Inferno - Letteratura Italiana
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li cittadin de la città partita;<br />
s’alcun v’è giusto; e dimmi la cagione<br />
per che l’ha tanta discordia assalita”.<br />
E quelli a me: “Dopo lunga tencione<br />
verranno al sangue, e la parte selvaggia<br />
caccerà l’altra con molta offensione.<br />
Poi appresso convien che questa caggia<br />
infra tre soli, e che l’altra sormonti<br />
con la forza di tal che testé piaggia.<br />
Alte terrà lungo tempo le fronti,<br />
tenendo l’altra sotto gravi pesi,<br />
come che di ciò pianga o che n’aonti.<br />
Giusti son due, e non vi sono intesi;<br />
superbia, invidia e avarizia sono<br />
le tre faville c’hanno i cuori accesi”.<br />
Qui puose fine al lagrimabil suono.<br />
E io a lui: “Ancor vo’ che mi ‘nsegni,<br />
e che di più parlar mi facci dono.<br />
Farinata e ‘l Tegghiaio, che fuor sì degni,<br />
Iacopo Rusticucci, Arrigo e ‘l Mosca<br />
e li altri ch’a ben far puoser li ‘ngegni,<br />
dimmi ove sono e fa ch’io li conosca;<br />
ché gran disio mi stringe di savere<br />
se ‘l ciel li addolcia, o lo ‘nferno li attosca”.<br />
E quelli: “Ei son tra l’anime più nere:<br />
diverse colpe giù li grava al fondo:<br />
se tanto scendi, là i potrai vedere.<br />
Ma quando tu sarai nel dolce mondo,<br />
priegoti ch’a la mente altrui mi rechi:<br />
più non ti dico e più non ti rispondo”.<br />
Li diritti occhi torse allora in biechi;<br />
guardommi un poco, e poi chinò la testa:<br />
cadde con essa a par de li altri ciechi.<br />
E ‘l duca disse a me: “Più non si desta<br />
di qua dal suon de l’angelica tromba,<br />
quando verrà la nimica podesta:<br />
ciascun rivederà la trista tomba,<br />
ripiglierà sua carne e sua figura,<br />
udirà quel ch’in etterno rimbomba”.<br />
Sì trapassammo per sozza mistura<br />
de l’ombre e de la pioggia, a passi lenti,<br />
toccando un poco la vita futura;<br />
per ch’io dissi: “Maestro, esti tormenti<br />
crescerann’ei dopo la gran sentenza,<br />
o fier minori, o saran sì cocenti?”.<br />
Ed elli a me: “Ritorna a tua scienza,<br />
che vuol, quanto la cosa è più perfetta,<br />
più senta il bene, e così la doglienza.<br />
Tutto che questa gente maladetta<br />
in vera perfezion già mai non vada,<br />
di là più che di qua essere aspetta”.<br />
Divina commedia. <strong>Inferno</strong>, a cura di P. Genesini 33<br />
61<br />
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109<br />
Noi aggirammo a tondo quella strada, 112<br />
parlando più assai ch’i’ non ridico;<br />
venimmo al punto dove si digrada:<br />
quivi trovammo Pluto, il gran nemico. 115<br />
I personaggi<br />
Cèrbero nella mitologia latina è figlio Echidna e di<br />
Tifèo. È un cane con tre teste ed è guardiano degli<br />
inferi. La fonte di Dante è Virgilio, Eneide VI, 417-<br />
23; Ovidio, Metam., IV, 450-1.<br />
61. i cittadini della città divisa [dalle fazioni]; dimmi<br />
se vi è qualcuno di giusto; e dimmi per quale motivo<br />
è dilaniata da tante discordie». 64. Ed egli a me:<br />
«Dopo un lungo contrasto verranno a scontri sanguinosi<br />
e la parte proveniente dal contado (=i guelfi<br />
bianchi, capeggiati dai Cerchi) caccerà l’altra (=i<br />
guelfi neri, capeggiati dai Donati) con molte offese.<br />
67. Nel giro di tre anni però la parte bianca cadrà e<br />
la parte nera prenderà il sopravvento con l’aiuto di<br />
un tale (=papa Bonifacio VIII), che ora si barcamena.<br />
70. Per molto tempo quest’ultima avrà il predominio<br />
e terrà l’altra sotto gravi pesi, per quanto questa<br />
pianga o si sdegni. 73. Giusti son due e non sono<br />
ascoltati: la superbia, l’invidia e l’avarizia sono le tre<br />
scintille che hanno acceso i cuori». 76. Qui pose fine<br />
alle parole che invitavano al pianto. Ed io a lui:<br />
«Voglio che tu mi dica ancor qualcos’altro, voglio<br />
che tu mi dia altre notizie! 79. Farinata e il Tegghiaio<br />
(=Tegghiaio degli Adimari), che furono così<br />
onorati, Jacopo Rusticucci, Arrigo Fifanti e il Mosca<br />
e gli altri, che operarono per il bene della città, 82.<br />
dimmi dove sono e fa’ che li conosca, perché provo<br />
un gran desiderio di sapere se il cielo li consola o<br />
l’inferno li amareggia». 85. Ed egli: «Essi sono fra<br />
le anime più nere: colpe diverse li trascinano giù nel<br />
fondo: se scendi ancora, li potrai vedere. 88. Ma,<br />
quando sarai nel dolce mondo, ti prego di richiamarmi<br />
alla memoria dei vivi. Non ti dico niente di<br />
più e non ti rispondo altro». 91. Allora piegò di<br />
sbieco gli occhi rivolti verso di me, mi guardò un<br />
poco, poi chinò la testa e, con essa, cadde nel fango<br />
come gli altri dannati. 94. La guida mi disse: «Non<br />
si alzerà più dal sonno, prima del suono della tromba<br />
dell’angelo [che annunzia il giudizio universale],<br />
quando verrà il nemico dei malvagi (=Cristo). 97.<br />
Allora ciascuno troverà la sua tomba trista, riprenderà<br />
la sua carne ed il suo aspetto, udrà la sentenza finale<br />
[di Dio], la quale echeggerà in eterno». 100. A<br />
passi lenti attraversammo quella sozza mescolanza<br />
fatta di ombre e di pioggia, ragionando un po’ della<br />
vita futura. 103. Io dissi: «O maestro, dopo il giudizio<br />
universale questi tormenti cresceranno, diventeranno<br />
minori o resteranno così cocenti?». 106. Ed<br />
egli a me: «Ritorna con il pensiero alla scienza [di<br />
Aristotele che hai fatto] tua. Essa insegna che, quanto<br />
più una cosa è perfetta, tanto più sente il bene e,<br />
ugualmente, il dolore. 109. Sebbene non possa raggiungere<br />
mai la vera perfezione [che consiste nella<br />
comunione con Dio], questa gente maledetta si avvicina<br />
maggiormente alla perfezione dopo il giudizio<br />
universale [quando il corpo è riunito all’anima] piuttosto<br />
che prima». 112. Noi percorremmo quella<br />
strada circolare parlando molto di più di quanto riferisco.<br />
Venimmo al punto in cui si scende nel cerchio<br />
sottostante. 115. Qui trovammo Pluto, il grande nemico<br />
degli uomini.<br />
Ciacco è il nome (o il soprannome) di un personaggio<br />
fiorentino ricordato anche da Giovanni Boccaccio<br />
(Decameron, IX, 8) oppure è il poeta fiorentino<br />
Ciacco dell’Anguillara (sec. XIII). Comunque sia, il