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Israele; Dio stesso parlò, per bocca di questo fanciullo, delle mieserie della carne e della<br />

grandezza dell’anima. [6] I genitori del nato in povertà appartenevano ad illustre famiglia<br />

che, con opere di pietà, obliava l’antica grandezza terrena onde celebrare il nome del<br />

Creatore e ringraziarlo delle sventure con le quali Egli si compiaceva provarla. [7] Per<br />

ricompensarla di non essersi lasciata stornare dalla via della verità, Dio benedisse il<br />

primogenito di questa famiglia, lo scelse per suo eletto e lo inviò in sostegno di coloro che<br />

erano caduti nel male ed a guarire i sofferenti. [8] Il divino fanciullo, cui venne dato il<br />

nome di Issa, cominciò sin dalla più tenera età a parlare del Dio unico ed invisibile,<br />

esortando le anime traviate al pentimento per la purificazione dei peccati dei quali si erano<br />

resi colpevoli. [9] Da ogni luogo venivano ad ascoltarlo e tutti erano meravigliati dei<br />

discorsi che pronunciava la sua bocca infantile; tutti gli Israeliti dovettero convenire che lo<br />

Spirito Eterno risiedeva in quel fanciullo. [10] Allorché Issa raggiunse i tredici anni, epoca<br />

in cui ogni Israelita deve sposare, [11] la casa in cui i suoi genitori lavoravano per<br />

guadagnarsi la vita mediante un modesto lavoro, cominciò ad essere luogo di ritrovo per la<br />

gente ricca e nobile che avrebbe voluto imparentarsi col giovane Issa, già celebre per i suoi<br />

edificanti discorsi nel nome del Potentissimo, [12] fu allora che Issa lasciò di nascosto la<br />

casa paterna, uscì da Gerusalemme ed in compagnia di mercanti si diresse verso il Sind.<br />

[13] Nell’intento di perfezionarsi nella divina parola e di studiare le leggi dei grandi<br />

Budda.” 203 .<br />

Già nelle prime righe si riconosce una concezione tipica del cristianesimo extra-giudaico e, in<br />

particolare, della teologia del primo concilio di Nicea: Gesù è un’incarnazione di Dio e nella sua<br />

persona condivide natura umana e divina. Tutto questo è ben lontano dalla concezione ebraica, ma<br />

anche da quella buddista, perché i Budda non sono incarnazioni divine come il Krishna indù<br />

(incarnazione di Vishnu) e il Gesù cristiano, ma semplici uomini illuminati, dotati di uno spirito<br />

molto puro, ma non consustanziali (omoousios fu il termine usato a Nicea) con Dio. Inoltre non<br />

ricordo, leggendo i sutra buddisti, di aver mai visto nominare Dio.<br />

Dettagli episodici sulla nascita non ce ne sono. Non si nominano località, case, capannucce o<br />

mangiatoie, stelle annuncianti, magi o pastori adoranti, persecuzioni da parte del re Erode e<br />

conseguenti fughe in Egitto. Un particolare solo: il bambino nasce “in povertà”, ma i suoi genitori<br />

“appartenevano ad illustre famiglia”.<br />

Coerentemente con la natività lucana, ma anche con le leggende relative al Budda, il fanciullo<br />

mostra una virtù precoce nell’argomentare di cose sacre suscitando lo stupore del suo popolo.<br />

203 N.Notovich “Il Vangelo Buddista della Vita di Gesù”, Editrice Atanor, 1985, Roma. Cap. IV.

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