forschungsbericht november 2008 – juli 2012 - Kunsthistorisches ...
forschungsbericht november 2008 – juli 2012 - Kunsthistorisches ...
forschungsbericht november 2008 – juli 2012 - Kunsthistorisches ...
Sie wollen auch ein ePaper? Erhöhen Sie die Reichweite Ihrer Titel.
YUMPU macht aus Druck-PDFs automatisch weboptimierte ePaper, die Google liebt.
110 | FORSCHUNGEN DES WISSENSCHAFTLICHEN NACHWUCHSES<br />
La scomparsa chiesa di S. Maria al Sepolcro (Le Campora)<br />
Laura Fenelli<br />
Il progetto parte dall'analisi del ciclo di affreschi con<br />
storie di sant'Antonio abate e san Paolo primo eremita<br />
realizzato nei primi anni settanta del Trecento nella<br />
cappella laterale della chiesa di S. Maria al Sepolcro (Le<br />
Campora, Firenze). Prendendo le mosse dalla cappella,<br />
l'unica testimonianza superstite della chiesa, sono state<br />
indagate, grazie a una ricca documentazione archivistica,<br />
sia le vicende che portarono un gruppo di eremiti<br />
agostiniani a stabilirsi alle porte di Firenze, sia la storia<br />
tre e quattrocentesca del convento, diventato prima casa<br />
madre dell'ordine girolamino, poi succursale della Badia<br />
Fiorentina. I risultati della ricerca, che comprendono una<br />
ricostruzione del patrimonio di arredi perduti o dispersi<br />
della chiesa, saranno pubblicati nelle Mitteilungen des<br />
Kunsthistorischen Instituts in Florenz.<br />
Inoltre sono proseguite le ricerche in merito al progetto:<br />
Per una topografia devozionale dell’immagine miracolosa. Il caso di san Domenico di Soriano e<br />
il problema delle copie di un’immagine miracolosa tra Italia, Spagna e Nuovo Mondo. A partire<br />
dall'atlante italiano già tracciato per l'Italia Meridionale, è stata indagata la diffusione della<br />
copie dell'immagine prima a Madrid (anni Trenta-Quaranta del XVII secolo), poi nel resto<br />
della Spagna e infine nelle Americhe (Messico e Uruguay).<br />
Pittore fiorentino, Sant’Antonio e san<br />
Paolo dividono il pane, Morte di S.<br />
Antonio, 1370 circa, Firenze, S. Maria<br />
del Santo Sepolcro (Monastero delle<br />
Campora), © Photothek des KHI<br />
Penne e liturgia: storia dei paramenti di Santa Maria in Vallicella<br />
Corinna T. Gallori<br />
Il progetto, in corso di svolgimento, nasce dalle ricerche svolte nel corso<br />
della mia collaborazione al progetto Imágenes en vuelo e ha come oggetto<br />
i paramenti liturgici ›ricamati‹ in penne di uccelli tropicali conservati<br />
presso la chiesa di Santa Maria in Vallicella a Roma. Nonostante sia<br />
l'unica attestazione di un ›set completo‹ realizzato in questo media, i<br />
paramenti romani sono stati poco valorizzati, nonché studiati. Il risultato<br />
è che rimangono incerte l'area in cui vennero realizzati, la loro datazione<br />
e le modalità con cui giunsero fino alla chiesa. La mia ricerca si<br />
propone da un lato di ricostruire la storia dei paramenti romani, dall'<br />
altro di tracciare una storia dell'uso delle penne in contesto ecclesiastico<br />
in Europa prima e dopo il 1492. Le penne infatti si utilizzavano in alcuni oggetti liturgici,<br />
come attestano i flabelli altomedievali realizzati con penne di pavone, ma è solo dopo la<br />
›scoperta‹ dell'America, che le porte delle chiese si aprono nuovamente alle penne, per lo<br />
più in forma di mitre.<br />
Dettaglio del velo copricalice, prima<br />
metà del 18. sec., Roma, Chiesa di<br />
Santa Maria in Vallicella<br />
The Craft of Light: transparency in the liturgical arts of medieval Venice.<br />
The case of rock-crystal crosses<br />
Stefania Gerevini<br />
This project considers the visual exploitation of light and of the physical properties of transparency<br />
and translucency and their potential as carriers of meaning in a group of rock-crystal<br />
crosses produced in Venice and exported throughout Europe between the thirteenth<br />
and fifteenth centuries. Thanks to their basic property of transparency, rock-crystal crosses<br />
are fully traversed by light, and their visual appearance is dependent, to a large extent,<br />
on the direction and intensity of the beams that strike them. Incorporating natural light<br />
in their actual fabric, these crosses defy the art-historical distinction between pictorial and