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Terzo concorso Il Volo di Pègaso - Istituto Superiore di Sanità

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quella sera <strong>di</strong> sabato quando, pochi minuti dopo, l’hanno trovato rantolante in bagno; o sulla<br />

faccia tragica <strong>di</strong> Silvia, che era in ospedale quella notte in cui è stato rianimato per ore al Pronto<br />

Soccorso; o su quei suoi capelli proprio neri sparsi sul bianco della cassa.<br />

Autopsia completamente negativa.<br />

Avevamo un modo <strong>di</strong>verso <strong>di</strong> vedere le cose …<br />

Ma più <strong>di</strong> tutte è viva un’immagine che mi fi guro io: <strong>di</strong> sua moglie e dei suoi due fi gli, la prima<br />

sera dopo averlo sepolto, a tavola. Lei cosa avrà potuto <strong>di</strong>re loro?<br />

S1/35 <strong>Il</strong> sorriso dell’amore<br />

Roberta ZONCHEDDU<br />

Era il <strong>di</strong>eci settembre quando nacque Luca, erano ormai quasi nove ore che ero in travaglio ed<br />

ero stremata, ma quando appena nato me lo misero sul petto, ogni sforzo mi sembrò il meno<br />

faticoso ed il più bello.<br />

Piansi tanto guardandolo negli occhi mentre lui ancora non sapeva <strong>di</strong> essere fra le braccia <strong>di</strong> una<br />

mamma che non poteva dargli una vita comune a tutti gli altri bambini, infatti Luca non avrebbe<br />

avuto un padre che gli avrebbe insegnato ad andare in bici o a costruire aeroplani, o che quando<br />

sarebbe stato grande gli avrebbe potuto in<strong>di</strong>care la strada migliore per la sua vita…<br />

Suo padre quando scoprì che ero incinta scomparse e pure io credevo nella forza del nostro<br />

amore, credevo in noi e in ciò che in due anni eravamo riusciti a costruire anche se con alti e bassi.<br />

Ero sola, anche perché i miei genitori erano lontani da Firenze, la città in cui mi ero trasferita<br />

per aprire uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> psicologia con una amica che invece era un avvocato, ci occupavamo<br />

maggiormente <strong>di</strong> donne che avevano subito violenza o <strong>di</strong>sagiate.<br />

Quando entrai per la prima volta in casa con Luca in braccio, cominciai a piangere, mi resi conto<br />

che sarebbe stata la strada più <strong>di</strong>ffi cile da percorrere, Luca però aveva bisogno <strong>di</strong> me, io ero la sua<br />

unica forza e ancora <strong>di</strong> vita, l’avevo voluto nonostante tutto, perché questo bambino comunque<br />

non aveva colpa della paura del padre e aveva <strong>di</strong>ritto ad una vita.<br />

Luca cresceva bene fi sicamente, il pe<strong>di</strong>atra mi <strong>di</strong>ceva che era un bel bambino ogni volta che lo<br />

vedeva e che non dovevo preoccuparmi se ancora non aveva parlato dopo un anno, infatti Luca<br />

sembrava estraniarsi da tutto, era come se così piccolo si fosse già creato un mondo suo, fatto <strong>di</strong><br />

chissà quali colori e luci.<br />

Un giorno mi fermai ad osservare quasi incredula il suo guardare il soffi tto come se vedesse chissà<br />

quale fi gura, muoveva la testa come fosse su un dondolo, prima da un lato e poi dall’altro…<br />

Mi avvicinai a lui e l’abbracciai, baciandolo, lui però ne fu quasi irritato ed emise un suono<br />

scacciandomi via…<br />

Luca aveva due anni, non parlava, emetteva solo suoni o muoveva la testa per <strong>di</strong>re sì o no…<br />

Luca, il mio principe era autistico…<br />

Luca cresceva ed aveva un mondo suo, in cui era <strong>di</strong>ffi cile entrare…<br />

Un giorno mi rivolsi al comune, conoscevo un assistente sociale e gli spiegai il mio problema e<br />

lei mi <strong>di</strong>sse che Luca aveva bisogno <strong>di</strong> un logope<strong>di</strong>sta e che dovevo dargli tanto amore, perché lui<br />

sentiva il dolore che avevo dentro…<br />

Una perfetta estranea aveva letto dentro la mia anima senza sapere che avevo tanta paura e dolori<br />

ancora troppo profon<strong>di</strong> da sanare…<br />

Quello che cominciò a passarmi per la testa fu che era colpa mia se Luca era così, aveva assorbito<br />

il mio dolore e non aveva una fi gura maschile accanto che lo guidasse nel suo percorso.<br />

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