IL CARTEGGIO “GENESIS” - PROJECTUAP-ITALIA index
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<strong>IL</strong> <strong>CARTEGGIO</strong> <strong>“GENESIS”</strong> Dr. Massimo Teodorani, Ph.D. – Luglio 2012<br />
Il tutto ad un costo relativamente basso: probabilmente meno di 100.000 US$.<br />
Alcuni satelliti del sistema solare sono cavi al loro interno?<br />
Bisognerebbe verificare in qualche modo se queste lune sono eventualmente “cave” al loro interno, cioè studiare la<br />
distribuzione della loro massa al loro interno. Credo che il modo migliore sia studiare le loro orbite e la loro stabilità,<br />
confrontata con satelliti naturali di simili dimensioni. Ovviamente si giustifica la bassa densità di Giapeto con il fatto che<br />
sia composto prevalentemente di ghiaccio e minimamente di roccia, ma penso che questa cosa non sia davvero<br />
scientificamente provata. Se fosse cavo all’interno, e in grado di ospitare al suo interno qualche “base”, allora ci<br />
dovrebbero essere spesso evidenze di qualcosa che ne fuoriesce ogni tanto: questa eventualità è rilevabile benissimo da<br />
telescopi come ad esempio Hubble Space Telescope, oppure usando grossi telescopi a terra (probabilmente anche<br />
telescopi di medie dimensioni equipaggiati con buoni sensori). Un discorso simile potrebbe essere fatto anche per<br />
Phobos e Deimos nei pressi di Marte. Se poi non si trova nulla, tutto sommato poco male: avremmo capito qualcosa di<br />
più delle possibili “superficialità” ufficiali che sono state scritte fino ad ora su questo argomento. Se escludiamo le<br />
bellissime foto di Voyager ho l’impressione che questo stranissimo pianetino (Giapeto) sia stato studiato poco e male.<br />
L’unico mezzo serio è farci un monitoraggio sistematico usando soprattutto fotometria ad alta velocità (alta risoluzione<br />
temporale), e questo potrebbe essere fatto con il sensore PDP che si prevede che venga utilizzato proprio dal telescopio<br />
OSETI proposto da Lemarchand. Basterebbe un monitoraggio continuo di 1 anno, per capire se c’è qualche anomalia.<br />
Ovviamente alcuni sbalzi di luminosità potrebbero essere dovuti a vulcani sulla sua superficie, ma questo sarebbe<br />
immediatamente accertabile utilizzando poi anche uno spettrografo usando un altro telescopio. Disponiamo di tutti i<br />
mezzi per provare o confutare l’eventuale idea che Giapeto ospiti qualcosa al suo interno.<br />
Ipotesi sulla fine dell’atmosfera di Marte<br />
E’ possibile che su Marte sia esistita atmosfera, anche perché esistono tracce di oceani, mari e letti di fiumi. E’ possibile<br />
che un evento catastrofico (cometa o meteorite) abbia fatto evaporare l’atmosfera del pianeta. Alcuni anni fa sono stati<br />
fatti dei modelli fluidodinamici che hanno simulato quantitativamente un possibile scenario: una cometa che “taglia<br />
tangentemente” (ma senza cadere a terra) l’atmosfera marziana può generare un’onda d’urto (termica) sferica sia diretta<br />
che invertita (quella di partenza e quella di ricongiungimento dall’altra parte del globo marziano). Quanto basta per<br />
bruciare tutta l’atmosfera e quindi far evaporare anche l’acqua al suolo. La cosa incredibile è che un evento del genere,<br />
proprio su Marte, è stato “visto” per RV proprio da Courtney Brown (come te ne accennerò più avanti): ne parla in un<br />
libro che lessi 10-15 anni fa.<br />
Una cosa del genere potrebbe capitare anche sulla Terra, anche se con un coefficiente di probabilità bassissimo. Una<br />
concomitanza del genere, ovvero una cometa o un piccolo asteroide che arriva a 60.000 Km all’ora o più e che taglia<br />
l’atmosfera a 70 Km senza cadere può riscaldare in un attimo l’atmosfera (ma è una circostanza rara). Sarebbe peggio<br />
che se avvenisse un impatto a terra, perché in questo caso si tratterebbe di una catastrofe globale e non localizzata, per<br />
quanto spaventosa.<br />
Possibili atmosfere nel passato di alcuni pianeti del sistema solare<br />
La mia specializzazione non è la fisica dei pianeti, ma quella delle stelle. Dubito comunque che Venere e Mercurio<br />
(soprattutto Mercurio) possano aver mai avuto dei mari e la vita. Troppo vicini al Sole. Questo sarebbe stato possibile se<br />
il Sole fosse stato una nana bruna, ma non una stella di tipo spettrale G. Su Marte invece non ci possono essere dubbi:<br />
tracce di acqua ci sono di fatto, e molte altre ne verranno scoperte. Non solo, ma Marte potrebbe avere avuto oceani e<br />
vegetazione. Per diventare un pianeta desolato come è adesso, io penso che dal punto di vista fluidodinamico l’unico<br />
modo per bruciarlo in quella maniera sia stato causato da un asteroide o una cometa passata ad altissima velocità e<br />
tangente ben dentro l’atmosfera di Marte (cioè: senza impatto diretto). Una simulazione numerica mostra al computer<br />
un improvviso riscaldamento dell’atmosfera con propagazione di una onda d’urto sferica che poi si ricongiunge dall’altra<br />
parte del pianeta determinando un’onda d’urto invertita che riscalda ulteriormente l’atmosfera fino quasi a farla<br />
evaporare del tutto. Se succedesse alla Terra il risultato sarebbe esattamente lo stesso.<br />
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