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Le natività apocrife.<br />

Già nel capitolo precedente abbiamo accennato alla problematica del rapporto intercorso fra<br />

Giovanni battista e Gesù. Riconoscendo che la subordinazione del primo al secondo appare come<br />

un presupposto catechistico generato con tutta probabilità dagli sviluppi del cristianesimo gentile<br />

(extraebraico), che ha preso le mosse dalla predicazione di San Paolo, in contrapposizione alla fede<br />

dei giudeo cristiani, nazareni e/o ebioniti.<br />

In realtà, alcuni interessanti scritti apocrifi, tendono a correlare le due figure in modo alquanto<br />

diverso, mostrando alcuni aspetti della figura di Giovanni battista, che sembrano recuperarne il<br />

prestigio e l’importanza verso un ruolo più paritario rispetto a quello di Gesù. Gli scritti apocrifi, se<br />

tralasciamo i Vangeli giudeo cristiani e quelli gnostici, sono piuttosto tardi, per questo scarsamente<br />

attendibili, e spesso mostrano la facilità con cui si tendeva ad arricchire di leggenda la figura di<br />

Gesù, esaltandone le facoltà sovrannaturali e la capacità di compiere miracoli. Ciò nonostante, in<br />

alcuni di essi, compaiono notizie e descrizioni che potrebbero avere una derivazione da tradizioni<br />

antiche, dimenticate nei Vangeli canonici, o volutamente scartate perché ritenute poco funzionali, o<br />

addirittura dannose, al profilo teologico della dottrina che andava affermandosi.<br />

Uno scritto che merita interesse, in tal senso, è il cosiddetto Papiro Bodmer V, un testo in lingua<br />

greca che, nel sedicesimo secolo, fu scoperto e tradotto in latino da un certo Guglielmo Postel,<br />

studioso francese. Più comunemente, al giorno d’oggi, è chiamato Protovangelo di Giacomo, in<br />

quanto il testo stesso si autoattribuisce a Giacomo il minore, apostolo e fratello di Cristo. Si tratta,<br />

in sostanza di una natività di Maria, con riferimento alla madre di Gesù, dai vecchi Gioacchino e<br />

Anna. Dei nomi dei genitori della Madonna non si fa cenno negli scritti del canone<br />

neotestamentario, e scaturiscono solo dalla letteratura apocrifa.<br />

La datazione dello scritto prende le mosse dalla constatazione che alcuni antichi autori cristiani lo<br />

citano, a partire addirittura da Giustino (morto nel 165 d.C.). Si pensò infatti, in un primo tempo,<br />

che il protovangelo potesse datare al secondo secolo ma, in seguito, ci si rese conto che il testo cui<br />

fece riferimento Giustino potrebbe essere stato una versione ridotta che, nei secoli successivi,<br />

sarebbe stata ampliata. A seconda degli studiosi la versione attuale risalirebbe almeno al IV secolo<br />

d.C., al V, o addirittura al VI.<br />

Questo protovangelo contiene, nelle sue parti centrale e finale, anche un resoconto della nascita di<br />

Gesù, nonché della strage degli innocenti e della morte di Zaccaria. Ed è su quest’ultima parte che<br />

desideriamo porre l’attenzione adesso.<br />

“Essendo stati avvertiti [i magi] da un angelo di non entrare nella Giudea, se ne<br />

tornarono al loro paese per un’altra via. Accortosi di essere stato giocato dai magi,

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