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numero completo download pdf 396Kb - L'Asino vola

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d’Amico che, dalle cronache del 1921 su Eleonora Duse,<br />

giunge fino alle teorie sul teatro delle masse degli anni<br />

trenta. Non si vuole con questo affermare che nelle<br />

riflessioni del critico ci sia alcuna allusione diretta al<br />

dibattito che, a partire dalla fine dell’ottocento, si era<br />

animato proprio intorno alla questione della psicologia della<br />

folla, ma si vuole tuttavia sostenere che l’uso di quel<br />

termine in questo contesto non è casuale. Sgombrando il<br />

campo dalle definizioni che, rintracciando nella folla<br />

un’essenza assoluta e astorica, mirano a demonizzarla o<br />

esaltarla (entrambi operazioni demagogiche), la folla si<br />

rivela come una realtà complessa e contraddittoria:<br />

l’espressione di una realtà storica, sociale e culturale di<br />

“crisi”.<br />

Essa dà agli individui un illusorio senso di prossimità e unione: ma<br />

proprio questa illusione presuppone l’atomizzazione, alienazione e<br />

impotenza dei singoli. La debolezza dei singoli nella moderna società<br />

[...] predispone ciascuno anche alla debolezza soggettiva, alla<br />

capitolazione nella massa dei seguaci. L’identificazione, sia col<br />

collettivo, sia con la figura strapotente del capo, offre all’individuo un<br />

surrogato psicologico per quel che gli manca nella realtà 67 .<br />

L’omologazione anche culturale che caratterizza una<br />

folla è dunque un processo che affonda le proprie radici in<br />

una situazione di crisi dell’individualità in un preciso<br />

periodo storico. D’Amico che è attento osservatore, coglie<br />

questa predisposizione a farsi folla anche nel pubblico degli<br />

spettacoli teatrali, nel suo bisogno di un’identità collettiva<br />

apparente che colmi l’assenza di quella autentica; coglie<br />

inoltre l’evidente forza di attrazione e di fascinazione quasi<br />

ipnotica che la Duse esercita su quel pubblico e vede infine<br />

67 Lezioni di sociologia, a.c. di M. Horkheimer e Th. Adorno, Torino,<br />

Einaudi, 1966, p.96.

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