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dottrina come corpus intoccabile, effettuata da schiere di teologi, esegeti ed apologeti che hanno<br />

elaborato un’abilità straordinaria nell’arrampicarsi sugli specchi pur di giustificare in qualche modo<br />

ogni possibile contraddizione. Tranne che secondo un limpido e sereno criterio di verità.<br />

Un ulteriore esempio di tutto ciò ci è offerto dall’esame delle genealogie di Gesù Cristo, presenti in<br />

entrambi i Vangeli. Matteo ne offre una all’inizio del suo scritto. Luca alla fine del terzo capitolo,<br />

dopo l’episodio del battesimo sul Giordano.<br />

Si tratta di due elenchi completamente diversi. Lasciando perdere il fatto che Luca preferisce partire<br />

dalla creazione dell’umanità, cioè da Adamo, includendo i nomi dei grandi patriarchi della Genesi,<br />

mentre Matteo si contenta di partire da Abramo, possiamo notare che le due genealogie hanno in<br />

comune solo la parte che si conclude con Davide. Da qui in poi, relativamente ad un periodo di<br />

mille anni, gli elenchi divergono pesantemente nei nomi e nel numero complessivo dei medesimi.<br />

Matteo contempla ventotto nomi (due volte quattordici) passanti attraverso il figlio di Davide che<br />

gli succedette sul trono, Salomone, e costituenti una lista di personalità regali. Luca contempla<br />

quarantadue nomi (tre volte quattordici) passanti attraverso il figlio di Davide che fu sacerdote,<br />

Natan, e costituenti una lista di personalità sacerdotali. Saltano evidenti le esigenze apologetiche<br />

che i redattori si erano imposti, e che hanno ispirato la loro redazione al di là di qualunque criterio<br />

di veridicità. Anche i criteri numerologici hanno ispirato queste redazioni ma, più che altro, il fatto<br />

che ciascuno desiderasse sottolineare un aspetto dell’eredità genealogica di Gesù: politico in un<br />

caso, religioso in un altro. È estremamente curioso notare che al centro di una divergenza quasi<br />

completa si incontrano due nomi concordanti: Salatiel e Zorobabel, poi i due elenchi si staccano di<br />

nuovo l’uno dall’altro per reincontrarsi solo con Giuseppe, padre di Gesù.<br />

Ovviamente molti hanno cercato soluzioni per spiegare la spaventosa divergenza, dal momento che<br />

il padre di Giuseppe figura come Giacobbe, nell’elenco di Matteo, e come Eli, in quello di Luca. In<br />

questo si è distinto Eusebio di Cesarea, apologeta del cristianesimo al tempo di Costantino, che ha<br />

avanzato l’ipotesi del levirato per spiegare come Giuseppe potesse essere contemporaneamente<br />

figlio di Giacobbe e di Eli. Il levirato era una legge ebraica secondo la quale una vedova poteva<br />

concepire prole col fratello del marito defunto. In pratica il bambino sarebbe stato figlio del padre<br />

defunto, secondo la legge, e figlio del padre reale, secondo la natura. Se non che, in tal modo,<br />

Giacobbe ed Eli avrebbero dovuto essere fratelli, mentre le genealogie li danno come figli,<br />

rispettivamente, di Matthan e Mattat. Ed ecco che lo storico costantiniano ha avanzato l’idea che<br />

costoro fossero figli della stessa donna, ma di due padri diversi, Eleazar e Levi.<br />

Non si è mai voluto ammettere ciò che appare evidente dall’esame delle due natività e delle<br />

genealogie. I punti di interesse comune dei due autori sono riconducibili solo all’idea della nascita<br />

verginale, all’origine betlemita e all’appartenenza alla stirpe di Davide. Per il resto tutto è diverso.

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