14.06.2013 Views

Inferno - Letteratura Italiana

Inferno - Letteratura Italiana

Inferno - Letteratura Italiana

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

plina ai diavoli che dipendono da lui. Egli impersona<br />

non il diavolo che tenta l’uomo o la donna con i beni<br />

mondani o con valori intellettuali (conoscere il bene e<br />

il male, divenire come Dio); ma il diavolo che usa<br />

l’intelligenza per motivi fraudolenti. E nello scontro<br />

l’uomo è destinato inevitabilmente a capitolare. L’inganno<br />

e la frode sono invisibili, appaiono soltanto<br />

quando è troppo tardi. Malacoda non ricorre al discorso<br />

che persuade (come fa Ulisse, che usa le arti<br />

umane), ricorre invece al discorso verosimile, che abilmente<br />

mescola verità e menzogna, il discorso più<br />

pericoloso. E l’uomo è impotente a discernere la verità<br />

dalla menzogna.<br />

4.1. Peraltro nel cristianesimo anche il diavolo, anche<br />

il male è una realtà ambigua, perché non ha un’esistenza<br />

autonoma. Esso esiste nell’economia più vasta<br />

di un Dio che ha sedato un colpo di Stato e che ha<br />

cacciato gli angeli ribelli all’inferno. E qui essi eseguono<br />

le decisioni della giustizia divina, sono strumenti<br />

che la divinità usa per punire gli uomini che<br />

hanno respinto l’aiuto della grazia e si sono fatti tentare<br />

dai beni terreni. Insomma il diavolo è un esecutore<br />

dei decreti del cielo, non è una realtà autonoma,<br />

un secondo Dio o un anti-Dio. È inserito in un contesto<br />

terreno ed ultraterreno voluto e gestito direttamente<br />

da Dio.<br />

5. Malacoda e gli altri diavoli possono essere confrontati<br />

con il demonio Caronte che fa il traghettatore<br />

(If III, 82-99), con il diavolo logico che gabba san<br />

Francesco (If XXVII, 112-120), con il diavolo infuriato<br />

per aver perso l’anima di Bonconte da Montefeltro<br />

(Pg V, 103-108) e con gli altri diavoli che costellano<br />

l’inferno. Il poeta riserva loro le stesse attenzioni<br />

che riserva a tutti i personaggi del poema. In<br />

pochi versi riesce ad esprimerne il carattere e la vita.<br />

In fondo all’inferno Dante e Virgilio incontrano infine<br />

Lucifero, grande e mostruoso, come prima era stato<br />

bellissimo, con sei ali e tre teste, nelle cui bocche<br />

mastica un dannato (If XXXIV, 28-57).<br />

6. Virgilio va a trattare con Malacoda. Con il diavolo<br />

non è affatto convincente, perché la sua argomentazione<br />

– il viaggio è voluto dal cielo – è debole. Aveva<br />

avuto l’effetto desiderato nei primi cerchi (If III,<br />

94-96; e V, 16-24), ma ora è giunto nel più profondo<br />

dell’inferno, dove il male è più intenso e più consolidato.<br />

Malacoda poi si comporta da gentlemen e sa<br />

mescolare abilmente verità e menzogna, in vista del<br />

piano che ha escogitato. Virgilio non ha alcuna difesa<br />

contro l’intelligenza del diavolo, che questi ha mantenuto<br />

intatta, anche dopo la sua cacciata dal paradiso.<br />

La sconfitta è inevitabile. La ragione da sola non<br />

ce la può fare. Neanche Dante nella selva oscura poteva<br />

sperare da solo di salire il dilettoso monte. Nel<br />

canto successivo Virgilio e Dante sono fatti uscire dai<br />

guai dal diretto intervento divino.<br />

7. Diversamente da Virgilio, Dante sente confusamente<br />

che non ci si deve fidare dei diavoli. Il loro aspetto<br />

non è affatto rassicurante. E nel minacciare di<br />

toccargli il groppone con l’uncino essi sono spinti<br />

non soltanto da un’energia istintiva e irruenta, ma anche<br />

da un’intelligenza pronta, sarcastica e versatile,<br />

che scatenano sui dannati.<br />

Divina commedia. <strong>Inferno</strong>, a cura di P. Genesini 73<br />

8. I diavoli non sono dominati dalla malvagità o dal<br />

sadismo. Sono dominati da un’intelligenza sovrabbondante,<br />

da una intelligenza dedita al male o, almeno,<br />

dedita a punire i dannati. E non si deve dimenticare<br />

che, ciò facendo, eseguono la giustizia divina.<br />

Il male è complesso, non è la semplice negazione<br />

del bene, è un’altra realtà, che si contrappone<br />

al bene. E non è affatto detto che il male sia pura<br />

materia e puro istinto, pura oscurità. Può essere benissimo<br />

illuminato e attuato con più efficacia<br />

dall’intelligenza. Di qui la sconfitta di Virgilio e<br />

dell’intelligenza umana nello scontro con il Male che<br />

fa uso dell’intelligenza.<br />

9. Il canto si chiude con la scoreggia di Barbariccia.<br />

Un atto bestiale e materiale? O plebeo? Niente affatto.<br />

Un atto certamente irriverente e di scherno per i<br />

due poeti che essi scortano. Un atto che indica la<br />

compattezza fisica e intellettuale dei diavoli. Non<br />

sono esseri bini, fatti di anima e di corpo. Sono esseri<br />

la cui intelligenza si fonde interamente con il corpo.<br />

Essi sentono, vivono e usano il loro corpo. Usano<br />

le ali per volare, gli unghioni e le zanne per scorticare<br />

i dannati provando la sadica soddisfazione di<br />

vederli soffrire. E nell’atto volutamente irrisorio<br />

Barbariccia fa il verso alle trombe che si usavano<br />

nelle manifestazioni pubbliche cittadine e ai drappelli<br />

militari che dovevano assicurare le mura della città.<br />

10. La cultura medioevale è la cultura degli exempla.<br />

Uno degli scrittori più affascinanti e più grandi è<br />

senz’altro J. Passavanti (1302ca.-1357), che scrive<br />

una raccolta di prediche, Specchio di vera penitenza.<br />

Ma anche i Fioretti di san Francesco (fine Trecento)<br />

si pongono nella stessa direzione. Gli esempi sono<br />

semplici, facili da capire, perciò facili da imitare. E<br />

sono soprattutto concreti. Si presentano come la<br />

punta di un iceberg, che nasconde e contiene una<br />

quantità enorme di conoscenze psicologiche e didattiche.<br />

Perciò la loro efficacia è straordinaria. Essi<br />

hanno anche un altro aspetto, forse molto più importante<br />

della semplicità e della concretezza e di essere<br />

un concentrato di conoscenze psicologiche: riescono<br />

a parlare e a indagare la realtà in modo molto più<br />

complesso di quanto possa fare la semplice teoria, il<br />

puro discorso teorico. Essi sono allegoria, sono capaci<br />

di fare un discorso complesso. È generico e astratto<br />

dire che la ragione ha dei limiti o si fa ingannare:<br />

l’affermazione non riesce a convincere né a<br />

rendere l’idea. Il racconto di Virgilio ingannato da<br />

Malacoda, i nomi dei diavoli che indicano la loro<br />

essenza riescono invece a dare un’idea tangibile della<br />

potenza intellettuale dei diavoli e della fallibilità<br />

della ragione e della conoscenza umana. In questo<br />

caso il linguaggio è sovraccarico di significato e riesce<br />

a svolgere effettivamente ed efficacemente un<br />

discorso molteplice. Tenendo presente tutto questo,<br />

non diventa più assurdo l’approccio medioevale ai<br />

testi, che sono letti secondo i quattro sensi delle<br />

scritture. Per di più anche gli umanisti e lo stesso<br />

Machiavelli leggevano i testi antichi in questo modo<br />

o, meglio, riducendo un testo a due sensi, il letterale<br />

e l’allegorico. Non si sa bene il motivo di questo

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!