20.06.2013 Views

IL CARTEGGIO “GENESIS” - PROJECTUAP-ITALIA index

IL CARTEGGIO “GENESIS” - PROJECTUAP-ITALIA index

IL CARTEGGIO “GENESIS” - PROJECTUAP-ITALIA index

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

<strong>IL</strong> <strong>CARTEGGIO</strong> <strong>“GENESIS”</strong> Dr. Massimo Teodorani, Ph.D. – Luglio 2012<br />

ricerche diverse). In questo articoletto viene descritto in termini molto semplici quello che questo sistema riesce a fare<br />

per monitorare la spazzatura spaziale:<br />

http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/09_marzo_25/proiettili_spaziali_foresta_martin_694f27c2-196e-11de-<br />

8031-00144f486ba6.shtml<br />

L’antenna parabolica da 32 metri (operativa nella banda delle microonde) ha la documentata capacità di rilevare anche<br />

frammenti di pochi centimetri, anche grazie allo speciale spettrometro multicanale (Multi Channel Spectrum Analyzer) di<br />

cui è dotato, che riesce a rilevare velocità orbitali con la precisione di 1 centimetro al secondo o meno. Al momento non<br />

sono sicuro se gli esperimenti fatti assieme a Evpatoria siano una ricerca standard che continua oppure un semplice<br />

esperimento (di successo, comunque e ne ho conferma); ho il sospetto che (soprattutto a Medicina) abbiano molto<br />

bisogno di fondi per poter continuare le ricerche in questo settore specifico. Almeno pochi anni fa l’Ing. Stelio<br />

Montebugnoli (con cui ho collaborato per molti anni per altre ricerche che comportavano l’uso del radiotelescopio, ma<br />

anche per la ricerca a Hessdalen) mi parlava di una grandissima carenza di fondi per proseguire le ricerche sul<br />

monitoraggio degli space debris. Di una cosa sono comunque più che certo: la tecnica di monitoraggio<br />

radar/radioastronomica nelle microonde è senza alcun dubbio quella più efficace per il monitoraggio della spazzatura<br />

spaziale. E proprio per questa ragione sarebbe interessante che questa tecnica potesse essere applicata, al fine di<br />

monitorare l’emisfero sud del mondo, anche ai radiotelescopi che già avete in Argentina (i quali tra l’altro, come sistema<br />

“META II” vengono o venivano usati anche per il SETI per iniziativa del Dr. Lemarchand, utilizzando uno spettrometro<br />

simile a quello di Medicina in Italia): http://www.iar.unlp.edu.ar/instrumental.htm . Potrebbe senz’altro valere la pena<br />

finanziare questo tipo di ricerche presso le due antenne che già avete in Argentina.<br />

Ovviamente un monitoraggio del genere può in linea di principio essere fatto anche con i telescopi ottici, ma di solito i<br />

telescopi disponibili per questo sono di piccole dimensioni (30-60 cm di diametro) e riescono a rilevare solo pezzi di<br />

diversi metri, ma non pezzi piccolissimi.<br />

C’è poi da tener presente che questi pezzi spaziali vaganti hanno un’orbita non stabile, che può cambiare col tempo. Per<br />

cui non basta monitorarli una volta per conoscere i parametri orbitali ai fini di una previsione periodica, ma occorre<br />

monitorarli in continuazione per vedere come e quanto l’orbita è cambiata. Di solito l’orbita si restringe e alcuni di questi<br />

pezzi (quelli più grossi) possono cadere a terra, e con un tempo di preavviso minimo prima che impattino un punto<br />

preciso della Terra.<br />

Il telescopio OSETI (1.8 metri di diametro) proposto dallo stesso Dr. Guillermo Lemarchand penso che sarebbe ottimo per<br />

questo tipo di monitoraggio, anche considerando il sensore PDA di cui è dotato che potrebbe rilevare tutto quello che<br />

brilla (luce solare riflessa sulle superfici metalliche di ciascun space debris) anche solo per una frazione di secondo nello<br />

spazio circumterrestre. Il punto qui è capire bene se il sistema di puntamento con cui questo telescopio funziona è adatto<br />

anche per il tracking di oggetti in orbita: probabilmente è in grado di scandagliare tutto il cielo secondo la tecnica della<br />

“all sky survey” al fine di trovare *anche space debris*, ma non sono sicuro se riesce a inseguire gli stessi oggetti in orbita<br />

(ne dubito, trattandosi di un “transit telescope”).<br />

Bisogna studiare bene la situazione assieme a Lemarchand, e vedere quale è la soluzione ottimale. Ovviamente, per<br />

risparmiare i costi bisognerebbe per forza pensare a telescopi/radiotelescopi già esistenti e/o già finanziati. Ma è anche<br />

vero che, considerando che le antenne radioastronomiche e i telescopi normali vengono usati la maggior parte del<br />

tempo per ricerche astrofisiche: resterebbe poco tempo di telescopio per monitorare gli space debris. La soluzione ideale<br />

(ma ovviamente anche la più onerosa in termini di costi) sarebbe quella di utilizzare dei telescopi o dei radiotelescopi<br />

specificamente dedicati solo a questa ricerca. Per quello che riguarda i radiotelescopi so che l’India produce antenne<br />

paraboliche di 15/30 metri molto economiche, poi occorre acquistare lo spettrometro MCSA. E di antenne ce ne<br />

vorrebbero due: una usata come illuminatore radar e l’altra per ricevere il segnale di ritorno (secondo la tecnica del<br />

“radar bistatico” per il monitoraggio di space debris). Per quello che riguarda i telescopi ottici esistono in commercio<br />

piccoli telescopi (40-60 cm di apertura) di ottimo livello, e andrebbero equipaggiati con apposita camera CCD, ma i piccoli<br />

telescopi possono rilevare solo space debris di grandi dimensioni, ma non quella piccola: per cui sarebbero utili ad<br />

allertare eventualmente su pezzi grossi che potrebbero cadere a terra, ma non sarebbero utili per allertare, ad esempio,<br />

la stazione spaziale ISS dall’impatto di pezzi più piccoli (che non arrivano a terra). In conclusione, per ora la situazione la<br />

vedo così:<br />

122

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!