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Terzo concorso Il Volo di Pègaso - Istituto Superiore di Sanità

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Giovedì 13 maggio 2010 Policlinico Universitario <strong>di</strong> “Tor Vergata”, Roma.<br />

Voglio lasciare questa città quanto prima e tornare alla mia vita <strong>di</strong> sempre, dalle mie amiche,<br />

dal mio Matteo. Non sopporto più <strong>di</strong> dovermi addormentare con l’angoscia <strong>di</strong> quest’incubo<br />

ricorrente. La macchia sul muro si presenta tutte le volte che mi addormento e ogni volta è più<br />

accecante della volta precedente, non resta niente dell’idea che avevo del quadro della nonna.<br />

Basta!! Non ne posso più!! Perché la mamma non torna?<br />

Venerdì 14 maggio 2010. Unità <strong>di</strong> Terapia intensiva e rianimazione. Policlinico Universitario<br />

“Tor Vergata”, Roma.<br />

Michela è una settimana che non riesce più a lavorare con naturalezza e tranquillità. A <strong>di</strong>re il vero<br />

tutto il personale della terapia intensiva è preoccupato. Sono tutti professionisti, abituati ai corpi<br />

ed alle loro patologie. Questa settimana però è stata particolarmente faticosa. Michela soprattutto<br />

ha soff erto più degli altri: è stata l’infermiera che principalmente si è occupata <strong>di</strong> Alice. Alice, se<br />

non fosse per la sua giovane età, sarebbe un corpo come gli altri: un corpo, un letto, un numero.<br />

Ma non è così. Alice è un corpo minuto che a malapena si scorge dentro il grande letto. Alice ha<br />

se<strong>di</strong>ci anni appena compiuti. Alice per gran parte del tempo ha gli occhi chiusi e sembra dormire.<br />

Quando li apre però al loro interno si vede il colore del mare della Puglia: due occhi gran<strong>di</strong> e<br />

ver<strong>di</strong> come i prati delle colline che circondano la grande croce <strong>di</strong> Tor Vergata. L’attenzione <strong>di</strong><br />

Alice, quando apre gli occhi, sembra catturata dalla lampada che è proprio sopra il suo letto: una<br />

lampada <strong>di</strong> colore argento aggrappata al soffi tto bianco. La guarda e la osserva per ore. Michela<br />

durante questa settimana ha parlato spesso con la mamma <strong>di</strong> Alice – non ha mai lasciato la sala<br />

d’aspetto, quella che si trova subito <strong>di</strong>etro la grande porta gialla.<br />

Oggi la mamma <strong>di</strong> Alice ha voluto leggere la cartella clinica della sua bambina. Michela le ha<br />

fatto compagnia. Povera Michela, per la commozione non è riuscita a rispondere a nessuna delle<br />

domande che lei le rivolgeva. – Sospetta HHT, Teleangiectasia Emorragica Ere<strong>di</strong>taria. Parole<br />

fredde e vuote. Parole prive <strong>di</strong> signifi cato. Eppure queste parole sono dentro Alice; sono dentro<br />

il suo fragile corpo, sono parole che abitano la mia piccola bambina. – Signora, sua fi glia molto<br />

probabilmente ha una malattia rara. È una malattia congenita ed ere<strong>di</strong>taria, che sicuramente le<br />

ha provocato l’ictus emorragico –.<br />

Ere<strong>di</strong>taria! Mia fi glia ha ere<strong>di</strong>tato da me una malattia? Alice è lì dentro per colpa mia?<br />

La sua malattia era dentro <strong>di</strong> me!<br />

maggio 2010<br />

S1/12 Vita da… cavie!<br />

Alessandro MOSCONI<br />

Le cavie… dette anche Porcellini d’In<strong>di</strong>a (chissà perché visto che sono originarie del Sudamerica!)<br />

sono degli animaletti molto timi<strong>di</strong> e timorosi.<br />

Sono infatti animali tanicoli generalmente “predati” con la tendenza quin<strong>di</strong> ad essere abbastanza<br />

paurosi ed a spaventarsi con i rumori improvvisi o forti.<br />

Non da ultimo, questa loro naturale caratteristica ci ricorda (anche se senza collegamento con la<br />

loro triste con<strong>di</strong>zione) che le “cavie” sono appunto quegli animali tristemente noti ai più per la<br />

loro attitu<strong>di</strong>ne a venire utilizzati a scopo <strong>di</strong> sperimentazione me<strong>di</strong>co-farmacologica… tanto da<br />

aver dato origine alla famosa espressione... “fare da cavia”!<br />

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