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La natività<br />
Sebbene il termine natività abbia una sua accezione generale che significa nascita, origine, genesi,<br />
nell’universo cristiano ha assunto un significato ulteriore, allargato, ben stabilizzato dalla<br />
consuetudine. Di frequente, in modo inequivocabile, indica il racconto della nascita di Cristo. Non è<br />
un caso, dal momento che la parte della narrazione evangelica relativa all’infanzia di Gesù è la più<br />
suggestiva e cara ai fedeli. Essa costituisce la base delle tradizioni natalizie e, nell’imminenza delle<br />
festività di fine anno, è capace di coinvolgere l’intera civiltà occidentale, spiritualmente,<br />
culturalmente, sentimentalmente ed economicamente.<br />
La natività è un condensato di simboli archetipici che appaga l’inconscio umano suscitando calore,<br />
misericordia e commozione. E non potrebbe essere diversamente. L’immagine della giovane donna<br />
che tiene in braccio il bambino è una figura simbolica appartenente alle culture di tutti i tempi e di<br />
tutti i popoli. Legata all’idea della fecondità, della vita, dell’amore, del bene e di tutto ciò che<br />
nell’esistenza umana rappresenta le qualità positive che si oppongono al male e alla morte. La<br />
presenza del padre, nelle sembianze di un uomo forte ma, contemporaneamente, giudizioso, onesto<br />
e premuroso, ha un carattere rassicurante e completa la figura femminile come lo yang completa lo<br />
yin nella simbologia taoista. Il maschio e la femmina, Shiva e Shakti, il dio e la dea, il re e la regina,<br />
il sole e la luna…<br />
Allora, in questo contesto, il bambino offre l’immancabile complemento di uno schema trinitario<br />
universale che attraversa orizzontalmente e verticalmente tutte le civiltà umane: padre, madre e<br />
figlio. Non si dimentichi che la trinità cristiana contempla, accanto alla figura del Padre, quella<br />
dello Spirito Santo che ha una derivazione diretta dalla Ruah ebraica, lo spirito femminile,<br />
nascondendo così, sotto principi solo apparentemente desessualizzati, lo schema del nucleo<br />
familiare monogamico.<br />
Il valore dell’immagine rappresentativa della sacra famiglia è legato senz’altro al primato attuale<br />
del concetto monogamico. Dopo decine o centinaia di migliaia di anni, durante i quali i nostri<br />
antenati, storici ed evolutivi, hanno sperimentato diversi modelli familiari, dal clan caratterizzato da<br />
liberi scambi sessuali, a quello matriarcale, a quello patriarcale poligamico, finalmente il genere<br />
umano è approdato al matrimonio monogamico. Giuseppe e Maria simboleggiano proprio questo:<br />
l’unione coniugale in cui un singolo uomo e una singola donna si impegnano in un legame di<br />
fedeltà reciproca e di continuità, non solo nella prospettiva di garantirsi rispetto, ma soprattutto in<br />
quella di offrire ai figli stabilità affettiva ed educazione. Con tutti gli annessi e connessi che questo<br />
comporta, primo fra tutti il diritto all’eredità e l’appartenenza ad una precisa stirpe.<br />
Ora, per quanto le figure di Giuseppe e Maria rappresentino in modo esplicito ed esauriente le<br />
figure del padre e della madre, tuttavia il nucleo coniugale della sacra famiglia cristiana è