forschungsbericht november 2008 – juli 2012 - Kunsthistorisches ...
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PROF. DR. MAX SEIDEL, DIREKTOR EM. | 57<br />
Da Jacopo della Quercia a Donatello. Le arti a Siena nel primo Rinascimento<br />
Max Seidel<br />
Jacopo della Quercia, Vergine annunciata,<br />
1421<strong>–</strong>1426, San Gimignano,<br />
Collegiata<br />
Der Aufbau und die Zielsetzung dieser von mir kuratierten, im Complesso museale di Santa<br />
Maria della Scala in Siena vom 26. März bis 11. Juli 2010 gezeigten Ausstellung wurden<br />
bereits im vorhergehenden Jahresbericht beschrieben. Hier soll deshalb allein von der Resonanz<br />
der Ausstellung die Rede sein, deren wissenschaftliche Vorbereitung größtenteils<br />
in den Räumen des KHI stattfand. Am einfachsten ist es, den Erfolg einer Ausstellung mit<br />
statistischen Mitteln zu messen. Nach amtlicher Zählung besuchten rund 350.000 Kunstinteressierte<br />
die Ausstellung, d.h. fünfmal so viele Besucher als die Stadt Siena Einwohner<br />
hat! 135 Museen figurierten unter den Leihgebern, darunter so bedeutende Institutionen<br />
wie das Metropolitan Museum of Art in New York, die National Gallery of Art in<br />
Washington, die National Gallery und das Victoria and Albert Museum in London, die<br />
Staatlichen Museen zu Berlin, der Louvre und das Musée national du Moyen Âge in Paris<br />
und die Pinacoteca Vaticana in Rom. Der 640 Seiten umfassende wissenschaftliche Katalog<br />
wurde in einer Auflage von 25.000 Exemplaren gedruckt, die während der Dauer der Ausstellung<br />
restlos verkauft werden konnte.<br />
Schwieriger als der statistisch exakt nachweisbare Publikumserfolg, der hinsichtlich der<br />
Öffentlichkeitsarbeit eines Max-Planck-Institutes sicher nicht uninteressant ist, sind die<br />
wissenschaftlichen Resultate zu messen. Hier wäre vor allem auf die zahlreichen Rezensionen<br />
in Zeitschriften und Tageszeitungen zu verweisen. Ich muss mich in diesem Zusammenhang<br />
auf bloß ein Zitat beschränken: den von Antonio Pinelli, Ordinarius für<br />
Kunstgeschichte an der Universität Florenz, in der in Italien führenden Tageszeitung La<br />
Repubblica am 5. Juni 2010 veröffentlichten Bericht, der dank dem Prestige des Verfassers<br />
als international herausragender Forscher der Kunst der Renaissance besonders bedeutsam<br />
erscheint. Pinelli thematisierte vor allem das Problem des Zusammenhangs von langfristig<br />
geplanter Forschung und wissenschaftlichem Erfolg einer Kunstausstellung: »Di fronte a<br />
tante maxirassegne dalla millantata grandezza viene spontaneo chiedersi se è ancora possibile<br />
allestire ›grandi mostre‹ e non solo ›mostre grandi‹. Una squillante risposta affermativa<br />
al nostro quesito giunge in questi giorni da Siena, dove [...] si può visitare una mostra<br />
che non esito a definire la più importante e anche spettacolare dell'odierna stagione [...].<br />
Si tratta di una rassegna di ampio respiro, che allinea un numero imponente di sculture,<br />
dipinti, disegni, oreficerie e tessuti, a testimonianza di una stagione artistica vivacissima<br />
durata oltre mezzo secolo, dal 1400 al 1460. Ma questi dati quantitativi, come ho anticipato,<br />
non sarebbero di per sé sufficienti a farne una ›grande mostra‹. Altri infatti sono i fattori<br />
che rendono questa esposizione memorabile, dalla progettazione in ogni minimo dettaglio<br />
all'affidamento di ogni singola sezione ad alcuni tra i migliori esperti in materia. [...] Ma [...]<br />
il fattore-chiave all'origine di tutto è un altro, e Max Seidel lo rivendica orgogliosamente fin<br />
dall'insolito titolo, ›Sei anni di preparazione‹, della sua introduzione al catalogo. [...] È solo<br />
grazie all'autorevolezza dei richiedenti e ai tempi lunghi di una preparazione certosina che<br />
si deve il dato quantitativo, questo sì determinante nel qualificare la mostra, di cui Seidel<br />
giustamente si compiace: delle tante richieste di opere in prestito da lui avanzate alle raccolte,<br />
pubbliche e private, di tutto il mondo, ben l'87% sono state esaudite. Una percentuale<br />
eccezionale, specie se si tien conto che si è trattato quasi sempre di sculture o di opere su<br />
tavole delicatissime. Grazie a questi prestiti è stato possibile ricostruire in mostra, recuperandone<br />
le disiecta membra sparse ai quattro angoli del mondo, il famoso Trittico dell'Arte<br />
della Lana del Sassetta e la stupefacente Pala di S. Antonio Abate del Maestro dell'Osservanza.<br />
E si è potuto esporre le sculture originali della Fonte Gaia, accanto ai due frammenti di<br />
pergamena (uno proveniente da New York, l'altro da Londra) in cui Jacopo della Quercia<br />
vergò il progetto per quel suo capolavoro destinato alla Piazza del Campo. Sono queste le<br />
differenze tra una bella mostra e una mostra che fa epoca.«