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I contrasti fra le natività.<br />

Il nostro presepe cristiano affonda le sue radici più remote nelle tradizioni dei lares familiares, già<br />

presenti nell’antica Roma e fra gli Etruschi. Verso la fine di dicembre si festeggiavano i lari,<br />

ovverosia gli antenati defunti, con riti che ricorrevano alla disposizione di statuine nella casa e allo<br />

scambio fra parenti di regali, detti sigilla. Con l’avvento e la diffusione del cristianesimo, molte<br />

feste pagane furono semplicemente mutate nel significato, ma conservate nei costumi e nelle<br />

esteriorità. Il Dies Natalis, già celebrazione della rinascita, o resurrezione, del dio sole, che veniva<br />

festeggiato il 25 dicembre, tre giorni dopo il solstizio invernale, diventò il Natale cristiano e assorbì<br />

molti degli usi già esistenti.<br />

Il praesepe era un piccolo recinto (anche greppia, mangiatoia) in cui venivano poste le effigi dei<br />

lari, il cui aspetto, talvolta imitava un paesaggio agreste. Abitualmente si attribuisce a San<br />

Francesco d’Assisi il merito di aver voluto inscenare, per la prima volta nel 1223, a Greccio, una<br />

rappresentazione vivente della nascita di Gesù secondo quanto indicato dalle natività evangeliche.<br />

Ma sarebbe stato Arnolfo di Cambio, intorno al 1290, a creare le prime statue del presepe scolpite a<br />

tutto tondo. Poi l’usanza si diffuse nelle chiese e, dal diciassettesimo secolo, persino nelle case dei<br />

nobili e del popolo. Fino ai giorni nostri e nella nostra moderna civiltà, dove si perpetua per il suo<br />

indiscutibile e irresistibile fascino.<br />

I tratti caratteristici di un presepe sono: la capannuccia o la grotta, la mangiatoia, la stella, il<br />

bambino con Giuseppe e Maria, il bue e l’asino, i tre re magi coi doni, i pastori e gli altri visitatori,<br />

tutti rappresentanti di una società contadina e artigianale, inseriti in un paesaggio rurale. Tranne il<br />

bue e l’asino, che non sono citati nelle narrazioni evangeliche, il presepe contiene gli elementi<br />

fondamentali delle natività di Matteo e di Luca, fondendole insieme come se i due racconti fossero<br />

compatibili l’uno con l’altro. I re magi, che nel racconto di Matteo si muovono sullo sfondo storico<br />

del regno di Erode il grande, sono affiancati all’umile rifugio che la famiglia avrebbe dovuto<br />

adottare a Betlemme, alla fine del suo viaggio da Nazaret, sullo sfondo storico della terribile rivolta<br />

del censimento. Ci si dimentica totalmente di queste parole di Matteo:<br />

“Entrati nella casa, [i magi] videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo<br />

adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra” 137 .<br />

Infatti, si ricordi, secondo Matteo i genitori di Gesù abitavano a Betlemme prima della nascita del<br />

bambino, in una casa ovviamente, e si sarebbero trasferiti a Nazaret solo al ritorno dall’Egitto,<br />

137 Mt II, 11.

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