Terzo concorso Il Volo di Pègaso - Istituto Superiore di Sanità
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non si è risparmiato intuendo <strong>di</strong> poter essere per la sua malattia, ancora non del tutto deco<strong>di</strong>fi cata,<br />
un testimonial d’eccezione.<br />
Così nel primo giorno della primavera <strong>di</strong> due anni fa Gino Mazzeo commosse l’Italia. Sulla sua<br />
carrozzella, scortato dai fi gli Anna e Francesco e con un sorriso sereno in quegli occhi vivaci<br />
che la malattia aveva risparmiato, attraverso un sintetizzatore vocale – un “sistema a scansione e<br />
controllo oculare” <strong>di</strong> cui proprio in quel giorno l’Asl annunciava l’acquisto per gli ammalati <strong>di</strong><br />
SLA – aveva lungamente “parlato”. Per spiegare quello che aveva dentro e per spronare la “sua”<br />
<strong>Sanità</strong> a non lasciare solo chi è ammalato come lui.<br />
“Sono il più adatto a testimoniare – ribadì allora – e non parlo da erogatore <strong>di</strong> un servizio, ma<br />
da ammalato. Perché vivere queste situazioni da ammalato è un’’altra cosa. E da ammalato so che<br />
cosa vuol <strong>di</strong>re avere una macchina per tradurre i tuoi pensieri, il tuo mondo senza voce, la vita nel<br />
più buio dei silenzi, un mondo dove non puoi più comunicare. Una grande soff erenza – aggiunse<br />
allora, senza infi ngimenti – che rende più inaccettabile la malattia, che fa cadere in depressione,<br />
che rende prigionieri del proprio corpo. Per questo, per riaff acciarsi alla vita, ausili come questo<br />
sono strumenti <strong>di</strong> cura in<strong>di</strong>spensabili. Prendere in cura vuol <strong>di</strong>re anche alleviare le soff erenze.<br />
E permettere, e permettermi alcune cose: proseguire il lavoro, portare avanti i progetti, esprimere<br />
le mie opinioni, mantenere i contatti con la mia famiglia essere qui con voi oggi”.<br />
Quel caldo, lunghissimo applauso che seguì allora il suo <strong>di</strong>scorso gli fece più eff etto <strong>di</strong> una<br />
me<strong>di</strong>cina. Come la promessa dei politici presenti <strong>di</strong> una iniziativa <strong>di</strong> legge a favore degli ammalati<br />
<strong>di</strong> patologie a carattere neuromotorio.<br />
Nel frattempo non aveva mai lasciato il suo posto <strong>di</strong> lavoro. Ogni provve<strong>di</strong>mento, ogni strategia,<br />
portava la sua “fi rma”. Volle essere presente alla prima pietra per la costruzione del nuovo ospedale<br />
citta<strong>di</strong>no, il San Marco che aveva contribuito a fare nascere e volle essere al suo posto fi no alla<br />
data del pensionamento, nel settembre <strong>di</strong> un anno fa. Quel giorno, il manager si servì ancora del<br />
Un baobab da salvare sintetizzatore per salutare anche la sua grande “squadra” dell’azienda<br />
Vittorio Emanuele, da burocrate e da uomo. Quasi un testamento.<br />
L’’ultimo anno è scivolato via così, fra la malattia che si faceva sempre più invadente e l’’aff etto<br />
familiare e degli amici che si faceva sempre più grande. “A casa nostra – <strong>di</strong>ce la fi glia Anna –<br />
c’era sempre aria <strong>di</strong> festa. Nella malattia abbiamo vissuto, accanto a mio padre, una esperienza<br />
straor<strong>di</strong>naria che resterà nella vita <strong>di</strong> tutti noi”. Buon riposo, guerriero.<br />
S1/50 Un baobab da salvare<br />
Marco ANTONINI, Beatrice BONONE, Marzia CAROTI, Alessandro<br />
COMPAGNUCCI, Pierluigi CORSI, Francesco CURSI, Valeria DEFLORIO,<br />
Victoria DEFLORIO, Valentina FERRERI, Th omas FERRI, Simone<br />
GIARDIELLO, Lisa LUCINI, Paola MACERA, Giorgia MATTACE, Emanuele<br />
MIGNINI, Simone ORIGLIO, Carlotta ROCCI, Lorenzo SAPIENZA, Valentina<br />
SCIUTO, Rebecca TACCARI, Tommaso TORLUCCI, Lorenzo WIALLETTON,<br />
Mirko ZARRILLO; IV B – insegnante E. Lazzarotto, Scuola Primaria XXI Aprile,<br />
Roma<br />
Lontano, lontano, in una piccola foresta, viveva uno scimmiottino <strong>di</strong> nome Narciso. Trascorreva<br />
le sue giornate a fare acrobazie, lanciandosi con le liane da un albero all’altro, e, soprattutto, a<br />
fare scherzi agli altri animali.