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cultura che faccia a meno del mito e, da questo punto di vista, possiamo affermare che la dottrina<br />

cattolica, da una parte, e l’ateismo materialista, dall’altra, commettono uno sbaglio fondamentale: la<br />

prima non volendo riconoscere l’immagine di Gesù come mito, il secondo rifiutando a priori il mito<br />

in quanto tale. In effetti entrambi, per motivi diversi, accettano che la società evolva in una<br />

direzione che impoverisce comunque il senso della spiritualità, perché coinvolge l’uomo in una<br />

corsa sfrenata verso un benessere materiale esagerato, irresponsabile, accecante, capace di<br />

demotivarlo sempre di più dall’alzare lo sguardo verso la luce fragile delle stelle.<br />

Ma il Natale giunge puntualmente ogni anno nelle città dell’occidente cristiano, generalmente<br />

associato al clima invernale, anche se molti paesi, in America latina e in Australia, lo festeggiano in<br />

una cornice decisamente estiva. Il Natale fa parte della civiltà occidentale da molto prima che<br />

nascesse il cristianesimo. Abbiamo già parlato del fatto che il 25 dicembre fosse una festività<br />

affermata e diffusa nel mondo pagano mediterraneo, riferita alla nascita del dio sole. Persino il<br />

presepe e il costume dei doni natalizi hanno un’origine precristiana.<br />

In effetti, così come non è possibile immaginare una civiltà senza religione, non è possibile neanche<br />

immaginarla senza una tradizione che faccia riferimento all’archetipo della nascita, della maternità<br />

e della famiglia. A questo proposito aggiungerei anche “della paternità”, spinto da un’attitudine che<br />

mi costringe ad associare nella loro complementarità naturale i ruoli della madre e del padre. Ruoli<br />

che l’immagine evangelica distorce, lasciando alla donna il compito biologico di custodire il<br />

nascituro nel suo grembo, anzi, contribuendo a sacralizzare questa funzione, ma privando il maschio<br />

del suo ruolo, e determinando così due rovinose conseguenze. Una è quella di dipingere l’archetipo<br />

del padre come semplice tutore familiare, buon amministratore e protettore, l’altra è quella di<br />

misconoscere totalmente l’importanza della sessualità, al contrario, di associarla indissolubilmente<br />

all’idea del peccato e di produrre una fortissima inibizione nei confronti della gioia fisica<br />

dell’unione coniugale.<br />

Ma non è questo l’aspetto del Natale cristiano su cui vogliamo porre la nostra attenzione,<br />

intendiamo piuttosto domandarci cosa e quanto significa ancora questa festa nella civiltà moderna<br />

occidentale. E, naturalmente, la risposta deve avere un carattere articolato. La società non è<br />

omogenea, le persone hanno culture, credenze e atteggiamenti diversi, e il senso del Natale<br />

rispecchia questa molteplicità. Certo è che, se cerchiamo di generalizzare, non possiamo non<br />

rilevare che l’aspetto più appariscente, e forse anche preponderante, è diventato quello<br />

consumistico. Veicolato dai mass media i quali, accanto ad uno sforzo modesto per ricordare il<br />

senso religioso delle natività evangeliche, si dedicano con energia a rappresentare il Natale come<br />

una grande festa dello shopping, dei regali, delle riunioni familiari a base di pasti pantagruelici,<br />

delle vacanze invernali, dei viaggi, e quant’altro.

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