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numero completo download pdf 396Kb - L'Asino vola

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ognuno di noi porta in sé un cadavere, di cui non sa liberarsi: è l’eredità<br />

del Passato, è la morta Regola d’un’età che non è la nostra, e che ci<br />

soffoca e che ci schianta, impedendo a ciascuno d’esser se stesso, di<br />

vivere in pienezza di sincerità e di gioia 102 ;<br />

più in particolare si tratta di una “Regola millenaria” alla<br />

quale gli uomini “per pochezza d’animo, per incapacità a<br />

reagire contro una forza che opera da millenni nello spirito<br />

umano, nolenti o volenti finiscono col sottostare” 103 . Nel<br />

caso specifico di Spettri, Elena Alving protagonista assoluta<br />

sarebbe colei che, presa “coscienza del suo peccato contro<br />

la Vita, del suo ossequio alla credenza morta”, non riesce<br />

però a liberarsene definitivamente: la sua tragedia è quella<br />

di continuare “a vivere ossequiando una Regola a cui ella<br />

non crede, ma che è più forte di lei” 104 .<br />

Ancora una volta questa interpretazione è il risultato di<br />

una forzatura che d’Amico opera in virtù della sua<br />

personale concezione della storia ch’egli applica anche a<br />

Ibsen: demonizzare, quando conviene, il passato per<br />

interrompere a proprio uso e consumo la dialettica fra<br />

passato e presente che invece fonda la storia (la quale può<br />

progredire così come involvere) è un’operazione che<br />

impedisce di comprendere su quali complessi e delicati<br />

equilibri sia necessario lavorare per ricostruire una società<br />

nuova prima ancora che un nuovo ordine. La dicotomia fra<br />

un passato posto all’interno della sfera semantica del lutto,<br />

della morte, di un astratto vincolo mortificante che non<br />

viene però mai definito storicamente (la Regola è appunto<br />

millenaria) e un presente che significherebbe invece<br />

102<br />

S. d’Amico, Ibsen, Milano, F.lli Treves, 1928, p.25; i corsivi sono<br />

nostri.<br />

103<br />

S. d’Amico, Eleonora Duse e gli “Spettri” al Costanzi, cit.<br />

104 Ibidem.

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