Terzo concorso Il Volo di Pègaso - Istituto Superiore di Sanità
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118<br />
Quanto tempo sarà passato da questa mattina? Lo stomaco gorgoglia, ho fame, sarà meglio che<br />
esca a comprare qualcosa, magari incontrerò qualcuno che conosco e non vedo da tempo. Un<br />
amico? Già riesco ad immaginare il solito <strong>di</strong>alogo.<br />
“Ciao, ho saputo cosa ti è capitato.” lo sguardo basso a <strong>di</strong>scolpa pensando “cosa avrei potuto fare?”<br />
Io resterò lì ferma, impietrita e non riuscirò a professare verbo, infondo speravo <strong>di</strong> incontrare<br />
qualcuno, invece mi chiuderò nel mio silenzio che rimbomberà nella mia testa come una campana<br />
a morto.<br />
Dopo una lunga pausa interminabile mi <strong>di</strong>rà “È terribile!” il suo sguardo si metterà a leggere la<br />
tabella del autobus e guardarsi attorno nella speranza <strong>di</strong> trovare qualcuno o qualcosa che lo liberi<br />
da questa situazione imbarazzante.<br />
“Sai non ti ho chiamato perché non sapevo proprio cosa <strong>di</strong>rti” il suo sguardo si nasconderà<br />
cercando aff annosamente qualcosa nella borsa, io guarderò la scena come stessi vivendo un fi lm<br />
e penserò “Cosa volevi <strong>di</strong>rmi? Non c’era nulla da <strong>di</strong>re, magari potevi pensare che avresti potuto<br />
lasciar parlare me?” Cadrà il gelo del silenzio fra noi.<br />
“Ora però stai bene vero? Ti vedo bene sai. Meno male che è tutto fi nito!” fi nalmente il suo sguardo<br />
incontrerà il mio e l’amico comprenderà in quel attimo <strong>di</strong> scambio umano che con quell’ultima<br />
frase mi avrà tappato la bocca. Mi avrà tolto la possibilità <strong>di</strong> parlare, <strong>di</strong> raccontare, <strong>di</strong> <strong>di</strong>re come mi<br />
sento. Riuscirò a malapena a rispondere mentre scapperò lontano “È tutto fi nito. Sono guarita.”<br />
Ma, sono guarita?<br />
<strong>Il</strong> mio corpo ancora porta i segni del martirio, CVC – CA – CV – TC sembra abbiano usato il<br />
T9 per scrivere la storia della malattia sulla mia carne.<br />
I miei organi sono stonati, ma l’epatologo e il nefrologo sono ottimisti in un paio d’anni, se tutto<br />
va bene, dovrei tornare in perfetta forma.<br />
La fi glia che portavo in grembo giace al cimitero, uccisa dalla rara sindrome che ha colpito la sua<br />
mamma. Penso che fra i miei mille conoscenti, forse <strong>di</strong>eci sanno come si chiama la sindrome che<br />
mi ha colpito HELLP e <strong>di</strong> questi <strong>di</strong>eci, forse uno solo sa cosa signifi ca, ma nessuno è a conoscenza<br />
<strong>di</strong> quello che ho passato, perché appunto, è passato! Fra il loro silenzio assenso e il mio tacere<br />
rassegnato.<br />
Quanto tempo è passato? Lo stomaco non gorgoglia più, mi farò un thè! Aspetto che ritorni<br />
a casa il mio compagno <strong>di</strong> avventure, lui è un bravo ascoltatore, la mia ultima spiaggia prima<br />
<strong>di</strong> impazzire al canto delle sirene. Ho imparato da lui in questi anni a <strong>di</strong>ventare ascoltatrice <strong>di</strong><br />
chiunque mi rivolga la parola, il mondo è pieno <strong>di</strong> persone che hanno bisogno <strong>di</strong> parlare, io<br />
ascolto e imparo, traggo giovamento dal loro sollievo nel trovare orecchie che ascoltano.<br />
Cala la notte, tutto tace, fi nalmente silenzio, quello sano!<br />
S1/63 Una maratona per un angelo<br />
Antonietta DI CAPUA<br />
La maratona si snodava per le strade <strong>di</strong> Helsinki con i suoi numerosissimi partecipanti; a tratti<br />
sembrava un ridente fi ume, che contribuiva con le sue acque argentee a rallegrare un paesaggio<br />
che <strong>di</strong> per sé era già bellissimo. Tra quella fi umana variegata <strong>di</strong> persone c’era anche Francesco, che<br />
<strong>di</strong> chilometri ne aveva corsi tanti sempre da solo, poi la voglia <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre con altri quella sua<br />
passione e un desiderio che portava da tempo racchiuso nel cuore, avevano fatto tutto il resto.<br />
Ed ora eccolo lì alla sua prima maratona, che sicuramente avrebbe vissuto e ricordato in modo<br />
<strong>di</strong>ff erente, perché l’aveva de<strong>di</strong>cata al suo piccolo angelo.