IL CARTEGGIO “GENESIS” - PROJECTUAP-ITALIA index
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<strong>IL</strong> <strong>CARTEGGIO</strong> <strong>“GENESIS”</strong> Dr. Massimo Teodorani, Ph.D. – Luglio 2012<br />
immaginare come sarebbe il mondo adesso se tutti gli studenti del mondo improvvisamente avessero professori come Te<br />
e come me. C’è qualcosa che non funziona nei metodi di insegnamento. Si insegnano le abilità logico-matematiche,<br />
visivo-spaziali e culturali (e questo va benissimo, ovviamente), ma non si insegna a usare e maneggiare l’intuizione. Ma so<br />
che nel campo del management questo si insegna negli ultimi tempi, purtroppo non in campo scientifico (almeno qui in<br />
Italia).<br />
L’importanza di fare riferimento a Centri Scientifici ufficiali e di prestigio<br />
Sono totalmente d’accordo. Legarsi a centri scientifici di prestigio è una delle principali chiavi del successo per GENESIS,<br />
sia perché all’interno di questi centri c’è una fucina di idee non ancora realizzate e con un enorme potenziale, sia per<br />
ragioni pratico-opportunistiche importantissime: nel caso che un giorno ottenessimo risultati cruciali (ad esempio con lo<br />
studio delle anomalie) noi dovremo fare il possibile per pubblicarli su riviste mainstream come Physical Review o Nature,<br />
anche se la cosa sarà difficile visto l’argomento trattato. E’ proprio in questo tipo di riviste che il nostro lavoro potrà<br />
avere il massimo impatto e credibilità. Pertanto se abbiamo amici e referenti nei centri scientifici importanti (cioè<br />
referenti che stimano la quantità e la qualità del nostro lavoro), questo ci può aiutare a “piazzare bene” le nostre<br />
pubblicazioni, e quindi a creare un moltiplicatore di forze per GENESIS. Centri scientifici come quelli che tu contatti<br />
avrebbero allora tutto l’interesse a contare solidamente su GENESIS.<br />
Quando un progetto di ricerca altamente innovativo può diventare scientificamente remunerativo<br />
Io penso che il compromesso ottimale nell’approvazione dei finanziamenti per certi progetti sia un compromesso tra il<br />
carattere innovativo di un dato progetto e la sua realizzabilità in senso pratico, oppure la sua indispensabilità teorica per<br />
aprire perlomeno porte future alla sperimentazione (in tal senso includo proprio certe ricerche puramente teoriche, il cui<br />
fallout potrebbe essere in futuro sperimentale). Dunque, a mio parere i progetti finanziati devono comunque perlomeno<br />
permettere l’apertura di porte in senso sperimentale nel medio-lungo termine. E’ ovvio che in questo contesto è a mio<br />
parere difficile concepire progetti, per quanto innovativi, ma fini a se stessi e senza prospettive. Ma ci sono anche<br />
progetti solo teorici che potrebbero essere finanziati anche da subito, anche se non forniscono risvolti pratici<br />
nell’immediato; questi progetti di fisica teorica devono: 1) chiarire in senso matematico certi concetti e certe ipotesi; 2)<br />
individuare i possibili “osservabili” che potranno servire come prova di quei modelli teorici. Non ci sono dubbi che su<br />
temi come il vuoto quantistico, la coscienza, il concetto di informazione in senso quantistico (che vada ben oltre gli<br />
attuali esperimenti di teletrasporto), al momento non ci sono idee certe su come effettuare sperimentazione che provi<br />
certi modelli. E’ però molto probabile che alcuni esperimenti come NLSETI possano direttamente o indirettamente darci<br />
accesso al vuoto quantistico e alla sua capacità di raccogliere informazione, ma al momento esistono solo speculazioni<br />
(molto fondate, certo, ma ancora non matematiche, come ad esempio quella di Thaheld) e non modelli teorici nel senso<br />
più stretto del termine. Potrebbe succedere che il modello teorico possa nascere direttamente proprio dai dati che<br />
raccoglieremo con NLSETI: ecco perché, in questo caso specifico, credo sia necessario partire dalla sperimentazione. In<br />
altri casi credo sia possibile fare solo modelli teorici, come ad esempio nel caso dei “buchi bianchi”, ma qui non vedo<br />
ulteriori prospettive se non una nuova “matriosca teorica”. Insomma a seconda di quello che viene investigato sono<br />
possibili entrambi gli approcci (come nel caso di NLSETI, ne sono sicuro) oppure solo uno di essi. Non ci sono dubbi,<br />
comunque che con i dati sperimentali in mano un modello teorico diventa molto più realistico. Ma con un solo modello<br />
teorico in mano non sempre ci si può aspettare di avere verifiche sperimentali, anche perché molti modelli teorici sono<br />
molto astratti e analitici ma non numerici in senso empirico (un raro caso è rappresentato dal bellissimo modello teorico<br />
sul fulmine globulare di David Fryberger dello SLAC).<br />
I progetti che ho proposto io sono di natura sperimentale/interpretativa e possono essere tutti modellizzati<br />
teoricamente; sono inoltre tutti più o meno innovativi ma hanno anche un risvolto pratico. E nell’ambito di questi<br />
progetti enfatizzo ancora una volta quello sulla fisica delle “anomalie di plasma”, nel senso che questo è un progetto,<br />
oltre che modellizzabile teoricamente, che offre più aspetti: quello della ricerca di intelligenze aliene all’uomo, ma<br />
soprattutto quello della fisica fondamentale (fisica subnucleare, geofisica, fisica atmosferica, fisica del plasma in<br />
particolare, fisica quantistica, fisica dei raggi cosmici, e perfino biofisica). In poche parole questa ricerca potrebbe fornirci<br />
la chiave alle risposte che riguardano particelle elementari esotiche come i monopoli magnetici e i mini-buchi neri (e<br />
forse non solo quelle), che sono proprio una parte della materia oscura. Una ricerca del genere, nonostante le difficoltà<br />
(che però adesso siamo in grado di affrontare bene, grazie al know-how acquisito nelle precedenti missioni e studi), apre<br />
moltissime porte e non una sola, ed è tutto fuorchè fine a se stessa. Ecco perché ritengo che sia una ricerca ad<br />
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