Inferno - Letteratura Italiana

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quino ecc.) e che condanna la donna come tentatrice sentimentale e significa un minimo di benessere e- (in particolare la predica Il carbonaio di Niversa conconomico. Per il resto le donne e ugualmente gli tenuta nello Specchio di vera penitenza di J. Passa- uomini sono intercambiabili. vanti, 1354). 13. In questo canto il poeta mette tra loro in contra- 9. La fonte più consistente del canto a prima vista sto esigenze dell’individuo, norme sociali e norme sembra non il Dolce stil novo, ma il De amore di morali. In If X egli mette in contrasto e drammatizza Andrea Cappellano (sec. XII). In realtà l’opera del l’uomo tutto dedito alla politica (Farinata degli U- poeta francese non è fonte diretta, è già stata filtrata berti) e l’uomo che pensa unicamente alla famiglia e attraverso il Dolce stil novo e dal Dolce stil novo ai figli (Cavalcante de’ Cavalcanti). In If XXVI egli passa all’Inferno, dove subisce ulteriori rimaneggia- mette in contrasto gli affetti familiari e la sete insamenti e notevoli articolazioni. In Pg XXIV, 52-55, il ziabile di conseguire «virtute e canoscenza» (Ulisse). poeta procede sulla stessa linea: dà una definizione di Egli attua questa strategia per coinvolgere il lettore e Dolce stil novo, che non ha niente a che fare né con per metterlo davanti ad una situazione che richiede l’amore stilnovistico di Francesca e Paolo, né con le una scelta drammatica: le due scelte sono equivalen- idee poetiche professate nella sua giovinezza... ti, hanno ugualmente aspetti positivi e aspetti negati- 10. Dante fa tacere Paolo (e Virgilio), perché ancora vi. La scelta perciò non è affatto indolore. Il lettore è non sa muovere tre personaggi contemporaneamente. coinvolto e s’identifica nel personaggio che deve fa- In If X riesce a muoverne quattro, anche se faticosare la scelta. Ma, qualunque scelta faccia, deve soffrimente: lui stesso, Virgilio, Farinata degli Uberti, Care. Dante vuol fare poesia, vuol fare dramma, vuole valcante de’ Cavalcanti. In If XIII riesce a manovrar- anche insegnare ad affrontare concretamente e posine abilmente sei: lui stesso, Virgilio, Pier delle Vitivamente la vita: talvolta l’uomo si trova di fronte a gne, Lano da Siena, Giacomo da Sant’Andrea e scelte difficili e che non può evitare. Deve fare la l’anonimo fiorentino. In If XXX riesce a muoverne sua parte e la sua scelta, tenendo presente non il pun- ancora di più. Anche a questo proposito egli fa valere to di vista limitato ed egoistico dell’individuo, ma il principio della varietà: ora canti con pochi perso- quello generale della società, perché si deve pensare naggi, ora canti con molti, che mescola tra loro con in primo luogo alla società. Il bene della società si estrema abilità. riversa poi sull’individuo. 11. Il silenzio di Paolo nasconde anche il tentativo di 14. L’ambito della famiglia, degli affetti familiari e far tacere il personaggio. Ed è meglio che egli taccia: della paternità è uno degli ambiti che permette i con- non ha niente da dire, se ha qualcosa da dire lo dice trasti più sentiti e le drammatizzazioni più efficaci. male, avrà anche preso l’iniziativa, ma tutto è finito Ulisse (If XXVI, 90-102) dimentica il figlio, che non lì, perché soltanto la donna è riuscita ad alzare e a vi- ha mai visto, il padre e la moglie, per seguire vere il loro amore ad un livello di raffinata cultura e «virtute e canoscenza». Guido da Montefeltro (If letteratura e di raffinata esperienza visiva e fisica. Gli XXVII, 61-133) si danna, invece suo figlio Boncon- uomini in genere sono banali e superficiali. La solute da Montefeltro (Pg V, 85-129) si salva. Il conte zione narrativa di far parlare tutti i personaggi incon- Ugolino della Gherardesca (If XXXIII, 43-78) dai trati è ovvia e banale. Perciò il poeta cerca di aggirar- pisani è incarcerato con i figli e i nipoti nella torre la in due modi: a) un personaggio – Virgilio o un’ani- della Muda e fatto morire di fame. Dante si sente fima – parla di un altro; b) il personaggio, che nelle glio spirituale di Virgilio, il suo maestro e il suo au- attese dovrebbe parlare, resta muto. È muta «l’ombra tore, che lo ha avviato alla poesia (If I, 85-87), ma, di colui che fece per viltade il gran rifiuto» (If III, come simbolo della ragione, ne vede i limiti (Pg 31- 60), l’anima di Diomede, compagno di pena di Ulis- 39). Si sente figlio spirituale anche di Brunetto Latise (If XXVI, 85-90), l’arcivescovo Ruggieri degli ni, che in vita, durante i loro incontri, gli ha insegna- Ubaldini, il cui teschio è addentato dal conte Ugolino to come l’uomo si eterna con la fama presso i posteri della Gherardesca (If XXXIII, 1-3) ecc. (If XV, 79-87), ma non ne condivide affatto le incli- 12. Al tempo di Dante i matrimoni erano concordati, nazioni sessuali contro natura. Il padre per eccellen- quando gli interessati erano ancora in giovanissima za, sempre misericordioso, è il Padre che è nei cieli, età, perché la cosa più importante era la dote che o- a cui il poeta dedica un’intensa preghiera (Pg XI, 1- gni famiglia assegnava. Dante non fa eccezione alla 30): «O Padre nostro, che ne’ cieli stai...». Grazie regola: il suo matrimonio viene concordato nel 1277 alla drammatizzazione la problematica che affronta dalle due famiglie e sposerà Gemma Donati nel coinvolge la mente, il cuore ed ogni fibra del lettore. 1285. Il suo matrimonio sembra riuscito: tre o quat- 15. Il dialogo di Francesca e Dante va paragonato tro figli, non ostante l’esilio. Davanti alla possibilità, con i dialoghi successivi, a due e a tre voci, che ha il molto reale, di una vita di stenti e di privazioni i sen- poeta. Ad esempio con Ciacco (If VI), con Farinata timenti personali passavano inevitabilmente in secon- degli Uberti e Cavalcante de’ Cavalacanti (If VI), do piano. L’amore sentimentale, come oggi è inteso, con il maestro Brunetto Latini (If VI) ecc. In questo ha una origine recente: il Romanticismo che sorge in modo è possibile riscontrare somiglianze e differen- Germania alla fine del Settecento e che dalla Germaze di contenuto e di struttura tra un incontro (e un nia si diffonde in tutta l’Europa. Il Romanticismo dialogo) e l’altro. scopre l’individuo, le sue esigenze e la sua radicale 16. Alla fine del canto Dante sviene. La conclusione diversità rispetto a tutti gli altri individui. Per l’Illu- è troppo appariscente e faticosa, ma il poeta è ancora minismo settecentesco invece tutti gli uomini sono agli inizi. Egli però mostra di avere già ben chiara la uguali, accomunati dalla stessa ragione; e l’amore è sua strategia presente e futura, perché fa svolgere al- Divina commedia. Inferno, a cura di P. Genesini 30
lo svenimento una triplice funzione: a) quella semplice di chiudere in modo netto il canto; e b) quella più complessa di esprimere turbamento per le parole di Francesca (la cultura manipola gli animi; Francesca e Paolo hanno scoperto il loro amore a causa del poema cavalleresco, cioè a causa della cultura; anch’egli ha scritto opere che potrebbero portare al peccato); e c) quella di ribadire il filo conduttore del canto (il corpo, il piacere della bellezza e il piacere fisico che il corpo dà ai protagonisti, l’amore fisico e psicologico così intenso che dura anche dopo la morte, l’uccisione del corpo). 16.1. Giustamente egli metterà tra i lussuriosi nelle fiamme del purgatorio molti poeti: Guido Guinizelli, il fondatore del Dolce stil novo, e Arnaut Daniel, un famoso poeta provenzale (Pg XXVI). 16.2. D’altra parte il pericolo insito nella cultura era ben noto alla Chiesa, che cercava di porvi rimedio con letture e prediche edificanti, invitando i credenti all’umiltà e al timor Domini, opponendosi alla cultura e vietando i «libri proibiti». L’ignoranza porta in paradiso, la presunzione e la superbia portano all’inferno. 16.3. Questo svenimento quindi non ripete affatto quello di If III, 133-136: il contesto li rende completamente diversi e attribuisce loro significati completamente diversi. 17. Francesca e Paolo sono la prima coppia di personaggi. Altre coppie sono Farinata degli Uberti e Cavalcante de’ Cavalcanti (If X), Ulisse e Diomede (If XXVI), il conte Ugolino della Gherardesca e l’arcivescovo Ruggieri degli Ubaldini (If XXXIII) ecc. Lo stesso poeta fa coppia prima con Virgilio, poi con Beatrice. Ma nel corso del viaggio interrompe la monotonia del rapporto a due facendosi accompagnare anche da altri personaggi: il poeta: Sordello da Goito (Pg VI-VIII) ed il poeta latino P. Papinio Stazio (Pg XXI-XXXIII). 18. Il canto, come i canti precedenti, presenta alcune similitudini: «Come gli stornelli…» (vv. 40-41), «Come le gru…» (vv. 46-47) e «Come colombe, portate dal desiderio…» (vv. 82-84). Le similitudini dell’Inferno sono numerose e tradizionali. Ben altra cosa il poeta saprà fare in séguito, ad esempio «Qual venne in Climenè...» (Pd XVII, 1-3) e «Oppresso da stupore, a la mia guida Mi volsi, come parvol…» (Pd XXII, 1-3). La struttura del canto è semplice: 1) Minosse cerca d’impedire a Dante di entrare, ma Virgilio lo fa tacere; 2) i due poeti incontrano la schiera dei lussuriosi, travolti dal vento, Virgilio fa il nome delle donne e dei cavalieri antichi; 3) Dante esprime il desiderio di parlare con due anime che vanno unite; 4) Francesca da Polenta racconta la sua storia: si è innamorata della bellezza di Paolo e Paolo della sua bellezza; suo marito che li ha uccisi finirà nella zona più profonda dell’inferno; 5) Dante chiede come si sono innamorati; 6) Francesca racconta che si sono innamorati leggendo un romanzo d’avventura; 7) a sentire questa storia il poeta sviene per la commozione. Divina commedia. Inferno, a cura di P. Genesini 31
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