IL CARTEGGIO “GENESIS” - PROJECTUAP-ITALIA index
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<strong>IL</strong> <strong>CARTEGGIO</strong> <strong>“GENESIS”</strong> Dr. Massimo Teodorani, Ph.D. – Luglio 2012<br />
potente e accurato siamo in grado di prevenire rientri inattesi a terra come quello di del 23-09-2011 utilizzando un<br />
sistema già sperimentato con successo 3 anni fa con il lancio di un missile Standard M-3 (con booster aggiuntivo) da una<br />
nave da guerra americana che ha impattato per energia cinetica un satellite impazzito riducendolo in pezzettini di<br />
qualche mm prima che rientrasse in atmosfera. L’impatto del missile, comunque, certamente elimina il problema per noi<br />
che siamo a terra, ma forse lo aumenta per gli altri satelliti in orbita che, se impattati anche da un pezzo piccolissimo,<br />
possono subire anche grossi danni. Idem per la ISS.<br />
In alternativa al monitoraggio ovviamente ci sono sistemi potenzialmente attivi che possono permettere di evitare<br />
impatti degli Space Debris. Certamente i sistemi per correggere l’orbita di alcuni satelliti (per spostarli più lontano dalla<br />
Terra) sono molto costosi, non solo per dover andare a prendere il satellite e metterlo su un’orbita più sicura, ma anche<br />
perché ce ne sono molti da sistemare. E al contempo il costo di un singolo lanciatore è elevatissimo. Io penso sia più<br />
realistico riuscire a lavorare su un modello rinnovato di simulazione numerica accoppiato a un monitoraggio continuo del<br />
cielo usando antenne nella banda radio usando il sistema del radar bi-statico.<br />
Esiste comunque il sistema di abbattere gli space debris direttamente usando missili lanciati da terra. Di solito un impatto<br />
cinetico tra un missile e un satellite, riduce quel satellite in pezzi piccolissimi, che diventano totalmente inoffensivi<br />
quando rientrano in atmosfera, ma che effettivamente potrebbero continuare a costituire un pericolo per gli altri satelliti<br />
in orbita e soprattutto per la stazione ISS. L’energia che anche un pezzo di 1 cm può avere può essere enorme per via del<br />
fatto che E = ½ m v^2. E’ soprattutto la velocità v qui quella che gioca un ruolo decisivo. E l’energia cinetica si trasforma<br />
in energia termica come E = 3/2kT.<br />
Per quello che riguarda gli Space Debris occorre necessariamente appoggiarsi a osservatori specializzati. Ma al contempo<br />
dubito che si possa contare su osservatori già dedicati alla ricerca astrofisica, dal momento che il tempo dedicato al<br />
monitoraggio degli Space Debris sarebbe molto limitato. Occorre che osservatori specializzati ottengano i fondi per<br />
antenne da usare specificamente e non-stop per questo monitoraggio.<br />
Se si acquistassero due antenne dedicate per monitorare gli Space Debris, penso che 2-3 persone dovrebbero bastare per<br />
il loro controllo, considerando che la scansione dell’antenna dovrebbe essere automatica (monitoraggio di tutto il cielo),<br />
eccetto che per i casi in cui è necessario concentrarsi su oggetti specifici. Per quello che riguarda le procedure io direi di<br />
far fare all’antenna una scansione automatica di tutto il cielo (nord o sud) sulla scorta di un preciso database che indica le<br />
orbite dei satelliti specifici da controllare: tutto computerizzato, di solito. In sostanza l’antenna monitorizza il primo<br />
oggetto orbitale che passa in meridiano e poi il successivo e così via, poi si scende di declinazione (o altezza), si gira<br />
l’antenna e si ricomincia il ciclo fino a che l’angolo orario permette il puntamento.<br />
Il problema è che per fare un monitoraggio veramente serio degli Space Debris occorre un telescopio oppure un<br />
radiotelescopio che fanno solo quello, quindi: strumenti specificamente dedicati. In caso contrario, se si usano antenne<br />
normalmente utilizzate per astrofisica, di tempo di telescopio per monitorare gli Space Debris ne resterebbe ben poco, e<br />
sarebbe praticamente inutile. Io investirei per il momento nel perfezionamento dei software di simulazione.<br />
La “spazzatura spaziale” o “space debris” è davvero un problema stringente da risolvere il prima possibile, e un eventuale<br />
finanziamento di queste ricerche da parte di GENESIS sarebbe davvero auspicabile. Io sono ovviamente molto interessato<br />
ad un progetto del genere. E’ necessario monitorare oltre 12.000 pezzi che se ne vanno a zonzo nello spazio, delle<br />
dimensioni più disparate che vanno da pochi centimetri a qualche metro. Sono di solito pezzi molto piccoli che possono<br />
danneggiare i satelliti in orbita e la stessa stazione spaziale ISS, se li impattano; mentre i pezzi più grossi possono a volte<br />
arrivare fino a terra. E il problema cresce col tempo.<br />
A mio parere, a tutt’oggi, il miglior sistema esistente al mondo per monitorare gli space debris è un sistema che<br />
comporta tecniche radioastronomiche, e in particolare l’utilizzo di due radiotelescopi: uno viene usato come radar per<br />
“illuminare” questi target spaziali e un altro serve per ricevere il segnale di ritorno. Questo sistema viene denominato<br />
“radar bistatico”. Un sistema del genere (per quello che riguarda l’emisfero nord della Terra) è funzionante, seppur a<br />
livello ancora sperimentale, nell’ambito di una collaborazione Italo-Ucraina e utilizza il radiotelescopio parabolico da 70<br />
metri di Evpatoria in Ucraina (usato come radar) e il radiotelescopio parabolico da 32 metri (usato come ricevitore) di<br />
Medicina vicino a Bologna in Italia (antenna parabolica che io stesso ho usato come ricercatore per alcuni anni, ma per<br />
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