IL CARTEGGIO “GENESIS” - PROJECTUAP-ITALIA index
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<strong>IL</strong> <strong>CARTEGGIO</strong> <strong>“GENESIS”</strong> Dr. Massimo Teodorani, Ph.D. – Luglio 2012<br />
Non ci sono dubbi che un telescopio del genere OSETI-Harvard può rivelarsi utilissimo anche come telescopio<br />
astronomico convenzionale. Con il sensore PDA di cui è equipaggiato riuscirebbe a mappare con estrema precisione<br />
molte delle stelle variabili (specie quelle a brevissimo periodo) ancora sconosciute nella nostra galassia e permetterebbe<br />
anche di rilevare fenomenologie astronomiche che ancora non conosciamo. Permetterebbe di mappare con estrema<br />
precisione (elevatissima risoluzione temporale) la curva di luce di stelle novae e supernovae. Inoltre ci permetterebbe di<br />
identificare la “coda ottica” dei Gamma Ray Burst appena esplosi e quindi di mappare i GRB nella galassia (cosa<br />
importantissima per la teoria dell’evoluzione stellare e galattica). Non ci sono dubbi che se con OSETI non permettesse di<br />
trovare nulla, avremmo comunque in mano un formidabile telescopio per fare astronomia e astrofisica (sia stellare che<br />
galattica, ma non extragalattica eccetto che forse le Galassie di Seyfert con nuclei variabili) di alto livello. Sarebbe<br />
comunque un investimento importante, ne sono sicuro. In tal senso si tratterebbe di uno strumento estremamente<br />
flessibile, e il suo personale potrebbe rapidamente essere riconvertito ad altri studi astrofisici. Un altro esempio<br />
potrebbero essere le pulsar nell’ottico, oppure la microvariabilità delle fotosfere stellari (eliosismologia stellare). O<br />
perfino la ricerca di pianeti extrasolari usando la tecnica fotometrica dei transiti. E aggiungerei: lo studio delle atmosfere<br />
dei pianeti in altre stelle, in particolari condizioni di eclisse tra pianeti. Un’altra ricerca potrebbe essere sulla “luce<br />
Cerenkov” innescata in atmosfera dai raggi cosmici, e probabilmente potrebbe essere usato anche per monitorare gli<br />
“space debris” nello spazio circumterrestre (cosa estremamente utile per mappare la spazzatura spaziale pericolosa per<br />
la stazione ISS e per le capsule, ma potrebbe anche permettere di trovare “qualcos’altro” attorno alla Terra), i Lunar<br />
Transient Phenomena, e lo studio degli asteroidi (con una possibile applicazione per il SETV, e non dimentichiamo che<br />
uno strumento fotometrico ad altissima velocità come il PDA può permettere di ricostruire con estrema precisione anche<br />
la forma di qualunque oggetto nello spazio, soprattutto mentre ruota attorno ad un suo asse). Questi sono i “progetti di<br />
riserva” che mi vengono in mente, ma ci sono sicuramente anche altre applicazioni. In tal senso, globalmente, io lo vedrei<br />
come un investimento a costo sicuramente elevato ma a rischio relativamente basso, vista la flessibilità che avrebbe. In<br />
ogni caso l’unico impiego che “farebbe la storia” sarebbe OSETI, se ci fossero risultati.<br />
Anche se OSETI non portasse a nessun risultato, io penso che non sarebbero comunque soldi buttati via: verrebbe<br />
comunque usato anche come telescopio astronomico/astrofisico e per fare ricerche importanti.<br />
Inoltre, come dicevo in una lettera precedente, il sensore PDA di cui è dotato, potrebbe essere convertito anche per lo<br />
studio delle anomalie luminose (Fase II), se una replica dello stesso fosse costruita e attaccata ad una fotocamera anziché<br />
ad un telescopio.<br />
Per quello che riguarda i costi del telescopio OSETI presentati da Lemarchand (avevo ricevuto la mail che mi hai girato),<br />
anche a me sembrano costi decisamente più bassi del previsto. Ma io penso che si tratti della parte prettamente<br />
hardware che riguarda specificamente telescopio e sensori, ma certamente ad essa andrebbero ad aggiungersi tutte le<br />
altre spese per la scelta del sito con seeing ottimale, il montaggio, l’installazione, i computers, le stazioni remote, e<br />
svariate altre cose, che, a mio parere, potrebbero far raddoppiare i prezzi. In ogni caso mi sembra in sè una occasione<br />
economicamente conveniente.<br />
Per quello che riguarda gli accordi con gli americani, potrebbe anche essere che una volta pagato il sistema non ci siano<br />
vincoli. A mio modesto parere io penso che sarebbe bene che questo sistema sia pagato per intero da voi, se decidete di<br />
acquistarlo. In maniera da non essere troppo vincolati dagli americani che, in materia di SETI, continuano a dettare legge<br />
su tutto. E’ giusto avere un protocollo comune, del resto questo riguarda le procedure internazionali SETI e il relativo<br />
tempestivo scambio di dati (e coordinate) in caso si scoprisse qualcosa di sospetto. Quel protocollo è tecnicamente<br />
giusto, ma a mio parere è anche incompleto e superficiale su alcuni punti. Ad esempio, se si rileva un segnale solo per<br />
pochi minuti e poi non più quel segnale viene automaticamente scartato: nel 95% dei casi si tratta di un falso allarme ma<br />
nel 5% potrebbe trattarsi di una sorgente (ottica in questo caso) ad elevato moto proprio che si è spostata dal campo del<br />
telescopio perché si muove molto in fretta (magari perché è all’interno del sistema solare). Gli americani ignorano<br />
completamente questa possibilità e non pensano che invece ogni volta che si riceve un segnale di breve durata del<br />
genere occorre ripuntare il telescopio in cerchi concentrici (cosa non facile, comunque) fino a che, eventualmente, non si<br />
ritrova la sorgente: è una possibilità remota, ma non nulla. Ma se si verifica allora la sorgente è vicinissima e non su una<br />
stella lontana. Gli americani possono dire quello che vogliono, l’importante è che non dettino legge una volta che lo<br />
strumento è stato interamente pagato da voi, se decidete di acquistarlo. Ma con Lemarchand siete in buone mani, ne<br />
sono sicuro.<br />
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