miserabile. Pace su di me, il giorno in cui sono nato, il giorno in cui morrò e il Giorno in cui sarò resuscitato a nuova vita”. Questo è Gesù, figlio di Maria, parola di verità della quale essi dubitano.” 201 . 201 Corano, Sura XIX, 16-34
La nascita di Gesù nella tradizione indo-buddista Fra l’episodio lucano, che colloca il Gesù dodicenne nel tempio di Gerusalemme a discutere dottamente con gli anziani, e l’episodio del battesimo sul fiume Giordano, i Vangeli lasciano il silenzio completo su quella che sarebbe stata la vita dell’aspirante Messia di Israele. Stando alle cronologie abituali si sarebbe trattato di un periodo di diciotto anni, o poco più. In realtà alcune considerazioni storiche, sull’età di Gesù all’epoca del suo ministero e della sua passione, aprono la possibilità che questo periodo sia più ampio, fino a raggiungere o superare i ventiquattro anni. Si tratterebbe dei cosiddetti “anni oscuri”, un vuoto che diversi autori hanno riempito nei modi più svariati. La tradizione comune lo immagina a Nazareth, in seno alla famiglia, intento a crescere, istruirsi e lavorare come carpentiere. Altre tradizioni lo vogliono in Egitto, a studiare con i Terapeuti; o nelle isole britanniche insieme a Giuseppe di Arimatea, dove oggi sorge Glastonbury; o nel deserto di Giuda, presso il monastero degli esseni di Qumran; o in viaggio verso l’oriente, attraverso la Persia, fino all’India brahmanica e buddista. È a quest’ultima affascinante ipotesi, probabilmente leggendaria, che vogliamo fare riferimento in questo capitolo. La figura principale a cui è associata l’idea di una presenza di Gesù in India è senz’altro quella di un aristocratico russo, Nicola Notovich (n. 1858), di origini ebree, che avrebbe visitato il Tibet meridionale (Ladhak) e, in seguito ad un incidente, sarebbe stato ospitato nel monastero buddista di Hemis. Egli sostiene che il lama superiore del tempio gli avrebbe mostrato un manoscritto tibetano tradotto dal pali (l’antica lingua dei testi buddisti): “Vita del santo Issa, migliore tra i figli dell’uomo”. Tornato in occidente, Notovich avrebbe pubblicato la traduzione del manoscritto in Francia, col titolo “La vie inconnue de Jesus Christ”, che non ha mancato di suscitare accese polemiche sulla sua autenticità. Sembra addirittura che lo stesso lama di Hemis abbia voluto sconfessare le affermazioni di Notovich. In realtà, prima ancora dell’opera dell’autore russo, nella cittadina indiana di Qadian (Punjab), era nato un movimento islamico chiamato Ahmadiyya, fondato nel 1889 da Mirza Ghulam Ahmad che, fra le tante cose, sosteneva che Yuz Asaf (Gesù) non era morto sulla croce (coerentemente con quanto insegna il Corano), e si era recato nel Kashmir, dove aveva vissuto a lungo ed era morto. Ancora oggi, recandosi nel distretto Kanjar della città di Srinagar, capitale del Kashmir, è possibile trovare una sorta di mausoleo, chiamato Rozabal, che riscuote l’interesse di ben tre comunità religiose: indù, musulmani e buddisti. In esso si trovano almeno due tombe, una di un celebre musulmano del luogo, la quale rispetta le caratteristiche richieste dalle sepolture islamiche, una più antica, di un personaggio che sembra essere ebreo, perché è sepolto secondo certi requisiti del
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