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IL CARTEGGIO “GENESIS” - PROJECTUAP-ITALIA index

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<strong>IL</strong> <strong>CARTEGGIO</strong> <strong>“GENESIS”</strong> Dr. Massimo Teodorani, Ph.D. – Luglio 2012<br />

l’immagine. Il problema qui è cercare di capire *quale parametro* di entanglement utilizzare, e cioè quale parametro di<br />

entanglement riesce a mantenersi intatto dalle interazioni particellari nell’universo, e quali particelle usare esattamente.<br />

Con il meccanismo dell’entanglement per ora ci siamo scervellati con elettroni, protoni, fotoni e i loro parametri di spin e<br />

polarizzazione, ma non ci siamo ancora scervellati su altre particelle e relativi parametri (numeri quantici), come ad<br />

esempio i quark e/o i gluoni e ad esempio la “carica di colore” come parametro di entanglement. Siccome i mesoni sono<br />

in qualche modo legati ai quark il mio naso mi dice che potremmo capire qualcosa in tal senso studiando meglio i raggi<br />

cosmici.<br />

L’importanza della non-località<br />

Al momento conosciamo la fisica della non-località soprattutto sul piano teorico. A livello sperimentale siamo per il<br />

momento solo capaci di fare teletrasporto quantistico di particelle molto piccole applicando il meccanismo<br />

dell’entanglement. Ma è notizia recente che dopo fotoni, elettroni e atomi adesso si è riusciti a mettere in stato di<br />

entanglement due cristalli di diamante. Se andiamo avanti così tra 10 anni metteremo in stato di entanglement oggetti<br />

grandi come un vagone.<br />

Ma abbiamo appena scalfito la superficie di qualcosa di grandissimo, che ha sicuramente le sue basi nel Campo di Planck<br />

ma che ancora non riusciamo a raggiungere con la tecnologia di adesso. Uno dei passi possibili ritengo sia lo studio del<br />

cervello e di come esso immagazzina le immagini, e di come esso sia correlato alla Coscienza. Sicuramente la Coscienza è<br />

il “sensore” più potente per accedere al campo.<br />

Tunnel spazio-temporali tra una stella e l’altra?<br />

Ho appena letto il suo articolo tecnico. Non conosco il Dr. Dzhunushaliev come persona (non sapevo nulla di lui prima che<br />

me lo segnalassi tu), ma posso confermarti che il suo lavoro (teorico-matematico) è di altissimo livello. E’ un fisico<br />

teorico, non un astrofisico. Ha fatto un modello matematico che descrive una stella e un wormhole che si diparte dal suo<br />

centro, dentro cui passa un plasma grazie all’esistenza di “materia negativa” al centro della stella (il requisito necessario<br />

per tenere aperta la bocca di un cunicolo spazio-temporale). Ci applica le equazioni di campo di Einstein per il caso<br />

quantistico-relativistico (la materia negativa si origina dal vuoto, e quindi occorre tenere conto di effetti quantistici), e<br />

ancor prima quelle dell’idrodinamica (con tanto di equazione di stato) per descrivere il moto del plasma dentro il<br />

cunicolo (la derivazione self-similare è una tecnica matematica che mi è familiare, ma che non uso più da tanti anni). Ma<br />

la cosa più eclatante è che in situazioni del genere sono previste oscillazioni radiali della stella. Il problema è che lui non<br />

specifica (numericamente e dimensionalmente, intendo) né il periodo né la frequenza di queste oscillazioni, né l’entità di<br />

variazione massima del raggio della stella rispetto al raggio totale, né il numero di modi possibili dell’oscillazione, né<br />

quanto dura il fenomeno oscillatorio (mi aspetto che così il sistema prima o poi perda energia, e che comunque possa<br />

diventare necessariamente instabile), né quali tipi di stelle (masse, raggio, tipo spettrale, densità, metallicità, ecc…) siano<br />

favorite in questo processo: ma questo è fondamentale per tentare di fare un riscontro sperimentale con le stelle reali<br />

(ad esempio le loro oscillazioni radiali, che di fatto esistono e sono spesso misurabili con spettrografi e fotometri). Perché<br />

non anche il Sole? Infatti lui parla anche di stelle normali (e poi salta alle stelle di neutroni). Sappiamo benissimo che il<br />

Sole produce oscillazioni sia radiali che non-radiali (con un periodo di alcuni minuti): le stesse sono molto ben misurabili<br />

con le tecniche dell’eliosismologia. La mia idea è questa: sarebbe interessante chiedere al Dr. Dzhunushaliev di fare un<br />

lavoro ulteriore che approfondisce e specifica i punti mancanti (lui parla di “oscillazioni infinitesimali”, ma questo è molto<br />

vago da un punto di vista prettamente astrofisico), in maniera tale da fornirci quali sono esattamente i parametri<br />

osservabili. Una volta noti è possibile puntare il telescopio asservito ad un fotometro ad alta velocità (oppure una camera<br />

CCD ad alta velocità simile a quella del telescopio OSETI) e confrontare i valori teorici con quelli osservati. Comunque è lui<br />

stesso che dice che si tratta di un lavoro preliminare. In ogni caso: un bellissimo lavoro teorico (più matematico che<br />

fisico), che conferma le elevatissime competenze di questo scienziato. Questo tipo di wormhole non sono ovviamente<br />

adatti al viaggio interstellare (di tipo warp drive), ma sono un “fenomeno teorico” prettamente naturale (se esiste<br />

veramente, e non è il frutto dell’immaginazione matematica). Ma anche se così fosse, ci sarebbe un continuo scambio di<br />

materia tra una stella e l’altra, e quindi questo cambierebbe completamente la struttura delle stelle e anche la loro<br />

evoluzione. Una cosa è certa: se il Sole si beccasse un bel po’ di materia da un’altra stella tramite un wormhole questo<br />

creerebbe prima o poi una forte instabilità nello stesso e influirebbe marcatamente sulla sua attività, a volte<br />

incrementandola in maniera esplosiva se il limite idrostatico di massa viene superato. Insomma è un modello bellissimo,<br />

quello di Dzhunushaliev, ma dovrà comunque fare i conti con l’astrofisica sia teorica che osservativa, nonché con la teoria<br />

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