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Terzo concorso Il Volo di Pègaso - Istituto Superiore di Sanità

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Quando mio marito tornò la sera chiamammo il mio me<strong>di</strong>co curante, un suo cugino. Di solito<br />

lui è allegro e abbastanza rassicurante, ma visitandomi mi inquietarono alcune sue asserzioni. Le<br />

orecchie erano sanissime, lo stress… sì poteva essere, ma se il <strong>di</strong>sturbo continuava sarebbe stato<br />

meglio approfon<strong>di</strong>re… La mattina dopo, visto il peggioramento del fenomeno: le vertigini erano<br />

peggiorate e la vista era ancora ingarbugliatissima, decidemmo per l’ospedale. Al pronto soccorso<br />

dell’ospedale più vicino non capirono molto, e visto che il problema si era manifestato agli occhi<br />

pensarono bene <strong>di</strong> mandarmi in un ospedale che <strong>di</strong>sponesse <strong>di</strong> un buon ‘reparto oculistico’. Io<br />

e mio marito ci recammo al Cardarelli, conoscevamo il primario del reparto. <strong>Il</strong> quale, molto<br />

gentilmente fece una visita approfon<strong>di</strong>ta e <strong>di</strong>ede una <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> ‘ vista perfetta tranne un poco<br />

<strong>di</strong> astigmatismo’ e ci consigliò un neurologo. Allora cominciai seriamente a preoccuparmi,<br />

continuavo, dentro <strong>di</strong> me, ad imputare la ‘<strong>di</strong>plopia’ della quale avevo letto sul web, ad una ‘forse’<br />

malattia neoplastica al cervello. Sì avevo letto anche <strong>di</strong> malattie degenerative, demielinizzanti…<br />

ecc. Ma in certi frangenti sono sempre le ipotesi più pessimistiche che prendono il sopravvento.<br />

Ci recammo dunque da un carissimo amico, un luminare nel campo della neurochirurgia, che<br />

dopo avermi accuratamente visitato mi rassicurò <strong>di</strong>cendomi che escludeva la neoplasia al cervello<br />

o un qualsiasi tumore al pa<strong>di</strong>glione auricolare. “Per la prima avresti forti mal <strong>di</strong> testa e per il<br />

secondo avresti sor<strong>di</strong>tà. Comunque ti consiglio una risonanza magnetica con mezzo <strong>di</strong> contrasto,<br />

poi ne riparliamo…” “Bene” commentò in auto mio marito mentre tornavamo a casa “se Luciano<br />

ti ha detto <strong>di</strong> stare tranquilla puoi escludere il peggio.” “Luciano ha escluso il peggio, ma dalla<br />

serietà della sua richiesta per le analisi penso non si tratti <strong>di</strong> niente <strong>di</strong> buono.” Mio marito sospirò<br />

spazientito e mi chiese cosa avessi deciso <strong>di</strong> fare per il prossimo step. “La risonanza! Subito!”<br />

Inutile <strong>di</strong>re che in circa due tre giorni riuscì, anche con l’aiuto <strong>di</strong> molti amici dottori, a fare<br />

tutte le analisi e ad eff ettuare la risonanza che alla fi ne <strong>di</strong>ede un esito non roseo ma sicuramente<br />

per me molto rassicurante. “Bene” commentai “ho visto già al computer cosa è una malattia<br />

demielinizzante, e, da ciò che ha detto Luciano” (avevamo comunicato l’esito della risonanza al<br />

dottore per via telefonica) “è sicuramente una malattia seria, ma si cura” “molto bene, riuscirò a<br />

vedere i miei fi gli crescere…” E solo questo era ed è importante per me.<br />

La cura, o meglio la terapia, si è rivelata a <strong>di</strong>r poco miracolosa. Sono stata curata dal professor<br />

Florio primario <strong>di</strong> neurologia al Cardarelli. Cinque giorni <strong>di</strong> fl ebo, una settimana <strong>di</strong> pillole, tutto<br />

a casa. Dopo <strong>di</strong> ciò un piccolo ricovero <strong>di</strong> tre giorni in ospedale, dove mi hanno eff ettuato altre<br />

analisi a scopo indagativo: rachicentesi (prelievo del liquor dal midollo osseo), ulteriori esami del<br />

sangue, e potenziali evocati (una sorta <strong>di</strong> esame ai tre sensi: vista, u<strong>di</strong>to, tatto). <strong>Il</strong> tutto si è poi<br />

rivelato <strong>di</strong> responso negativo. <strong>Il</strong> dottore mi ha comunicato che potevo ritenermi fortunata, dato<br />

gli esiti negativi e il ritorno della vista potevo ritenermi guarita, la malattia era regre<strong>di</strong>ta, anche<br />

se mi ha raccomandato <strong>di</strong> fare un’altra visita entro i tre mesi e una nuova risonanza entro sei.<br />

Inutile <strong>di</strong>re che abbiamo gridato al miracolo! Mi sento una privilegiata. Ho soff erto certo, dopo<br />

la rachicentesi e il ritorno a casa ho dovuto fare altre iniezioni per una settimana, durante la quale<br />

stavo completamente supina perché avevo forti dolori alla testa, al collo e alle spalle: eff etti postrachicentesi.<br />

La ripresa è stata dura, seppur circondata da aff etti e premure, psicologicamente<br />

però molto provata.<br />

Ancora oggi, a più <strong>di</strong> due mesi dalla crisi mi chiedo come ho fatto ad essere positiva, fi duciosa,<br />

forte ed ottimista, seppur colpita da momenti <strong>di</strong> panico. Comunque, rituff andomi nel passato<br />

prossimo mi piace ricordare quel pomeriggio <strong>di</strong> agosto, quando, a fi ne terapia cortisonica, ho<br />

iniziato a <strong>di</strong>stinguere <strong>di</strong> nuovo bene le sagome e a mettere a fuoco. Facendo un giro in auto<br />

mi sono goduta l’azzurro del cielo e il giallo intenso del sole. “Dio com’è bello il cielo!” Ho<br />

detto a mio marito che guidava, il quale mi ha sorriso <strong>di</strong>cendomi che non era passato un secolo<br />

da quando era iniziato il malessere; “sì ma la vista è preziosa” gli ho detto “restare anche solo<br />

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