Terzo concorso Il Volo di Pègaso - Istituto Superiore di Sanità
Terzo concorso Il Volo di Pègaso - Istituto Superiore di Sanità
Terzo concorso Il Volo di Pègaso - Istituto Superiore di Sanità
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
14<br />
anche quello che abbiamo perso: non riuscire a camminare, non vedere bene, avere una sola<br />
mano o una sola gamba funzionante, non sentire e non avere più quello che avevamo prima e che<br />
molto probabilmente non riavremo mai più.<br />
Susanna capì subito che l’amica era abbastanza depressa e cercò <strong>di</strong> cambiare argomento: – Dove<br />
vai in vacanza? –<br />
L’amica Margherita la guardò sorridendo e rispose: – Oggi non è giornata, mi sento proprio<br />
stanca <strong>di</strong> avere questa malattia! Vuoi sapere dove andrò in vacanza? Dove vuoi che vada, dove<br />
mi portano, io non decido nulla, mi sento come una <strong>di</strong> quei valigioni enormi con le rotelle che<br />
non si possono lasciare a casa, ma che sono estremamente scomode da trasportare. Vorrei andare<br />
al mare o in piscina a fare i bagni, ma fisicamente non posso e allora lascio che gli altri decidano<br />
per me, tanto so benissimo <strong>di</strong> creare dei problemi quin<strong>di</strong> resto in silenzio lasciandomi trasportare<br />
dalla corrente come una <strong>di</strong> quelle gialle foglie settembrine, caduta per caso in un torrente, senza<br />
nessuna meta né desiderio. Oggi ho letto, in un sito Internet che quasi tutti quelli che hanno la<br />
nostra malattia si sentono trattati come noi da parenti ed amici. I sani non riescono a capire come<br />
ci sentiamo, forse perché pensano che noi siamo ossessionati dalla nostra malattia senza fine. Tu<br />
pensi in continuazione alla tua con<strong>di</strong>zione? –<br />
Susanna guardò Margherita e rispose: – No, ogni tanto quando non posso fare quello che vorrei,<br />
ma del resto, se ci pensi bene tutti sono destinati a morire ma nessuno sa quando e come, ma<br />
nessun “sano” passa tutta la vita a pensare “sto per morire?”, perché noi dovremmo pensare<br />
continuamente alla nostra malattia? –<br />
Margherita rispose sorridendo: – Ve<strong>di</strong> Susanna, tu mi capisci subito ed hai ragione ma per i “sani”<br />
noi malati ci pensiamo sempre e loro ne sono tanto <strong>di</strong>spiaciuti per noi. Sai Susanna parlare con te<br />
mi fa bene perché mentre ti parlo non cerchi <strong>di</strong> analizzarmi, non ti chie<strong>di</strong> “sta meglio o peggio?,<br />
perché <strong>di</strong>ce così?, si riferisce a me?” accetti le mie parole per quello che sono: un semplice sfogo.<br />
Molto probabilmente siamo degli esseri umani che vivono in un’altra <strong>di</strong>mensione. –<br />
Susanna replicò <strong>di</strong>cendo: – Margherita, ammettiamolo, almeno tra noi, ci sentiamo dei pesi<br />
per i nostri cari, vorremmo poter fare <strong>di</strong> più per non gravare su <strong>di</strong> loro e spesso ci sforziamo <strong>di</strong><br />
comportarci normalmente sopportando i nostri dolori, ma non viene capito anzi, mi sono accorta<br />
che finiscono per credere che se non ci muoviamo e non riusciamo a comportarci normalmente è<br />
perché non vogliamo. Non riescono a capire quanta fatica e dolore comporta per noi camminare,<br />
muoverci e quanto ci <strong>di</strong>spiaccia non essere più quelle persone attive che eravamo. <strong>Il</strong> nostro corpo<br />
ha subito un danno, ma il nostro cervello è attivo come e forse più <strong>di</strong> prima! –<br />
Margherita annuì con il capo e <strong>di</strong>sse: – L’altro giorno, a tale proposito pensavo che, molto<br />
probabilmente, chi ha degli han<strong>di</strong>cap nel fisico ma non nel cervello avverte, come noi, la<br />
commiserazione nelle parole, nei gesti e negli sguar<strong>di</strong> dei sani, che non lo fanno certo per cattiveria<br />
quanto perché non capiscono cosa sente una persona con dei problemi irrisolvibili. Sai, Susanna,<br />
mi sono accorta che i sani ci trattano, a noi ammalati SM, come se fossimo ultracentenari con<br />
l’arteriosclerosi e spesso ci associano alle loro nonne, anzi ci trattano come loro. –<br />
Una voce giunse dalla cucina dove erano le figlie delle due amiche: – Senti come parlano! Cosa<br />
avranno mai da <strong>di</strong>rsi che a casa sono sempre taciturne! –<br />
Susanna e Margherita si guardarono e scuotendo il capo sorrisero.<br />
Proprio in quel momento la figlia <strong>di</strong> Susanna si affacciò alla porta del soggiorno e <strong>di</strong>sse: –<br />
An<strong>di</strong>amo mamma. –<br />
Margherita sorrise e sussurrò a Susanna che si era prontamente alzata: – Vai “valigia Susanna”,<br />
vai e a presto. –<br />
Susanna ammiccò all’amica e si avviò <strong>di</strong>etro alla figlia in silenzio, come sempre.<br />
Nonna Giuly