Inferno - Letteratura Italiana
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sofferenze degli altri dannati. La degradazione morale<br />
è espressa dal comportamento bestiale come dalle<br />
deformazioni fisiche: mentre erano sulla terra, la vita<br />
fisica ha avuto il sopravvento sulla vita spirituale.<br />
6.1. Nell’ottavo cerchio sono puniti i fraudolenti,<br />
nella decima bolgia la sottospecie dei falsari. I falsari<br />
della persona corrono come furie e mordono rabbiosamente<br />
gli altri dannati (Gianni Schicchi). I falsari<br />
di moneta sono deformati dall’idropisia e sono straziati<br />
dalla sete (maestro Adamo). I falsari di parole<br />
sono orribilmente assetati (Sinone e la moglie di Putifarre).<br />
7. Dante è affascinato dal battibecco e dalle invettive<br />
tra maestro Adamo e Sinone. Chi inizia – e senza<br />
nessun motivo, se non il veleno della maldicenza e la<br />
volontà d’infierire – è mastro Adamo, che chiama<br />
Sinone greco di Troia. Sinone giustamente si offende,<br />
interrompe il silenzio di 2.425 anni e sferra un<br />
pugno al falsario... L’eccessivo interesse, anzi il piacere<br />
e il compiacimento provato nell’ascoltare il battibecco<br />
dei dannati provoca l’intervento ed il rimprovero<br />
di Virgilio. Il rimprovero è rapido, ma sufficiente<br />
a far soffrire il poeta. Anche altrove Virgilio<br />
fa un rapido intervento, per mostrare la sua presenza<br />
(ad esempio in If XV, 97-99). In questo caso la vergogna<br />
dimostrata da Dante spinge Virgilio ad usare<br />
parole di comprensione verso il poeta: «Il pentimento<br />
che hai dimostrato ti scusa. Ricòrdati però che io<br />
ti sono sempre al fianco. Se incontri ancora genti che<br />
litigano, lascia perdere. È un comportamento poco<br />
decoroso mettersi ad ascoltarle» (vv. 141-148).<br />
7.1. Altrove il poeta latino è soddisfatto del comportamento<br />
di Dante: quando chiede di vedere Filippo<br />
Argenti tuffato nelle acque fangose dello Stige (If<br />
VIII, 52-63); quando questi inveisce contro la simonia<br />
dei papi (If XIX, 120-132), quando si rifiuta di<br />
togliere le incrostazioni di ghiaccio che de’ Manfredi<br />
ha sugli occhi (If XXXIII, 148-150). Ma...<br />
7.2. Anche Virgilio si comporta in séguito in modo<br />
scorretto, e si sente rimproverato anche se nessuno lo<br />
rimprovera. Davanti al canto di Casella, il poeta latino<br />
ascolta affascinato come le altre anime. Interviene<br />
Catone, che invita le anime ad andare a farsi belle.<br />
Non invita i poeti, che non cadono sotto la sua giurisdizione<br />
(Pg I, 106-133). Ma il rimprovero era implicito<br />
– Catone è vox Dei – e Virgilio prova un amaro<br />
rimorso (Pg II, 7-9). Ben inteso, Virgilio si sente<br />
sicuro all’inferno, si fa cogliere in errore nel purgatorio.<br />
Nel paradiso non c’è più. Non arriva.<br />
8. Dante fa un’osservazione psicologica complicata e<br />
veritiera, sentendo il rimprovero di Virgilio perché<br />
ascoltava con piacere il litigio di maestro Adamo e di<br />
Sinone: «Quando lo sentii parlare con voce adirata,<br />
mi volsi verso di lui con una tale vergogna che ancora<br />
me ne ricordo. Come colui che sogna e che, mentre<br />
sogna, desidera di star sognando, così che desidera<br />
di sognare come se non stesse sognando; così mi<br />
feci io, che non riuscivo a parlare e che volevo scusarmi,<br />
ma che mi scusavo proprio con il silenzio, anche<br />
se non credevo di farlo» (vv. 133-141). Il lettore<br />
intuisce o capisce ciò che il poeta dice, ma non lo sa<br />
esprimere con le sue parole. Servirebbe un lungo<br />
Divina commedia. <strong>Inferno</strong>, a cura di P. Genesini 92<br />
commento. I versi riescono a riprodurre fisicamente<br />
il momento in cui si passa dal dormiveglia alla veglia<br />
e non si riesce a capire se si sta sognando o se si è<br />
svegli. E si desidera di stare sognando, perché la situazione,<br />
se fosse reale, cioè se fossimo svegli, non<br />
sarebbe gradevole. E per fortuna si sta sognando...<br />
9. Presentando il battibecco tra maestro Adamo e Sinone,<br />
Dante recupera quel particolare componimento<br />
poetico che è il contrasto (vv. 91-129). Il contrasto è<br />
un qualsiasi componimento poetico a botta e risposta.<br />
Maestro di questo tipo di componimenti è Cecco<br />
Angiolieri, che scrive diversi sonetti su lui e l’amante<br />
Becchina, che si amano o non si amano ma che da<br />
bravi amanti litigano. «Becchin’amor!» «Che voi,<br />
falso tradito.»<br />
10. Alla fine del canto Virgilio rimprovera aspramente<br />
Dante, perché ha ascoltato con piacere il battibecco<br />
tra maestro Adamo e Sinone. Altrove Virgilio<br />
aveva espresso il suo apprezzamento per le parole<br />
del poeta che aveva rimproverato Nicolò III Orsini,<br />
un papa simoniaco (If XIX, 121-132). Ma anche il<br />
poeta latino ha le sue debolezze: in If XXI si fa ingannare<br />
dai diavoli e se ne accorge nel canto successivo,<br />
quando ormai è troppo tardi. In Pg II, 118-133,<br />
e III, 1-9, si lascia affascinare dal canto di Casella e<br />
si sente rimproverato da Catone, il guardiano del<br />
purgatorio (che invece sta rimproverando le anime<br />
negligenti).<br />
La struttura del canto è semplice: 1) due dannati,<br />
Mirra e Gianni Schicchi, corrono all’impazzata per la<br />
bolgia e azzannano i dannati; 2) Griffolino, un altro<br />
dannato, racconta al poeta la loro storia: Mirra si travestì<br />
per divenire l’amante del padre; l’altro si finse<br />
Buoso Donati per avere una cavalla; 3) un dannato,<br />
maestro Adamo, si rivolge a Dante e racconta la sua<br />
storia: per i conti Guidi da Romena ha falsificato il<br />
fiorino ed è finito bruciato sul rogo; 4) parla anche di<br />
due dannati davanti a lui: la moglie di Putifarre e il<br />
greco Sinone; 5) maestro Adamo ha poi uno scambio<br />
di accuse e di invettive con Sinone; 6) a cui Dante<br />
assiste con grande interesse; 7) Virgilio interviene e<br />
lo rimprovera aspramente: voler assistere a una tale<br />
scena è un comportamento meschino.