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numero completo download pdf 396Kb - L'Asino vola

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conciliare in sé il passato -in cui il contatto con quel mistero<br />

fu violentemente vitale- e il presente -in cui invece resta<br />

solo il fascino e insieme il terrore per quell’esperienza<br />

ormai irrimediabilmente trascorsa-: e “voilà tout le conflit”.<br />

Come sempre in Ibsen anche nella Donna del mare il<br />

tema vero non è il presente, bensì il passato che, non<br />

definitivamente passato, continua a vivere nella coscienza<br />

dei personaggi senza ch’essi riescano a rielaborarlo nella<br />

memoria e inserirlo così all’interno di una storia -la loro<br />

storia. Il passato si ripresenta invece come sempre uguale,<br />

sotto la forma congelata del simbolo che interviene nel<br />

presente, talvolta in maniera ossessiva, impedendo al tempo<br />

l’accolse subito, ma si sentì quasi in dovere di giustificarla a se stessa e al<br />

compagno appellandosi ad un precedente, la rappresentazione di quel<br />

dramma fatta dal Teatro d’Arte di Mosca che aveva operato il medesimo<br />

taglio: “La sua idea è più che buona, nel caso nostro, e in ogni modo in<br />

teatri stabili come quello del “Théâtre des Arts” a Mosca Dancenko e<br />

Stanislavski avevano già operato il quarto atto.<br />

Io (nomade) non osai farlo, non avendo una tradizione di Théâtre des<br />

Arts dietro di me, temendo mi accusassero di voler far risaltare il “rôle”<br />

invece che la pièce”: uno scrupolo questo che a Zacconi non sarebbe<br />

certo venuto in mente. Più consueta in tutta la tradizione del grande<br />

attore è invece la seconda giustificazione addotta dalla Duse, il riferirsi<br />

cioè al mutamento dei tempi che creerebbe le condizioni perché il<br />

comico sia legittimato a intervenire con il suo ‘lavoro’ in vece dell’autore<br />

nei punti in cui i tempi nuovi, appunto, lo richiedano: nel caso particolare<br />

la Duse si riferisce forse al fatto che in quel dialogo Ellida, che è una<br />

donna inquieta e turbata esistenzialmente, viene invece descritta dal<br />

marito come una malata di nervi che, se nel 1909 in un clima ancora in<br />

gran parte influenzato dal positivismo poteva ancora suscitare interesse,<br />

nel 1921 sarebbe risultato stonato o anacronistico; oppure si riferisce<br />

forse al fatto che nel’21 non si può che considerare Ellida protagonista<br />

assoluta del dramma in quanto è la sola a cogliere nel profondo i disagi<br />

di questo nuovo tempo. “Ma, oggi, nel caso nostro il tempo ha rimesso<br />

in luce altri valori - e credo che, per interesse de la pièce oggi Ibsen al<br />

1921 comporrebbe diversamente le dimensioni. Facciamo dunque pure<br />

ciò che sarà utile al Lavoro stesso”: Lettera di Eleonora Duse a Ermete<br />

Zacconi, s.d. [aprile 1921], in M. Schino, Ritorno al teatro. Lettere di<br />

Eleonora Duse ad Ermete Zacconi e a Silvio d’Amico, cit., pp.190-191.

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