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Rapporto sull'Attività Scientifica 2002 - INGV Home Page

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<strong>Rapporto</strong> attività scientifica <strong>2002</strong><br />

Inoltre, si è provveduto ad incrementare le attività del Laboratorio di Telerilevamento, potenziando gli strumenti di calcolo ed<br />

analitici e portando avanti applicazioni di interferometria differenziale SAR su eventi vulcanici all’Etna ed al Niyragongo (Rep.<br />

Dem. Congo) e su eventi franosi connessi alla crisi sismica del basso Tirreno del settembre-ottobre <strong>2002</strong>.<br />

Sono state poi incrementate le attività del Laboratorio di Tecnologie dei Sistemi Dinamici per la Geofisica dei Vulcani,<br />

scientificamente gestito in collaborazione con il Dipartimento Elettrico, Elettronico e Sistemistico dell’Università<br />

di Catania.<br />

Ovviamente quest’ottimizzazione delle risorse ha anche favorito il raggiungimento di importanti risultati scientifici attraverso<br />

le attività di studio e ricerca condotte dalle UF.<br />

In particolare nel campo della vulcanologia i risultati più rilevanti sono stati:<br />

– Applicazione della termografia all’infrarosso al monitoraggio di vulcani attivi, in particolare per: 1) identificare la morfologia<br />

dei fondi craterici; 2) rilevare l’attività eruttiva anche attraverso la nube di gas; 3) riconoscere la formazione di<br />

nuove fratture permeate da fluidi caldi; 4) analizzare l’espansione dei campi lavici e mapparne le strutture quali tunnel,<br />

bocche effimere, tumuli, canali; 5) avere indicazioni circa la profondità della colonna magmatica all’interno dei condotti<br />

vulcanici; 6) mappare la distribuzione dei prodotti nel corso di eruzioni parossistiche; 7) calcolare la portata alle bocche<br />

effusive. Queste tecniche si sono rivelate fondamentali durante le crisi eruttive dell’Etna e dello Stromboli. I risultati di<br />

maggiore interesse sono stati soprattutto il riconoscimento, con circa due ore di anticipo, delle fratture che hanno dato<br />

origine alla nicchia di distacco della frana del 30 dicembre a Stromboli, e l’identificazione della fratturazione sommitale<br />

all’Etna, rilevata a partire da giugno, con ben tre mesi di anticipo rispetto allo sviluppo del sistema di fratture eruttive<br />

apertosi in ottobre.<br />

– Applicazione di mappature radon per l’identificazione di strutture tettoniche sepolte. In particolare, nella zona di Milo<br />

la mappatura ha permesso di riconoscere una struttura sepolta che si estende per circa 1 km, che non è riconoscibile<br />

da rilievi strutturali di superficie. Questa struttura si è attivata durante l’eruzione dell’Etna <strong>2002</strong>.<br />

– Monitoraggio dell’attività eruttiva tramite COSPEC (spettrometro a correlazione). Specialmente nel corso dell’eruzione<br />

Etna <strong>2002</strong>, durante la quale sono state eseguite misure giornaliere di flusso di SO 2 dalle zone sommitali del vulcano, si<br />

è potuto distinguere l’apporto di gas fornito dalle diverse bocche. Un risultato di particolare importanza ottenuto con<br />

questa tecnica è stato quello di riuscire a fare previsioni a lungo e medio termine sui possibili sviluppi dell’attività eruttiva<br />

ed in particolare sulla sua durata. Dalle misure eseguite prima dell’inizio dell’eruzione si è potuto rilevare un basso<br />

tasso di emissione di SO 2 probabilmente legato ad una variazione strutturale nella parte alta del sistema di alimentazione<br />

del vulcano. È stato possibile anche calcolare la volumetria del magma degassante e confrontarlo con i dati dalle<br />

mappature delle colate.<br />

– Indagini strutturali eseguite in campagna durante la fase di espansione delle fratture eruttive all’Etna hanno permesso<br />

di riconoscere il trasferimento progressivo del movimento dal Rift di NE alla Faglia della Pernicana, con uno spostamento<br />

che si è gradualmente attenuato verso est. Questi dati hanno consentito di interpretare i successivi terremoti della zona<br />

di Santa Venerina nel quadro strutturale del vulcano.<br />

– Indagini strutturali nella zona sommitale dello Stromboli hanno consentito di identificare ed interpretare lo sviluppo della<br />

fratturazione che si andava intensificando sul vulcano.<br />

– Analisi petrologiche e petrochimiche dei prodotti eruttati nel corso dell’eruzione dell’Etna hanno individuato due distinti<br />

apporti magmatici lungo le fratture N e S che si sono aperte nel corso dell’eruzione Etna <strong>2002</strong>. Sono stati fatti, in collaborazione<br />

con la Brown University di Providence, Rhode Island, U.S.A. degli esperimenti indrotermali per definire la<br />

stabilità dell’anfibolo nei magmi recenti etnei. Sono stati analizzati i caratteri petrografici delle ceneri per definire le condizioni<br />

di cristallizzazione dentro il condotto e gli associati meccanismi di frammentazione.<br />

– È stata ricostrutita la stratigrafia dei prodotti recenti degli ultimi 200 anni di attività di Stromboli e definite le variazioni<br />

composizionali all’interno di questi prodotti, in collaborazione con il gruppo di magnetisti di Roma 2 (PG), e sono stati<br />

datati per la prima volta i depositi di scorie saldate che coprono la parte alta del vulcano.<br />

– Il continuo monitoraggio eseguito mediante l’analisi delle ceneri emesse dal vulcano ha consentito: 1) una stima dei<br />

volumi dei materiali eruttati; 2) una interpretazione sullo stile dell’attività in atto; 3) di fornire dati pressoché giornalieri sul<br />

tasso di ricaduta dei prodotti, permettendo di avvisare la popolazione sui possibili danni ai tetti in seguito al carico<br />

aggiuntivo; 4) di dare delle mappe giornaliere sull’area di dispersione dei prodotti; 5) di fornire delle stime, richieste specialmente<br />

dagli enti che gestiscono l’aeroporto di Catania, sulle possibili evoluzioni dei fenomeni eruttivi in atto.<br />

– Completamento e pubblicazione della carta geologica e delle note illustrative del Foglio Acireale a scala 1:50.000, la<br />

prima carta geologica dal 1979.<br />

– Costruzione di un modello originale di robot per esplorazione vulcanica (verrà testato in condizioni reali sull’Etna a Vulcano<br />

e a Stromboli a giugno).<br />

Nel campo della sismologia:<br />

– È stata approfondita la conoscenza della struttura interna dell’Etna attraverso nuovi e più dettagliati modelli tomografici<br />

in velocità della crosta intermedia e superficiale del vulcano.<br />

– È stata notevolmente migliorata la comprensione dei meccanismi di propagazione dell’energia sismica nelle porzioni<br />

superficiali della crosta Etnea (z < 5 km). Inoltre, sono stati anche ottenuti i primi risultati dalla tomografia in attenuazione,<br />

i quali hanno permesso di individuare nei primi 3 km di crosta alcune zone a più elevata attenuazione, possibili zone<br />

di stoccaggio del magma.<br />

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