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Rapporto sull'Attività Scientifica 2002 - INGV Home Page

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<strong>Rapporto</strong> attività scientifica <strong>2002</strong><br />

Universidad Complutense, Madrid, Spagna<br />

Univ. Di Nice, France<br />

U.S. Geological Survey, Menlo Park, USA<br />

International Seismological Centre, UK<br />

European Center for Geodynamics and Seismology, Lussemburgo<br />

Laboratory of Geodynamics-Walferdange, Lussemburgo<br />

Consejo Superior de Investigationes Cientificas (CSIC), Spagna<br />

Department of Earth Sciences, The Open University, Milton Keynes, UK<br />

Ecole et Observatoire de Science de la Terre (EOST), Strasburgo, Francia<br />

Politecnico di Delft, Nederland<br />

Principali strutture nazionali<br />

Università “Federico II” di Napoli<br />

Istituto nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale (OGS), Trieste<br />

Università di Bologna<br />

Università di Trieste<br />

IREA-CNR di Napoli<br />

Principali strutture <strong>INGV</strong><br />

Sezione CNT di Roma<br />

Sezione di Catania<br />

Descrizione attività<br />

L’attività dell’Unità Funzionale Geodesia nel <strong>2002</strong> è proseguita nell’ampliamento ed ammodernamento del sistema di<br />

sorveglianza geodetico dell’area vulcanica napoletana, su cui insistono tre sistemi vulcanici (Vesuvio, Campi Flegrei ed<br />

Ischia). Il monitoraggio di queste aree è effettuato sia tramite l’acquisizione (su alcune stazioni opportunamente attrezzate)<br />

in continuo di dati mareometrici, tiltmetrici e GPS, sia tramite l’esecuzione di periodiche campagne di controllo su<br />

aree più vaste con varie tecniche (GPS, gravimetria, livellazione).<br />

Nel <strong>2002</strong> il sistema di monitoraggio in continuo è stato ulteriormente migliorato sia con l’attivazione di nuovi punti di misura<br />

sia con il miglioramento delle procedure di acquisizione ed analisi preliminari dei dati. Inoltre, è continuato il processo<br />

di adeguamento tecnologico della strumentazione e dell’acquisizione dei dati iniziato nel 2001 con l’acquisizione e<br />

la messa in opera di nuovi mareografi a galleggiante, nuove unità di acquisizione per alcune stazioni tiltmetriche e l’installazione<br />

di nuove stazioni permanenti GPS con caratteristiche di Reference Station.<br />

Inoltre, sono state condotte campagne discrete di livellazione di precisione e di gravità nelle aree flegrea e vesuviana.<br />

Contemporaneamente è continuata la raccolta e l’analisi dei dati in continuo per quanto riguarda la tiltmetria, le stazioni<br />

permanenti GPS e la mareografia.<br />

L’analisi dei dati raccolti conferma lo stato di sostanziale stabilità dell’edificio vulcanico vesuviano, interessato solo da<br />

fenomeni di subsidenza localizzati in ristrette aree note e con forte pendenza topografica.<br />

Sul versante flegreo, la fase di abbassamento, che è seguita al modesto fenomeno inflativo nel periodo marzo-settembre 2000,<br />

mostra un rallentamento a partire da marzo/aprile <strong>2002</strong>. I risultati ottenuti nell’area ischitana hanno confermato la presenza di<br />

un modesto fenomeno di subsidenza sia nella zona meridionale dell’isola che nell’area nord-occidentale della stessa.<br />

I dataset disponibili sono stati oggetto di studio da parte dei ricercatori dell’UF sia per quanto riguarda l’aspetto metodologico<br />

che per l’aspetto interpretativo. Studi sono in corso riguardanti l’inversione di dati gravimetrici raccolti nell’area<br />

napoletana e, più in generale, nella piana campana; in particolare è in atto uno studio per l’interpretazione della dinamica<br />

geodetica (deformazioni e variazioni di g) rilevata nel periodo successivo alla crisi del 1982-1984.<br />

L’UF, inoltre, è impegnata nello sviluppo e validazione di nuove tecnologie di osservazioni satellitari (DINSAR), ad integrazione<br />

delle informazioni ottenibili con le altre tecniche indicate, nel monitoraggio delle aree vulcaniche napoletane.<br />

Non va sottovalutato il contributo che tale tipo di analisi globale può fornire per l’individuazione di nuove aree di crisi nell’ambito<br />

sia sismico che vulcanico.<br />

In collaborazione con l’Unità Funzionale Fisica del Vulcanismo sono proseguiti gli studi sia sul fenomeno bradisimico dell’area<br />

flegrea che sui movimenti del suolo rilevati negli ultimi anni nell’area vesuviana. Per l’area flegrea è stata, in collaborazione con<br />

l’IPG, condotta una ricerca tendente alla modellazione 3D del sollevamento avvenuto nel periodo 1982-1984, invertendo i dati<br />

di spostamento verticali in funzione della posizione e pressione della camera magmatica e della dettagliata geometria delle strutture<br />

di collasso ad anello esistenti. Ciò è stato effettuato con un modello Mixed Boundary Elements Method (MBEM), che permette<br />

la soluzione di problemi 3D tenendo conto della topografia, della superficie libera e delle discontinuità del mezzo (fratture).<br />

Per l’area vesuviana, anche in collaborazione con l’IREA, si è mostrato che il peculiare modesto e spazialmente concentrato<br />

processo deformativo misurato sul complesso Somma-Vesuvio, nonostante il suo attuale stato di quiescenza, ha una possibile<br />

spiegazione, legata ad un’instabilità gravitazionale ed all’effetto combinato dello sforzo distensivo e del carico del vulcano.<br />

Fuori dall’area vulcanica napoletana l’Unità Funzionale ha effettuato misure di deformazione verticale nell’area etnea, a<br />

seguito della crisi del <strong>2002</strong>. Per tale area vulcanica si prosegue nell’analisi e nell’interpretazione dei dati, ricercando<br />

modelli interpretativi delle deformazioni statiche ottenute da misure altimetriche condotte nell’area e relative sia a fenomeni<br />

di tipo eruttivo sia ad attivazione<br />

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