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Inferno - Letteratura Italiana

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8.3. La tecnica dell’indistinto compare in pittura con e mai noiosi, ma in modo sempre diverso. Cambiano<br />

Rembrandt Harmensz. Van Rijn (1606-1669), l’ulti- personaggi, argomenti trattati, linguaggio, compormo<br />

Tiziano Vecellio (1488/90-1576), gli impressiotamento di Dante o di Virgilio, ora sono accesi ora<br />

nisti francesi (fine Ottocento) e gli espressionisti te- sono tranquilli; ora nel loro interno hanno parti accedeschi<br />

(prima metà del Novecento). Ed ha sempre se e parti tranquille; ora hanno una conclusione ora<br />

disturbato e suscitato le condanne dei pensatori acca- terminano in modo secco ecc. Se fossero tutti modemici<br />

e dei dilettanti della pittura, come in genere vimentati e interessanti allo stesso modo, divente-<br />

sono i lettori critici di Dante.<br />

rebbero noiosi a livello di meta-canto. Il poeta evita<br />

8.4. Insomma dovrebbe essere chiaro – e non lo è costantemente questo rischio. Per indicare questa si-<br />

mai stato – che ci si deve preoccupare delle intenziotuazione di estrema diversità e di estrema varietà,<br />

ni di Dante, non di quello che sono riusciti a fare e a servirebbe una terminologia adatta, ad esempio una<br />

dire i primi o i secondi o i terzi commentatori; e che preposizione come iper o ultra da anteporre ai ter-<br />

ci si deve alzare all’altezza della sterminata cultura di mini: iper-vario, iper-coinvolgente.<br />

Dante e non abbassarne il poema alla propria limitata 10.2. Anche le parole, i versi e le terzine sono coin-<br />

esperienza umana e letteraria. E, poiché quest’ultima volte in questo processo estremo di coinvolgimento<br />

possibilità è pura illusione, anche facendo lavoro di e di attrazione del lettore. Sono sovra-densi: con-<br />

gruppo o ricorrendo all’inaudita potenza dei motori tengono più riferiemnti e più stratificazioni, e nello<br />

di ricerca dei computer, resta soltanto un atteggia- stesso tempo coinvolgono la mente e la memoria del<br />

mento di umiltà nei confronti dell’opera, non per la lettore. Il protagonista è molteplice. Anche i deutera-<br />

modesta della nostra intelligenza, ma per l’illimitata gonisti lo sono. La vita è presentata come viaggio (e<br />

grandezza del poeta.<br />

il lettore ha esperienza di viaggi, perciò la sua me-<br />

8.5. Un fatto fra i tanti citabili ci deve far riflettere: moria è attivata), la vita del protagonista richiama la<br />

dopo 600 anni due critici riescono a individuare due vita umana, si presenta sùbito una situazione di peri-<br />

acrostici che era sfuggiti a tutti gli altri lettori per sei colo ecc. Il processo di identificazione tra lettore e<br />

secoli... Gli acrostici non sono neanche tanto nascosti protagonista inizia fin dal primo verso: Nel mezzo<br />

o di problematica accettazione: a) Medin lesse l’acro- del cammin di nostra vita…<br />

stico VOM, cioè UOMO, in Pg XII, 25-64 (1898); b) 10. Vale la pena di notare anche due figure retoriche<br />

Flamini e, indipendentemente da lui, Santoro lessero particolari: a) le similitudini del naufrago (vv. 22-<br />

LVE, cioè la malattia venerea che porta questo nome, 24) e dell’avaro (vv. 55-57); e la sinestesia «là dove<br />

in Pd XIX, 115-141 (rispettivamente 1903 e 1904). ’l sol tace», che unisce vista e udito (v. 60). Un’altra<br />

D’altra parte dovrebbe essere banale adoperare acro- sinestesia si trova in If V, 28: «come d’ogne luce<br />

stici per chi attribuisce normalmente quattro sensi al- muto». Il linguaggio retorico non è mai fine a se<br />

le scritture.<br />

stesso, è usato per valorizzare e accentuare le situa-<br />

9. Il poeta mette insieme vincitori e vinti, troiani e zioni a cui si riferisce. Il lettore non deve leggere il<br />

latini, perché dagli uni come dagli altri sarebbe nata testo e dire razionalmente: «Questa è una sinestesia<br />

Roma. Anche in séguito metterà insieme parti avver- o una similitudine o una metafora». Deve identifise,<br />

cioè guelfi e ghibellini (Pg VI, 106-117). Soltanto carsi nella situazione del poeta e pensare di essere un<br />

il superamento della propria parte e la fusione delle naufrago o un avaro o quel che la figura retorica in-<br />

fazioni avrebbe permesso di risolvere i conflitti sodica. Se non lo fa, pone un diaframma tra se stesso e<br />

ciali e di unificare in un corpo unito la società. Ieri<br />

come oggi.<br />

il testo.<br />

10. Sul piano narrativo il canto non ha un momento La struttura del canto è semplice: 1) il poeta si<br />

di tregua: il poeta si perde in una selva oscura, pensa perde in una selva oscura (simbolo del peccato); 2)<br />

di essere capace di tirarsi fuori da solo dai guai. Inve- cerca di raggiungere la cima del dilettoso monte; ma<br />

ce le cose si complicano. Arriva prima una lonza, poi 3) è impedito da tre fiere (una lonza, un leone e una<br />

un leone, infine una lupa, che gli sbarrano la strada e lupa), che lo ricacciano nella selva; 4) gli appare il<br />

lo ricacciano nella selva oscura. Si dispera. Gli appa- poeta latino Virgilio, che gli preannunzia l’avvento<br />

re l’ombra di un morto. È Virgilio, un poeta di 13 se- del Veltro, che caccerà la lupa nell’inferno, e che 5)<br />

coli prima. Egli non ha alternative e gli chiede aiuto gli indica un’altra strada, attraverso i tre regni<br />

(non è una decisione veramente saggia, ma quando la dell’oltretomba, per uscire dalla selva; 6) il poeta ac-<br />

necessità preme…; poi però, nel canto successivo, si<br />

rende conto della decisione precipitosa e si pente…).<br />

Quante volte il lettore nella sua vita si è comportato<br />

allo stesso modo! Virgilio si presenta e si mette sùbito<br />

a fare il profeta: la lupa non ha mai lasciato passare<br />

anima viva e renderà infelici molte genti, finché<br />

non arriverà il Veltro ad ucciderla. Non può passare<br />

di lì. Deve percorrere una strada molto più lunga, per<br />

tornare a casa. Così Dante accetta d’iniziare un viaggio<br />

che si annuncia difficile e pauroso.<br />

10.1. Gli altri canti sono costruiti allo stesso modo. Il<br />

lettore non ha mai un momento di tregua e mai un<br />

momento di noia. I canti però sono sempre pressanti<br />

cetta di seguirlo e i due si mettono in cammino.<br />

Divina commedia. <strong>Inferno</strong>, a cura di P. Genesini 9

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