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Inferno - Letteratura Italiana

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l’amico mio, e non de la ventura,<br />

ne la diserta piaggia è impedito<br />

sì nel cammin, che volt’è per paura;<br />

e temo che non sia già sì smarrito,<br />

ch’io mi sia tardi al soccorso levata,<br />

per quel ch’i’ ho di lui nel cielo udito.<br />

Or movi, e con la tua parola ornata<br />

e con ciò c’ha mestieri al suo campare<br />

l’aiuta, sì ch’i’ ne sia consolata.<br />

I’ son Beatrice che ti faccio andare;<br />

vegno del loco ove tornar disio;<br />

amor mi mosse, che mi fa parlare.<br />

Quando sarò dinanzi al segnor mio,<br />

di te mi loderò sovente a lui”.<br />

Tacette allora, e poi comincia’ io:<br />

“O donna di virtù, sola per cui<br />

l’umana spezie eccede ogne contento<br />

di quel ciel c’ha minor li cerchi sui,<br />

tanto m’aggrada il tuo comandamento,<br />

che l’ubidir, se già fosse, m’è tardi;<br />

più non t’è uo’ ch’aprirmi il tuo talento.<br />

Ma dimmi la cagion che non ti guardi<br />

de lo scender qua giuso in questo centro<br />

de l’ampio loco ove tornar tu ardi”.<br />

“Da che tu vuo’ saver cotanto a dentro,<br />

dirotti brievemente”, mi rispuose,<br />

“perch’io non temo di venir qua entro.<br />

Temer si dee di sole quelle cose<br />

c’hanno potenza di fare altrui male;<br />

de l’altre no, ché non son paurose.<br />

I’ son fatta da Dio, sua mercé, tale,<br />

che la vostra miseria non mi tange,<br />

né fiamma d’esto incendio non m’assale.<br />

Donna è gentil nel ciel che si compiange<br />

di questo ‘mpedimento ov’io ti mando,<br />

sì che duro giudicio là sù frange.<br />

Questa chiese Lucia in suo dimando<br />

e disse: – Or ha bisogno il tuo fedele<br />

di te, e io a te lo raccomando –.<br />

Lucia, nimica di ciascun crudele,<br />

si mosse, e venne al loco dov’i’ era,<br />

che mi sedea con l’antica Rachele.<br />

Disse: – Beatrice, loda di Dio vera,<br />

ché non soccorri quei che t’amò tanto,<br />

ch’uscì per te de la volgare schiera?<br />

non odi tu la pieta del suo pianto?<br />

non vedi tu la morte che ‘l combatte<br />

su la fiumana ove ‘l mar non ha vanto? –<br />

Al mondo non fur mai persone ratte<br />

a far lor pro o a fuggir lor danno,<br />

com’io, dopo cotai parole fatte,<br />

venni qua giù del mio beato scanno,<br />

fidandomi del tuo parlare onesto,<br />

ch’onora te e quei ch’udito l’hanno”.<br />

Poscia che m’ebbe ragionato questo,<br />

li occhi lucenti lagrimando volse;<br />

per che mi fece del venir più presto;<br />

e venni a te così com’ella volse;<br />

d’inanzi a quella fiera ti levai<br />

che del bel monte il corto andar ti tolse.<br />

Divina commedia. <strong>Inferno</strong>, a cura di P. Genesini 11<br />

61<br />

64<br />

67<br />

70<br />

73<br />

76<br />

79<br />

82<br />

85<br />

88<br />

91<br />

94<br />

97<br />

100<br />

103<br />

106<br />

109<br />

112<br />

115<br />

118<br />

61. l’amico mio, e non della fortuna (=l’amico sincero<br />

e non di un momento), sul pendìo deserto [di<br />

un colle] è così impedito nel cammino, che per la<br />

paura si è voltato indietro. 64. E temo che si sia già<br />

così perso d’animo, che io mi sia mossa troppo tardi<br />

a soccorrerlo, per quel che io ho udito di lui in cielo.<br />

67. Ora va’ e aiùtalo con le tue parole suadenti e con<br />

ciò che serve alla sua salvezza, così che io ne sia<br />

consolata. 70. Io, che ti faccio andare, sono Beatrice<br />

e vengo dal luogo in cui desidero tornare. L’amore,<br />

che ora mi fa parlare, mi mosse fino a te. 73. Quando<br />

sarò davanti al mio Signore (=Dio), ti loderò<br />

spesso [per quel che farai]». Poi tacque. Io così le<br />

risposi: 76. “O donna piena di quella virtù (=la fede<br />

e la teologia), che permette all’uomo di superare ogni<br />

essere contenuto in quel cielo che compie i giri<br />

più piccoli (=il cielo della Luna), 79. il tuo comando<br />

mi è tanto gradito, che l’ubbidirti, se già fosse attuato,<br />

sarebbe lento. Non devi far altro che esprimermi i<br />

tuoi desideri. 82. Ma dimmi perché non temi di<br />

scendere quaggiù (=nel limbo), in questo centro<br />

(=l’inferno) dell’ampio luogo (=l’empìreo), in cui<br />

desideri intensamente tornare”. 85. “Poiché tu vuoi<br />

sapere le cose tanto a fondo” mi rispose, “ti dirò<br />

brevemente perché non temo di venire qui dentro.<br />

88. Si devono temere solamente quelle cose che sono<br />

capaci di farci del male, non le altre, che perciò<br />

non fanno paura. 91. Dio per la sua grazia mi ha fatto<br />

tale, che la vostra infelicità non mi commuove, né<br />

il fuoco di questo incendio mi reca danno. 94. In cielo<br />

una donna gentile (=la Vergine Maria) ha compassione<br />

di questo impedimento (=la lupa) dove (=a<br />

togliere il quale) io ti mando, così lassù ella spezza il<br />

severo giudizio divino. 97. Questa si rivolse a Lucia<br />

e disse: – Il tuo devoto ha ora bisogno di te. Io te lo<br />

raccomando –. 100. Lucia, nemica di ogni crudeltà,<br />

si mosse e venne al luogo in cui sedevo con l’antica<br />

Rachele. 103. Disse: – O Beatrice, vera lode di Dio,<br />

perché non soccorri colui che ti amò tanto e che, per<br />

aver amato te, uscì fuori della schiera del volgo?<br />

106. Non odi l’angoscia delle sue lacrime? Non vedi<br />

la lotta mortale che combatte nella selva oscura, più<br />

pericolosa del mare? –. 109. Al mondo non ci furono<br />

mai persone così veloci a cercare il proprio utile<br />

o a schivare il proprio danno, come [fui veloce] io<br />

dopo che mi furono dette tali parole. 112. Venni<br />

quaggiù (=nel limbo) dal mio beato seggio, confidando<br />

nella tua parola sapiente, che onora te e chi<br />

l’ascolta.” 115. Dopo che mi ebbe dette queste parole,<br />

volse gli occhi lucenti pieni di lacrime, perciò mi<br />

feci più rapido nel venire. 118. Venni da te, come<br />

ella volle, e ti sottrassi al pericolo di quella fiera, che<br />

t’impedì il cammino più breve verso il bel monte.

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