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Terzo concorso Il Volo di Pègaso - Istituto Superiore di Sanità

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Era lei la stessa donna che dava a me amore, nello stesso modo in cui lo donava a mio padre.<br />

Quante volte li avevo visti abbracciati, scambiarsi tenere eff usioni, in quei corridoi degli ospedali<br />

ove passavo gran parte della mia fanciullezza. Quante volte avevo letto negli occhi la loro felicità.<br />

Una vera felicità, non un paravento al dolore. Era quello lo scopo della loro vita, donarsi felicità<br />

e far sì che io fossi felice e mi sentissi uguale agli altri.<br />

Cosa blateravano adesso questi due, cosa cercavano in me, quando era in loro stessi che dovevano<br />

cercare la risposta. Io la mia risposta l’avevo trovata. Dovevo cancellare dai miei pensieri la voglia<br />

<strong>di</strong> farla fi nita; porre fi ne alla mia vita avrebbe signifi cato cancellare in un colpo tutti i sacrifi ci dei<br />

miei genitori e tutte le cose meravigliose che loro avevano fatto per me. Dovevo ritornare a vivere<br />

nutrendomi del ricordo <strong>di</strong> chi mi aveva donato tutto il suo amore, che aveva fatto <strong>di</strong> tutto per<br />

far sì che la mia vita fosse una vita normale, facendo <strong>di</strong> me un aff ermato avvocato ed un uomo<br />

consapevole delle sue possibilità.<br />

Dovevo, se volevo onorare la loro memoria, raccontare a Carmen e a Franco che io soff rivo della<br />

stessa malattia della piccola Aurora, che io ero vivo e felice anche se su una se<strong>di</strong>a a rotelle e con<br />

grossi problemi <strong>di</strong> salute. Dovevo <strong>di</strong>re loro che io mi sentivo un uomo come gli altri e che, se<br />

ciò si era verifi cato, era stato solo perché i miei genitori avevano aff rontato il problema uniti,<br />

amandosi più <strong>di</strong> prima e donando a me la loro vita.<br />

S1/28 Quando lei vede<br />

Marco ESPOSITO<br />

La lampada sul ripiano del comò in soggiorno è accesa. Lui è seduto sul <strong>di</strong>vano. Qualche ricordo,<br />

un po’ <strong>di</strong> riepilogo. Immagini passate sbia<strong>di</strong>te da un presente che sta abbassando la testa, che<br />

stenta a proseguire.<br />

Pensa a quand’era ragazzo. A scuola non ci andava, e quando ci andava si faceva cacciare fuori<br />

dall’aula. Non li <strong>di</strong>geriva i professori. “Tu hai buone capacità” gli <strong>di</strong>ceva l’insegnante. Ma per lui<br />

era un’altra lingua.<br />

Un giorno lui e Sandro, l’amico del palazzo in cui abitava, decisero <strong>di</strong> scappare via da casa e se<br />

ne andarono a Roma. Erano le otto del mattino. Alle sei <strong>di</strong> sera erano all’ingresso dell’autostrada<br />

a fare l’autostop per tornarsene, ma nessuno voleva dargli un passaggio. Allora lui si stese per<br />

terra e fece fi nta <strong>di</strong> sentirsi male, mentre Sandro agitava le mani verso le auto che arrivavano. Un<br />

uomo si fermò, li fece salire e si avviò verso l’ospedale più vicino. Dopo un centinaio <strong>di</strong> metri li<br />

sentì sghignazzare e capì che l’avevano preso in giro, ma loro lo supplicarono spiegandogli tutta<br />

la situazione, e lui alla fi ne decise <strong>di</strong> portarli ugualmente fi no al punto in cui si sarebbe dovuto<br />

fermare. Arrivarono a casa all’una <strong>di</strong> notte, e furono mazzate.<br />

Quand’è che aveva cominciato a lavorare in fabbrica? A <strong>di</strong>ciassette o <strong>di</strong>ciotto anni. Le catene<br />

<strong>di</strong> montaggio e le paranoie e i casini <strong>di</strong> quegli anni. La gente girava armata. Erano gli anni <strong>di</strong><br />

piombo, i ferri si trovavano facilmente. Ma erano anche gli anni in cui la NCO cominciava a<br />

darci dentro <strong>di</strong> brutto. Qualche operaio si presentava a lavoro con un sacchetto bello pesante e<br />

chiedeva al capoturno se poteva mettere la merenda nel terzo cassetto, e il capoturno che sapeva<br />

come andavano quelle cose gli <strong>di</strong>ceva va bene.<br />

Poi c’erano gli scioperi. Era durante uno <strong>di</strong> questi che aveva conosciuto Diana, che all’epoca<br />

lavorava anche lei in fabbrica e faceva i turni nel secondo stabilimento. Quando si sposarono lei<br />

era già incinta. <strong>Il</strong> viaggio <strong>di</strong> nozze lo fecero lo stesso, in Spagna.<br />

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