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Inferno - Letteratura Italiana

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Oh me dolente! come mi riscossi<br />

quando mi prese dicendomi: “Forse<br />

tu non pensavi ch’io loico fossi!”.<br />

A Minòs mi portò; e quelli attorse<br />

otto volte la coda al dosso duro;<br />

e poi che per gran rabbia la si morse,<br />

disse: “Questi è d’i rei del foco furo”;<br />

per ch’io là dove vedi son perduto,<br />

e sì vestito, andando, mi rancuro”.<br />

Quand’elli ebbe ‘l suo dir così compiuto,<br />

la fiamma dolorando si partio,<br />

torcendo e dibattendo ‘l corno aguto.<br />

Noi passamm’oltre, e io e ‘l duca mio,<br />

su per lo scoglio infino in su l’altr’arco<br />

che cuopre ‘l fosso in che si paga il fio<br />

a quei che scommettendo acquistan<br />

carco.<br />

124<br />

127<br />

130<br />

133<br />

136<br />

I personaggi<br />

Guido da Montefeltro (1220ca.-1298) è uno dei più<br />

valorosi condottieri della seconda metà del sec. XIII.<br />

Nel 1268 è vicario a Roma di Corradino di Svevia.<br />

Nel 1274 si mette a capo dei fuoriusciti ghibellini di<br />

Bologna e sconfigge Malatesta da Verrucchio, capo<br />

dei guelfi. È capitano del popolo a Forlì e dimostra<br />

doti di abilità e di astuzia. In Romagna anima la politica<br />

antipapale. Viene perciò scomunicato e confinato<br />

prima a Chioggia, poi ad Asti. Nel 1292 riesce ad<br />

imporre la sua signoria ad Urbino. Due anni dopo si<br />

riconcilia con la Chiesa. Nel 1296 entra nell’ordine<br />

dei frati minori. Due anni dopo muore ad Assisi (o<br />

ad Ancona).<br />

Perillo è un fabbro siciliano molto ingegnoso, che<br />

prepara un bue di bronzo per ingraziarsi il crudele<br />

tiranno Falaride, che regnava su Agrigento e che amava<br />

torturare i suoi sudditi: attraverso un’apertura il<br />

suppliziato veniva introdotto nel bue, sotto il quale si<br />

accendeva il fuoco. Le urla del condannato non sembravano<br />

umane, perciò il tiranno non avrebbe avuto<br />

pietà. Falaride accetta il dono e lo fa sperimentare<br />

per primo all’inventore. La fonte di Dante è Ovidio,<br />

Tristia, III, xi, 41-54.<br />

Francesco d’Assisi (1181-1226), figlio di un ricco<br />

mercante, ha una giovinezza spensierata a cui pone<br />

fine una crisi spirituale. Rifiuta le ricchezze paterne e<br />

fonda l’ordine dei frati minori, i cui ideali sono<br />

l’umiltà, la povertà, la castità e una totale fiducia nella<br />

Provvidenza divina. Vuole riformare la Chiesa<br />

dall’interno, perciò chiede ed ottiene il riconoscimento<br />

della Regola prima verbalmente dal papa Innocenzo<br />

III (1209), poi ufficialmente dal papa Onorio<br />

III (1223). L’ordine francescano ha una diffusione<br />

rapidissima, perché risponde ad esigenze religiose<br />

e sociali effettivamente sentite dentro e fuori la Chiesa.<br />

Francesco scrive il Cantico delle creature (o di<br />

frate Sole) (1224-26), una delle opere religiose più<br />

significative del sec. XIII.<br />

Il diavolo logico non è più il demonio tradizionale<br />

che spaventa il credente, è il demonio burlone, ironico,<br />

sarcastico, irrispettoso – che è addirittura andato<br />

all’università –, compagno di vita e quasi complice<br />

del credente.<br />

Divina commedia. <strong>Inferno</strong>, a cura di P. Genesini 84<br />

121. Oh me dolente!, come mi riscossi quando mi<br />

prese dicendomi: “Forse tu non pensavi che io fossi<br />

[un demonio] logico!”. 124. Mi portò da Minosse, e<br />

quello attorcigliò otto volte la coda al dorso impietoso,<br />

e, dopo che per la gran rabbia (=soddisfazione)<br />

se la morse, 127. disse: “Costui è dei (=deve andare<br />

tra i) rei del fuoco ladro”. Perciò io qui, dove vedi,<br />

son perduto e, così vestito [dalla fiamma], mi dolgo<br />

andando [in giro per la bolgia]». 130. Quando egli<br />

ebbe finito di parlare, la fiamma straziata dal dolore<br />

si allontanò, torcendo ed agitando la punta aguzza.<br />

133. Noi passammo oltre, io e la mia guida, su per lo<br />

scoglio fino all’altro arco che copre la bolgia, nel<br />

quale pagano il fio 136. coloro che, provocando divisioni,<br />

si acquistano il carico [di colpa e pena].<br />

Il papa Bonifacio VIII (1235ca.-1303), al secolo<br />

Benedetto Caetani, diventa cardinale nel 1281 e papa<br />

nel 1294. Nel 1300 indìce il primo giubileo. Cerca<br />

d’imporre l’autorità della Chiesa in Italia e in Europa.<br />

Si scontra perciò con il re di Francia Filippo il<br />

Bello (1268-1314), che reagisce accusandolo d’aver<br />

tramato ai danni del papa Celestino V, quindi scende<br />

in Italia e lo fa arrestare ad Anagni. Muore poco dopo.<br />

Palestrina è una cittadina nei pressi di Roma, roccaforte<br />

della famiglia Colonna, avversaria della famiglia<br />

Caetani.<br />

L’imperatore Costantino (280-337), che aveva contratto<br />

la lebbra, sogna che sarebbe guarito se si fosse<br />

convertito. Manda perciò a chiamare il papa Silvestro<br />

(314-336), che viveva in una grotta del monte<br />

Soratte, vicino a Roma, per paura delle persecuzioni<br />

contro i cristiani. Il papa lo guarisce e l’imperatore lo<br />

ricompensa con «la prima dote», da cui ha inizio il<br />

potere temporale dei papi. Dante condanna duramente<br />

il dono dell’imperatore (If XIX, 115-117).<br />

Commento<br />

1. Il canto ha una struttura già sperimentata: una<br />

nuova fiamma, cioè un altro dannato, desidera parlare<br />

con il poeta (inizio). Si avvicina spinto dal desiderio<br />

di sapere qual è la situazione politica della Romagna,<br />

e pone a Dante la domanda in proposito. Il<br />

poeta dà una risposta lunga ed esauriente (prima parte).<br />

Poi chiede al dannato di presentarsi. Il dannato<br />

risponde con un lungo e tortuoso ragionamento, del<br />

tutto inutile: «Se io sapessi che tu ritorni sulla terra,<br />

io non ti direi chi sono. Ma nessuno è ritornato da<br />

questo luogo sulla terra, perciò ti rispondo senza timore<br />

di coprirmi d’infamia» (vv. 61-66). E quindi<br />

racconta la sua storia, che è la parte centrale ed anche<br />

finale del canto (vv. 67-129). Poi rapidamente se ne<br />

va (vv. 130-136).<br />

1.1. L’inizio, come in altri casi, ha il tono innalzato<br />

con un paragone preso dalla mitologia. La prima parte<br />

si dispiega piana e tranquilla. Poi c’è la parte centrale<br />

del canto, la storia del dannato. Infine c’è la<br />

conclusione, che è diversa dal canto precedente come

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