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Terzo concorso Il Volo di Pègaso - Istituto Superiore di Sanità

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colorate sparse alla rinfusa, spiccava l’oggetto che Luca aveva realizzato con l’aiuto del maestro<br />

alla fi ne della lezione. Si trattava <strong>di</strong> una trottola ottica. Niente <strong>di</strong> particolarmente complesso:<br />

una matita infi lzata nel centro <strong>di</strong> un cartoncino circolare, sud<strong>di</strong>viso in sette spicchi, colorati<br />

ognuno con un colore dell’arcobaleno. Quando però alla matita si imprimeva un movimento<br />

<strong>di</strong> rotazione, l’eff etto era stupefacente, specie agli occhi <strong>di</strong> un bambino. Grazie alla velocità del<br />

movimento circolare, i sette colori in un attimo si sovrapponevano, combinavano e unifi cavano,<br />

e il cartoncino variopinto si mutava, come d’incanto, in un roteante <strong>di</strong>sco <strong>di</strong> colore bianco.<br />

Emma era appena tornata dalla scuola dell’infanzia. Com’era solita fare, aveva iniziato a svolazzare<br />

attorno al fratello come una farfallina attorno al suo fi ore preferito e subito la sua attenzione venne<br />

catturata dalla trottola. Si avvicinò infatti al bordo del tavolo e, in<strong>di</strong>cando “l’oggetto sconosciuto”<br />

con un <strong>di</strong>to, chiese al fratello: “Questo che cos’è?”<br />

Luca nel frattempo, compiendo il tipico movimento che è costretto ad eseguire per girarsi, aveva<br />

ruotato in blocco il tronco e la testa verso la sorella. Nonostante la maschera amimica del suo<br />

volto, appariva chiaramente orgoglioso per l’interesse mostrato verso la sua opera e cercò <strong>di</strong><br />

pronunciare al meglio la risposta. “Th o-t-tla!”, tartagliò.<br />

“Una trottola?!?”, gli fece subito eco Emma, che ormai era ben abituata a comprendere le parole<br />

del fratello.<br />

“Sì, una trottola magica” soggiunsi io, mentre Luca annuiva compiaciuto.<br />

“Perché magica?” chiese lei incredula e ancora più incuriosita.<br />

Mi rivolsi allora verso Luca e con un tono <strong>di</strong> voce un po’ più alto gli <strong>di</strong>ssi: “Dai, fa’ vedere ad<br />

Emma come funziona.” Nello stesso tempo sfregavo tra loro i palmi delle mani per mimare il<br />

movimento necessario a indurre la rotazione della matita. Luca eseguì all’istante con una velocità<br />

sorprendente ed Emma rimase a bocca aperta nell’assistere a quella momentanea metamorfosi<br />

cromatica.<br />

“Fortissimo! Posso provarci anch’io? Dai, fammi provare!” esclamò tutta elettrizzata e, senza<br />

attendere la risposta del fratello, si impossessò della trottola e iniziò a farla girare più volte. Poi,<br />

placatasi l’esaltazione iniziale, mi chiese: “Ma perché, mamma, i colori <strong>di</strong>ventano bianco? Com’è<br />

possibile?”<br />

“Perché il bianco, Emma, non è assenza <strong>di</strong> colore”, risposi con una certa <strong>di</strong>ffi coltà, “ma il risultato<br />

dell’unione <strong>di</strong> tutti i singoli colori…” Dall’espressione del suo visetto non mi sembrava molto<br />

convinta. Così, nel tentativo <strong>di</strong> spiegarmi meglio, continuai: “Anche se può sembrare strano, una<br />

cosa può essere fatta <strong>di</strong> più elementi che, in combinazione tra loro, possono apparire <strong>di</strong>versi da<br />

come appaiono singolarmente e, sebbene presenti, possono anche non essere... evidenti.” Emma<br />

aveva lo sguardo perso nel vuoto. In eff etti, nonostante le mie buone intenzioni, la spiegazione<br />

era stata decisamente poco chiara.<br />

Provai allora con un esempio. “Pensa a ieri”, <strong>di</strong>ssi, “quando mi hai aiutato a fare il dolce per la<br />

colazione... Per preparare l’impasto abbiamo preso farina, uova, zucchero, burro e una buccia <strong>di</strong><br />

limone, abbiamo aggiunto un pizzico <strong>di</strong> lievito, abbiamo mescolato tutto assieme, lo abbiamo<br />

versato in una tortiera e lo abbiamo messo nel forno. Infi ne, dopo un’oretta, abbiamo ottenuto<br />

una bella ciambella friabile, <strong>di</strong> un invitante colore ambrato. Osservando la torta, quin<strong>di</strong>, i singoli<br />

ingre<strong>di</strong>enti non si riescono più a <strong>di</strong>stinguere. Se però tagli una fetta della torta e te la mangi,<br />

ti ren<strong>di</strong> subito conto che sono ancora tutti lì: dalla consistenza e dal colore della mollica puoi<br />

riconoscere la presenza della farina e delle uova, dal sapore quella dello zucchero e del burro, dal<br />

profumo quella del limone, non è vero?” Emma adesso mi guardava con gli occhi spalancati e,<br />

senza fi atare, faceva lentamente cenno <strong>di</strong> sì con la testa. “Ebbene, il bianco è come la torta e i<br />

colori della trottola sono come gli ingre<strong>di</strong>enti… È un po’ più chiaro adesso?”<br />

“Sì mamma! È più chiaro”. Incoraggiata da quest’aff ermazione decisi allora <strong>di</strong> proseguire.

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