IL CARTEGGIO “GENESIS” - PROJECTUAP-ITALIA index
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<strong>IL</strong> <strong>CARTEGGIO</strong> <strong>“GENESIS”</strong> Dr. Massimo Teodorani, Ph.D. – Luglio 2012<br />
governate da un programma ben preciso: io penso che sia grazie a queste particelle che esiste la “Grande Biblioteca”.<br />
Resta da capire se queste particelle, pur essendo prive di massa, siano in grado di creare materia o annullarla (cioè:<br />
violando il principio di conservazione dell’energia). Domanda: come si crea materia (e quindi energia elettromagnetica)<br />
agendo direttamente sui “pixel” del tessuto spaziotemporale e senza usare nessun input di energia ma solo producendo<br />
informazione? Un modo deve esserci: perché se non ci fosse allora i Tulpa non esisterebbero ma sarebbero solo una<br />
allucinazione. Forse i pixel istruiscono le particelle allo stato libero nell’aria (dove dovrebbero esserci in sospensione<br />
particole di moltissimi elementi chimici) e ordinano loro di aggregarsi per formare, ad esempio, un corpo umano (nato da<br />
un pensiero e da un atto di volontà: cioè da informazione vettorata). E’ molto interessante ricordare che secondo alcune<br />
testimonianze (e ho messo qualcosa anche nel mio ultimo video) la formazione di queste entità è sempre preceduta dalla<br />
formazione di una specie di “nebbia” semi-luminescente.<br />
Ipotesi su come l’anima influenza l’esperienza mistica<br />
In quello stato io penso che l’anima si trovi proprio dentro la “nuvola di probabilità” quantistica che i nostri strumenti<br />
non riescono a vedere. Ma lei riesce invece a vedere perché vede quello che succede dentro la nuvola di probabilità e<br />
senza alcun bisogno di far collassare la funzione d’onda. L’anima è agganciata alla materia (dotata di massa), ma essendo<br />
fatta di “pixel di coscienza” non risponde alle leggi della materia ma solo a quelle della forma, cioè dell’informazione che<br />
contiene e assorbe in continuazione: devo ritenere che è la materia che obbedisce agli ordini impartiti dai pixel di<br />
coscienza e non viceversa. La “forma” dell’anima è il contenitore di quei pixel di coscienza e rappresenta un software<br />
vero e proprio in grado di compiere delle azioni e di interagire sulla materia stessa mutandola a seconda di quale tipo di<br />
informazione le trasmette, dal momento che, secondo la mia ipotesi, la materia stessa è vincolata a sua volta da dei pixel<br />
di coscienza il cui software principale è il Principio di Esclusione di Pauli.<br />
Ipotesi su quale potrebbe essere il meccanismo fisico-informatico che produce le sincronicità<br />
Io penso che gli Archetipi di Jung, cioè quelle entità che generano le sincronicità, siano un modo molto umanistico e<br />
filosofico o qualitativo per descrivere semplicemente dei grossi “sistemi informativi” fatti di agglomerati di pixel o<br />
particelle di coscienza, quelli che comandano come una centrale (non-locale) tutte le anime esistenti nell’universo, in<br />
caso contrario l’anima sarebbe inerte, completamente priva di informazione. Io immagino un archetipo come una<br />
centrale elettrica, e le anime come le lampadine nelle case. Se la centrale elettrica non funziona le lampadine rimangono<br />
spente. Probabilmente l’anima è il programma che funziona grazie ad un sistema operativo rappresentato dagli archetipi.<br />
E l’Universo è un supercomputer.<br />
Come potrebbe avvenire il meccanismo della sincronicità, secondo il mio modo di vedere le cose e alla luce di questo<br />
modello? (qui sto ovviamente speculando, ma il gioco di questa parte di lavoro era questo). Proviamo a immaginare per<br />
similitudine la sincronicità intrinseca a due particelle che si trovano in uno stato energetico quantistico (s, p, d, f, e così<br />
via) e che è appunto descritta dal Principio di Pauli. Le due particelle non sono l’una causale all’altra, e non sono soggette<br />
ad una forza: si trovano sincronicamente assieme dentro quella casella e rispondono solamente all’informazione nonlocale<br />
che ha ordinato loro di disporsi come di fatto fanno. Allo stesso modo un evento (ad esempio lo scarabeo di Jung)<br />
e un pensiero diventano sincroni, ma questo avviene in maniera diversa che nel caso dei due elettroni nel Principio di<br />
Pauli. Nel caso delle due particelle si tratta di due particelle uguali, più tipicamente fermioni come sono gli elettroni. Nel<br />
caso della sincronicità di Jung ci si chiede che affinità c’è tra un evento (cioè una cosa che si verifica in un determinato<br />
tempo e in determinato spazio) e un pensiero. Intanto quel pensiero non è l’intelletto bensì la psiche, ma la psiche è<br />
l’anima, cioè una specie di “bolla fatta di pixel informativi di coscienza”, i quali sono parte integrante del tessuto<br />
spaziotemporale (e a sua volta del vuoto). Cosa succede allora? L’anima fa accadere una cosa? Adesso dico cosa penso<br />
che accada in quei momenti. Si immagini che l’anima (una specie di “atomo” fatto da tanti pixel di coscienza dal puro<br />
potere informativo) sia parte integrante dello spaziotempo, come immagino che sia. Ma di che spaziotempo parliamo? Di<br />
uno spazio piatto? No, secondo la fisica quantistica esistono infinite possibilità tante quante sono i raggi di una sfera. Si<br />
immagini allora l’anima al centro di questa sfera e che tutti i raggi siano tutte le possibili linee temporali che a loro volta<br />
marcano uno spazio in cui esplicarsi: l’anima è potenzialmente in contatto con tutte queste linee temporali, a patto che<br />
lanci un comando. Sceglie una linea temporale (quella dove vola lo scarabeo), ci si collega in maniera non-locale e fa una<br />
“copia” (esattamente come facciamo sui nostri computer) di quel pezzo di linea temporale e poi la “incolla” sulla linea<br />
temporale in cui vive normalmente la persona che la porta: ed ecco allora che il pensiero è sincronizzato con l’evento. Io<br />
penso che l’anima, per fare questo, debba ricevere un comando dall’esterno. Da dove riceve il comando? Dalla Centrale,<br />
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