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Inferno - Letteratura Italiana

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“Oh!”, diss’io lui, “or se’ tu ancor morto?”.<br />

Ed elli a me: “Come ‘l mio corpo stea<br />

nel mondo sù, nulla scienza porto.<br />

Cotal vantaggio ha questa Tolomea,<br />

che spesse volte l’anima ci cade<br />

innanzi ch’Atropòs mossa le dea.<br />

E perché tu più volentier mi rade<br />

le ‘nvetriate lagrime dal volto,<br />

sappie che, tosto che l’anima trade<br />

come fec’io, il corpo suo l’è tolto<br />

da un demonio, che poscia il governa<br />

mentre che ‘l tempo suo tutto sia vòlto.<br />

Ella ruina in sì fatta cisterna;<br />

e forse pare ancor lo corpo suso<br />

de l’ombra che di qua dietro mi verna.<br />

Tu ‘l dei saper, se tu vien pur mo giuso:<br />

elli è ser Branca Doria, e son più anni<br />

poscia passati ch’el fu sì racchiuso”.<br />

“Io credo”, diss’io lui, “che tu m’inganni;<br />

ché Branca Doria non morì unquanche,<br />

e mangia e bee e dorme e veste panni”.<br />

“Nel fosso sù”, diss’el, “de’ Malebranche,<br />

là dove bolle la tenace pece,<br />

non era ancor giunto Michel Zanche,<br />

che questi lasciò il diavolo in sua vece<br />

nel corpo suo, ed un suo prossimano<br />

che ‘l tradimento insieme con lui fece.<br />

Ma distendi oggimai in qua la mano;<br />

aprimi li occhi”. E io non gliel’apersi;<br />

e cortesia fu lui esser villano.<br />

Ahi Genovesi, uomini diversi<br />

d’ogne costume e pien d’ogne magagna,<br />

perché non siete voi del mondo spersi?<br />

121<br />

124<br />

127<br />

130<br />

133<br />

136<br />

139<br />

142<br />

145<br />

148<br />

151<br />

Ché col peggiore spirto di Romagna 154<br />

trovai di voi un tal, che per sua opra<br />

in anima in Cocito già si bagna,<br />

e in corpo par vivo ancor di sopra. 157<br />

I personaggi<br />

Ugolino della Gherardesca (?-1289) è di nobile ed<br />

antica famiglia ghibellina. Per difendere i feudi sardi,<br />

si accorda con il genero Giovanni Visconti, di parte<br />

guelfa. Tra il 1272 e il 1275 svolge un ruolo importante<br />

sulla scena politica di Pisa, ma è costretto a lasciare<br />

la città a causa dei continui contrasti con i Visconti.<br />

Vi ritorna nel 1276, insieme con i Visconti,<br />

grazie a connivenze filoguelfe. Ottiene il comando<br />

della flotta pisana nella guerra contro Genova, che si<br />

conclude con la sconfitta della Meloria (1284). Per<br />

dividere la coalizione di comuni (Genova, Firenze,<br />

Lucca) contro Pisa, cede alcuni castelli ai fiorentini e<br />

ai lucchesi. Questo atto viene interpretato come tradimento.<br />

Il ritorno dei prigionieri da Genova rialza le<br />

sorti dei ghibellini pisani, che sono guidati dall’arcivescovo<br />

Ruggieri degli Ubaldini e dalle famiglie più<br />

importanti della città: Gualandi, Sismondi e Lanfranchi.<br />

Costoro riescono a prendere il sopravvento<br />

prima su Nino Visconti, poi sullo stesso Ugolino. Il<br />

conte viene imprigionato nel 1288 con i due figli<br />

Gaddo e Simone e i due nipoti Anselmo e Nino, detto<br />

Brigata, e fatto morir di fame con loro nove mesi<br />

dopo nella torre della Muda.<br />

Divina commedia. <strong>Inferno</strong>, a cura di P. Genesini 95<br />

121. «Oh» gli dissi, «tu sei già morto?» Ed egli a<br />

me: «Come il mio corpo si trovi lassù nel mondo,<br />

non so proprio. 124. La Tolomea ha questo vantaggio,<br />

che spesso l’anima vi cade prima che Àtropo<br />

l’abbia spinta. 127. E, affinché più volentieri tu mi<br />

liberi tutto il viso dalle lacrime ghiacciate, sappi che,<br />

non appena l’anima tradisce, 130. come feci io, viene<br />

privata del corpo da un demonio, il quale poi lo<br />

governa mentre trascorre tutto il tempo che deve vivere.133.<br />

[Poi] essa precipita in questo pozzo. E forse<br />

lassù in terra si vede ancora il corpo dell’anima<br />

che sverna dietro di me. 136. Tu lo devi sapere, se<br />

vieni soltanto ora quaggiù: è Branca Doria. Son passati<br />

parecchi anni da quando fu così richiuso». 139.<br />

«Io credo» gli dissi, «che tu m’inganni, perché Branca<br />

Doria non è ancor morto, e mangia e beve e dorme<br />

e veste panni.» 142. «Nella bolgia, che è più sopra,<br />

dei Malebranche» egli disse, «là dove bolle la<br />

pece tenace, non era ancor giunto Michele Zanche,<br />

145. che questi lasciò il diavolo al suo posto nel suo<br />

corpo. Così fece anche un suo parente che tradì con<br />

lui. 148. Ora però stendi la mano verso di me ed àprimi<br />

gli occhi.» Io non glieli apersi, e cortesia fu esser<br />

villano con lui. 151. Ahi, o genovesi, uomini alieni<br />

da ogni buon costume e pieni di ogni magagna,<br />

perché non siete eliminati dal mondo? 154. Con il<br />

peggior spirito di Romagna (=frate Alberigo) io trovai<br />

uno di voi (=Branca Doria), che per la sua opera<br />

di traditore con l’anima già si bagna in Cocìto 157. e<br />

con il corpo appare ancor vivo sulla terra.<br />

Ruggieri degli Ubaldini (?-1295), nipote del cardinale<br />

Ottaviano degli Ubaldini (If X, 120), dal 1278 è<br />

arcivescovo di Pisa. Interviene nei contrasti tra il<br />

conte Ugolino e il nipote Nino Visconti, associato<br />

dallo zio al governo della città. Dopo la sconfitta pisana<br />

della Meloria (1284) grazie all’aiuto delle famiglie<br />

più importanti della città riesce prima a estromettere<br />

Nino dal potere, poi a imprigionare il conte<br />

Ugolino che tenta di rientrare in città. Dopo la morte<br />

del conte viene condannato dal papa Nicolò III per il<br />

comportamento spietato tenuto. La morte del pontefice<br />

gli permette di mantenere la diocesi pisana fino<br />

alla morte (1295).<br />

I Gualandi, i Sismondi e i Lanfranchi sono alcune<br />

famiglie nobili di Pisa.<br />

Frate Alberigo dei Manfredi di Faenza è un frate<br />

gaudente e uno dei maggiori esponenti di parte guelfa<br />

della città. Per un’offesa ricevuta entra in conflitto<br />

con Alfredo e Alberghetto dei Manfredi. Finge di<br />

volersi rappacificare e li invita ad un banchetto. Alla<br />

fine del pranzo dice ai servitori di portare la frutta. È<br />

il segnale convenuto con i sicari, che li uccidono

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