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IL CARTEGGIO “GENESIS” - PROJECTUAP-ITALIA index

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<strong>IL</strong> <strong>CARTEGGIO</strong> <strong>“GENESIS”</strong> Dr. Massimo Teodorani, Ph.D. – Luglio 2012<br />

curve di luce. Se effettivamente la luce stellare diminuisce periodicamente e in un certo modo<br />

ben preciso, questo non può essere dovuto ad un pianeta orbitante ma ad una o più strutture<br />

artificiali localizzate, dalle geometrie particolari, e unite a grappolo orbitanti su piani ben precisi<br />

(ma non a simmetria perfettamente sferica, perché in tal caso non vedremmo eclissi, ma solo un<br />

forte eccesso infrarosso). Se le strutture sono relativamente piccole, al fine di rilevare la<br />

debolissima diminuzione di luce che ci si aspetterebbe occorre necessariamente usare telescopi<br />

(usati in fotometria) a grandissima apertura (come ad esempio VLT, Columbus o Keck, oppure il<br />

nuovissimo TMT). Se invece le strutture sono molto grandi e/o molto numerose fino a formare<br />

veri e propri grappoli localizzati attorno alla stella, e se la stella è relativamente vicina, allora un<br />

telescopio della classe dei 1.0-1.5 metri accoppiato ad un fotometro a conteggio di fotoni ad<br />

altissima velocità (risoluzione temporale almeno del milionesimo di secondo) potrebbe essere<br />

sufficiente per rilevare la diminuzione di luce che si stima possa essere di una parte su 1-10<br />

milioni (in modo particolare il telescopio spaziale Kepler sarebbe molto adatto a questo tipo di<br />

monitoraggio, essendo esso non affetto da problemi di seeing causati dall’atmosfera).<br />

Non ci sono dubbi che la capacità di telescopi medio-piccoli di rilevare periodiche diminuzioni di<br />

luce della stella funzionerebbe come un vero e proprio “effetto di selezione” in grado di mostrare<br />

artefatti tecnologici extraterrestri particolarmente estesi, evoluti e sviluppati.<br />

3. Una volta ottenute le curve di luce dalle osservazioni occorre confrontarle con le curve di luce<br />

teoriche simulate relative a oggetti di varia forma geometrica già esistenti (Arnold, 2005). In tal<br />

modo, tramite opportuni calcoli è possibile dedurre per via indiretta la forma e le dimensioni di<br />

questi ipotetici oggetti orbitanti. Si fa presente altresì che oggetti del genere potranno, in via<br />

potenziale, essere direttamente rilevati in modalità “imaging” dai telescopi interferometrici di<br />

prossima generazione nei prossimi 10 anni.<br />

4. Una volta ottenuta la conferma che questi oggetti effettivamente esistono e che sono loro stessi<br />

la causa dell’eccesso infrarosso, diventa a questo punto indispensabile effettuare sulle suddette<br />

stelle monitoraggio continuativo utilizzando radiotelescopi in modalità SETI e (alternativamente<br />

o a complemento) telescopi fotometrici (ad alta risoluzione temporale) usati in modalità OSETI, al<br />

fine di cercare l’evidenza di eventuali segnali intelligenti (intenzionali o meno) di natura radio<br />

oppure ottica (Laser) provenienti da quelle sorgenti. Ovviamente sarebbe solo questo tipo di<br />

sorgenti a permetterci di trovare con maggior probabilità segnali SETI.<br />

Strumentazione e Risorse Tecnico-Informatiche<br />

a) Database Infrarossi di survey di cielo effettuate in passato o di recente.<br />

b) Database Ottici di survey delle stesse coordinate di cielo effettuate in passato o di recente.<br />

c) Nuove survey da effettuare con telescopi infrarossi da terra o dallo spazio (richiesta di nuovo<br />

tempo di osservazione).<br />

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