancora la sua guarigione come il risultato dell’opera <strong>di</strong> un destino-mandante del delitto <strong>di</strong><br />
uno sconosciuto per suo unico benefi cio? L’ansia la portava ad aff rettare il passo. Ora era in lista<br />
d’attesa, ed in lista speciale, quella dei trapianti urgenti. Avrebbe voluto gridare no, non voglio<br />
il trapianto sia quel che sia. Ma anche questa rassegnazione fatalistica era inaccettabile per la sua<br />
fede. Non si può <strong>di</strong>sprezzare la Vita. ‘Non posso decidere <strong>di</strong> lasciarmi morire, devo aspettare che<br />
qualcuno muoia per me! No, io non desidero che qualcuno muoia per me. No, io non desidero<br />
morire per non aff rontare la prova, io voglio vivere come voleva vivere colui che mi salverà!’<br />
***<br />
“Aggia fottere a morte…aggia fottere a morte…” ripeteva ossessivamente fuori quella sala <strong>di</strong><br />
rianimazione un Luca appena se<strong>di</strong>cenne, mentre qualcosa <strong>di</strong> ignoto gli stava portando via<br />
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