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teologica. Ne è testimonianza inconfondibile un fatto fondamentale, cioè l’idea che Gesù non sia<br />

considerato semplicemente come un profeta del Signore, ma la sua persona incarnata. Un pensiero<br />

che, all’interno della spiritualità ebraica, rappresenta un’intollerabile empietà, mentre in altre<br />

spiritualità latine, ellenistiche e medio orientali, costituisce un concetto normale e diffuso.<br />

E ancora: nei tre Vangeli sinottici, lo scenario dell’ultima cena 10 è caratterizzato dall’istituzione del<br />

rito eucaristico. Purtroppo assai poco spesso ci è stato fatto notare che, come il rito battesimale era<br />

la cerimonia di ammissione nella comunità essena di Qumran, così la circostanza dell’ultima cena<br />

riproduce molto puntualmente il rito esseno del pasto comunitario, come testimoniato dai<br />

manoscritti del Mar morto 11 . Con una fondamentale differenza: Marco, Matteo e Luca fanno dire a<br />

Gesù che il pane e il vino sono il suo corpo e il suo sangue, di cui i discepoli devono cibarsi. In<br />

particolare è solo Luca che aggiunge l’esortazione “fate questo in memoria di me”, dimostrando che<br />

la sua redazione appartiene a un periodo piuttosto avanzato in cui questo rito, con questo<br />

significato, era già entrato nelle abitudini delle comunità cristiane.<br />

Ora, l’atto di cibarsi della carne e del sangue del dio non era nuovo nella storia delle religioni,<br />

specialmente in ambito ellenistico e medio orientale 12 . Esempi tipici ci sono offerti sia dal culto<br />

ellenistico dionisiaco che da quello iranico mitraico, ben più antichi del cristianesimo. Il problema è<br />

che una concezione di questo genere era, ed è tuttora, assolutamente incompatibile con la<br />

spiritualità degli ebrei, i quali hanno un particolare tabù del sangue, della carne e dei morti, e non<br />

hanno alcuna disponibilità al sincretismo religioso con le idee e i culti del mondo pagano. Al<br />

contrario, sono fortemente esclusivisti e li respingono come cose immonde. Tutto questo ci porta<br />

verso conclusioni che dovrebbero essere semplici ed ovvie, ma che sono sempre state evitate perché<br />

mettono in seria discussione la dottrina cristiana, mostrando quanto sia improbabile che un rabbì,<br />

nel corso di una cena rituale, abbia potuto proporre ad un pubblico di ebrei un gesto di gusto e di<br />

significato altamente sacrilego. Già questo fatto indica che l’innesto di concezioni e di pratiche<br />

10 “Quando fu l'ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse: “Ho desiderato ardentemente di mangiare<br />

questa Pasqua con voi, prima della mia passione, poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel<br />

regno di Dio”. E preso un calice, rese grazie e disse: “Prendetelo e distribuitelo tra voi, poiché vi dico: da questo<br />

momento non berrò più del frutto della vite, finché non venga il regno di Dio”. Poi, preso un pane, rese grazie, lo<br />

spezzò e lo diede loro dicendo: “Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso<br />

modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato<br />

per voi”” (Lc XXII, 14-20)<br />

11 “In ogni luogo in cui saranno dieci uomini del consiglio della comunità, tra di essi non mancherà un sacerdote: si<br />

siederanno davanti a lui, ognuno secondo il proprio grado, e così (nello stesso ordine) sarà domandato il loro consiglio<br />

in ogni cosa. E allorché disporranno la tavola per mangiare o il vino dolce per bere, il sacerdote stenderà per primo la<br />

sua mano per benedire in principio il pane e il vino dolce. Per bere, il sacerdote stenderà per primo la sua mano per<br />

benedire in principio il pane e il vino dolce” (Regola della Comunità VI, 3-5); “E quando si raduneranno alla mensa<br />

comune oppure a bere il vino dolce, allorché la mensa comune sarà pronta e il vino dolce da bere sarà versato,<br />

nessuno stenda la sua mano sulla primizia del pane e del vino prima del sacerdote, giacché egli benedirà la primizia<br />

del pane e del vino dolce e stenderà per primo la sua mano sul pane. Dopo, il Messia di Israele stenderà le sue mani sul<br />

pane e poi benediranno tutti quelli dell'assemblea della comunità, ognuno secondo la sua dignità. In conformità di<br />

questo statuto essi si comporteranno in ogni refezione, allorché converranno insieme almeno dieci uomini” (Regola<br />

dell’Assemblea II, 17-22).<br />

12 J.G.Frazer, Il ramo d'oro, Newton Compton, 1992; Cap. 50, “il Dio come alimento”.

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