numero completo download pdf 396Kb - L'Asino vola
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esaltazione dell’arte “d’inimitabile perfezione ideale”, di<br />
“pura sinfonia verbale”, di “divina armonia” della Duse che,<br />
“fonte di luce e di verità”, sembra indicare una tappa<br />
successiva all’epoca del grottesco, qualcosa a cui tendere<br />
con rinnovata fede ma che nella storia non si è ancora<br />
realizzato.<br />
Di tutto ciò che si è tentato poco fa di descrivere a<br />
proposito della recita, non resta che una “bella signora dalle<br />
chiome grigie”, che ha qualcosa di regale, un’attrice capace<br />
di una “prodigiosa verità fatta di nulla” (come nulla ci dice<br />
questa espressione di d’Amico) nel primo atto, tragica nel<br />
secondo atto come lo fu un tempo, “indicibilmente<br />
melodios[a]” nel suo pianto, prodigiosa nella confessione<br />
ch’ella “franse, variò, alitò con un’arte leggera e<br />
sovrumana, con soffi d’anima”. Nulla resta dell’ultimo atto.<br />
D’Amico, che fu certo testimone attento e paziente<br />
(spettatore che sa vedere e rivedere, ma che talvolta non sa<br />
guardare e cogliere l’essenziale), che aveva contribuito a<br />
trasformare il fatto in evento, la Duse in simbolo e la recita<br />
in qualcosa che si avvicina al rito, in questo caso si attiene a<br />
una ripetizione nella sostanza del già detto perché l’analisi<br />
del dettaglio non rientra qui pienamente nel quadro da lui<br />
tracciato.<br />
Infine, quasi a postilla dell’articolo, d’Amico inserisce<br />
un’ulteriore nota che affronta il problema del rapporto fra la<br />
Duse e gli attori della compagnia. Anche qui il contesto<br />
rituale definisce la natura di quelle relazioni che non<br />
possono essere quelle consuete fra compagni d’arte, vista<br />
l’eccezionalità della Duse, né possono venir ricondotte ad<br />
un rapporto di emulazione fra allievi e maestra, giacché<br />
l’attrice “è un modello d’inimitabile perfezione ideale, una<br />
mèta irraggiungibile a cui si può guardare senza speranza di