morti 2.pdf - AppuntiMed
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Alterazioni e timing<br />
Riconoscere un’area infartuale nelle prime fasi può non essere così facile. Il tipo di alterazioni rilevabili<br />
dipendono da quanto il pz. sopravvive all’evento;<br />
0 - 30 min: alterazioni reversibili (microscopia elettronica )<br />
o rilassamento fibre<br />
o perdita di glicogeno<br />
o rigonfiamento mitocondriale<br />
< 12h: difficilmente sono infarti riconoscibili, anche se la necrosi coagulativa è già avvenuta<br />
o MO (microscopia ottica): a volte sono già visibili segni di necrosi<br />
o ME (microscopia elettronica): rottura del sarcolemma / densità anomala dei mitocondri<br />
12-24h: in questo caso si sfrutta la deplezione di deidrogenasi dall’area necrotica con la colorazione<br />
con CTT (cloruro trifeniltetrazolio) che diventa rosso mattone solo nel miocardio sano.<br />
o MO: si cominciano ad avere ipereosinofilia, picnosi (imm.)<br />
bande di contrazione (imm.) ai margini, che<br />
verosimilmente sono l’effetto delle fibre vive su<br />
quelle colpite, che tendono ad essere raggrinzite con<br />
un pattern ondulato.<br />
miocitolisi: segno di ischemia perifericamente<br />
all’infarto, si hanno vacuoli di liquido all’interno delle<br />
cellule.<br />
3-7 giorni: si inizia ad avere nella sede infartuale l’area giallo-bruna<br />
rammollita tipica<br />
o MO: la morte cellulare induce infiammazione che richiama<br />
cellule spazzine quali i macrofagi, deputati a rimuovere le cellule morte.<br />
7-10gg: massima estensione dell’area giallo – bruna<br />
o MO: si comincia ad avere tessuto di granulazione che sostituisce le aree ripulite dai<br />
macrofagi; il processo parte ai margini della lesione in senso centripeto, perché le<br />
cellule ovviamente raggiungono prima le aree vicine alle zone ancora irrorate.<br />
10-14gg: bordi dell’infarto depressi e rosso-grigiastri<br />
o MO: neovasi, deposizione di collagene e tessuto di granulazione molto ben sviluppato<br />
2-8 settimane: progressione della cicatrice grigio-biancastra più stabilizzata ed evoluta in periferia<br />
o MO: graduale riduzione delle cellularità ed aumento delle fibre collagene<br />
> 2 mesi: cicatrice stabilizzata indistinguibile temporalmente da una molto precedente.<br />
Complicazioni (prof. Sinagra)<br />
…di che evento effettivamente muore un pz. con IMA?<br />
1) deficit di pompa per estesa cicatrice<br />
dipende da quanto tessuto miocardico è compreso nel deficit. Spesso situazioni di ischemia cronica<br />
finisco per dare maggior importanza ad una coronaria che sostiene anche molti circoli di compenso,<br />
chiusa questa, si perde la vitalità non solo dell’area nativa di irrorazione, ma anche di quelle “neo<br />
adottate”, e l’infarto può essere ben più grande di quello che farebbe pensare il semplice vaso ostruito.<br />
2) arresto cardiaco (fibrillazione) o aritmie<br />
Senza cardioversione (arresto) muori. Nell’arresto ipo/iper cinetico ci può essere scoordinazione<br />
totale o acinesia. Importanza del BLS.<br />
3) Rottura di strutture cardiache<br />
Tardiva (24-48h ore dopo). In molti di questi casi si tratta appunto di dissociazione<br />
elettromeccanica: la componente meccanica fallisce, anche se gli stimoli elettrici sono normali. P.es<br />
nel tamponamento il cuore è stimolato, si contrae, ma non c’è flusso.<br />
a. muscolo papillare: in un infarto posteriore p.es ⇒ edema polmonare acuto<br />
b. setto interventricolare: shunt sinistro destro e insufficienza del ventricolo destro che<br />
esaurisce in fretta la sua capacità di contrarsi ⇒ I-II derivazioni<br />
c. parete libera: genera asistolia, si ha emopericardio e tamponamento che porta alla morte;<br />
La sede più comune è la parete laterale a livello medio ventricolare.<br />
Giuseppe Marini: Anatomia Patologica parte II (aa. 2012-2013); prof. Bussani e Robbins 45