la nuova leadership - Asam
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Tutto ciò richiede grossi sforzi governativi per investimenti in infrastrutture. Nel luglio del<br />
2000 a Madras, nel sud di Tamil Nadu, è stato inaugurato uno splendido ed innovativo parco<br />
tecnologico da 85 milioni di dol<strong>la</strong>ri. Lo stato indiano spende annualmente 10 milioni di dol<strong>la</strong>ri<br />
per instal<strong>la</strong>re PC ed insegnare discipline informatiche. Conclusione pratica: le imprese<br />
dovranno addestrare manager cosmopoliti, che si sentano a casa sia a Madras che a<br />
Manhattan!<br />
Dicevamo dell’impegno sociale delle imprese. Certo, nel ventunesimo secolo <strong>la</strong> presenza<br />
dell’impresa nel sociale sarà sempre più massiccia sia per necessità che per tornaconto. I confini<br />
che tradizionalmente consideravamo i domini aziendali e sociali si stanno sempre più sfocando.<br />
Lo Stato dimostra <strong>la</strong> sua incapacità nel fornire adeguati servizi di base, numerosi gruppi<br />
pubblici e non pochi opinion leader impegnati nel non profit fanno sempre più affidamento<br />
sulle aziende affinché devolvano denaro e competenze a problematiche sociali. Nel ventunesimo<br />
secolo <strong>la</strong> proliferazione di programmi di volontariato si accentuerà ed esploderà in quanto “il<br />
volontariato ti dà un senso di orgoglio e ti rende fiero; è importante per me che l’azienda<br />
restituisca qualcosa al<strong>la</strong> comunità”.<br />
Si osserva che un numero sempre crescente di imprese devolve alcuni punti percentuali (dall’1%<br />
al 3%) del reddito ante imposte per sviluppare attività dedicate ai servizi sociali: dal tutoring<br />
per i dipendenti alle riparazioni degli edifici sco<strong>la</strong>stici, dall’educazione scientifica nelle scuole<br />
al finanziamento di centri per <strong>la</strong> salute infantile. Ma questa cultura dell’impegno nel “sociale<br />
aziendale” è priva di tranelli per il business? Assolutamente no, sostiene Amy Borrus autore di<br />
questo settimo saggio, i tranelli più pericolosi sono i seguenti: a) dare per scontato tale impegno<br />
qualora le crescenti donazioni abbracciassero sempre più cause a sfondo sociale; b) disimpegnarsi<br />
con difficoltà: i consumatori punirebbero le imprese che venissero percepite come socialmente<br />
irresponsabili, ad es. Nike e il <strong>la</strong>voro minorile; c) usurpare ruoli da sempre riservati<br />
all’intervento statale, capire quindi il limite da non oltrepassare prima che <strong>la</strong> gente dica di<br />
averne abbastanza.<br />
Nel<strong>la</strong> sezione “L’Ecosistema aziendale” non poteva mancare un contributo sul<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>.<br />
William C. Symonds si è concentrato su quel<strong>la</strong> secondaria e il titolo del suo saggio (“High<br />
School Will Never Be The Same”) già fa capire cosa “bolle in pento<strong>la</strong>”. Quasi tutto sarà diverso.<br />
Cambierà <strong>la</strong> struttura fisica, ogni studente disporrà di una postazione di <strong>la</strong>voro dedicata.<br />
L’orario verrà diversamente strutturato. Durante il terzo anno passeranno molto del loro<br />
tempo fuori dalle mura sco<strong>la</strong>stiche, in stage, apprendendo l’alfabeto del <strong>la</strong>voro applicato in<br />
un’impresa ad alta tecnologia. I driver saranno i tre seguenti: i) enfasi sul<strong>la</strong> tecnologia, ii)<br />
<strong>la</strong>vori svolti in corsi molto personalizzati, iii) privilegio del<strong>la</strong> profondità a scapito dell’ampiezza<br />
del sapere. I docenti e i business leader ritengono che <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> secondaria debba essere<br />
radicalmente ri-organizzata per preparare gli studenti al<strong>la</strong> new economy, in cui da un <strong>la</strong>to le<br />
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