Rapporto sull'Attività Scientifica 2002 - INGV Home Page
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<strong>Rapporto</strong> attività scientifica <strong>2002</strong><br />
quattro siti di manifestazioni a gas. Tali dati costituiscono il naturale proseguimento della serie storica avviata nel 1997<br />
e mai interrotta.<br />
c) Area Friuli-Slovenia, dove è proseguito il monitoraggio su base mensile di alcuni siti a gas avviato già nel 1999. Il monitoraggio<br />
viene condotto in collaborazione con lo Jozef Stefan Institute di Ljubljana e con l’Istituto Nazionale di Oceanografia<br />
e Geofisica Sperimentale di Trieste e interessa una tesi di dottorato sloveno.<br />
Sono state inoltre avviate indagini, rapporti di collaborazione e relazioni con enti e strutture pubbliche su tematiche inerenti<br />
il monitoraggio geochimico in aree sismiche diverse da quelle già in studio. È stata stipulata una convenzione con<br />
la Regione Piemonte finalizzata alla migliore comprensione delle fenomenologie legate all’attività sismica locale attraverso<br />
lo studio ed il monitoraggio dei fluidi emessi nell’area di Nizza-Monferrato. Le attività saranno avviate durante i<br />
primi mesi del 2003 ed avranno una durata di tre anni, comprendendo attività di prospezione, campionamenti discreti e<br />
monitoraggio in continuo.<br />
Una area a sismicità elevata, particolarmente importante per le implicazioni che riguardano la possibile realizzazione del<br />
ponte sullo stretto di Messina è quella dei Monti Peloritani. Durante il <strong>2002</strong> la partecipazione ad un workshop organizzato<br />
all’interno dell’Ente ha consentito di gettare le basi per attività di monitoraggio da svilupparsi in collaborazione con<br />
altre Sezioni (Roma 1 e Catania) a partire dal 2003. In fase iniziale l’approccio geochimico al problema sarà rivolto alla<br />
geochimica delle acque circolanti nei rilievi montuosi della zona nord-orientale della Sicilia e della punta meridionale<br />
della Calabria.<br />
Di estremo interesse è stato inoltre ritenuto un approccio conoscitivo all’area della Garfagnana (Toscana) dove sono presenti<br />
fluidi anomali (caldi e con caratteristiche chimico-fisiche estreme) ubicati in coincidenza con una struttura tettonica<br />
nota per essere la faglia sismogenetica responsabile degli ultimi eventi di forte intensità. Il movimento di tale struttura<br />
presenta un notevole ritardo rispetto ai tempi di ricorrenza noti. L’esistenza di una stazione di monitoraggio in continuo<br />
ubicata in un pozzo in località Pieve Fosciana, consente attualmente di acquisire informazioni in collaborazione con<br />
l’ARPA Emilia.<br />
Nell’ambito dell’Accordo Quadro <strong>INGV</strong>-INFN, è stata avviata una collaborazione con i Laboratori del Gran Sasso, il<br />
Dipartimento di Fisica dell’Università di Roma 3 e la Sezione di Roma 2, per la messa a punto e sperimentazione di un<br />
nuovo sensore per misure di radioattività ambientale.<br />
I dati acquisiti durante il <strong>2002</strong> hanno consentito di definire i valori di background per alcuni parametri geochimici e di<br />
riconoscere la persistenza di processi sismogenetici particolarmente nell’area dell’Appennino Umbro-Marchigiano, dove<br />
alcuni parametri delle acque hanno mostrato anomalie al di fuori del background.<br />
Durante il mese di luglio <strong>2002</strong> è stata completata l’attività di campo legata al progetto NATO finalizzato alla valutazione<br />
dell’emissione di metano da vulcani di fango, con una missione in Romania in collaborazione con la locale Università di<br />
Cluj-Napoca. I risultati sono già oggetto di un lavoro a stampa attualmente sottomesso ad una rivista internazionale. Tale<br />
attività ha comunque destato particolare interesse nell’ambito della comunità scientifica internazionale manifestato con<br />
una reply estremamente positiva su Geophysical Research Letters e con la richiesta di collaborazione da parte dell’Istituto<br />
Francese per il Petrolio (IFP) con i quali è in corso una collaborazione sulla geochimica dei fluidi e degli idrocarburi<br />
emessi dai vulcani di fango siciliani.<br />
L’attività di collaborazione con l’istituto di ricerca Josef Stefan di Ljubljana (Slovenia) ha avuto come primo esito il lavoro<br />
pubblicato su rivista internazionale contenente parte dei dati frutto della collaborazione per la tesi di dottorato di Boris<br />
Zmazek. Su questa base in collaborazione anche con l’OGS di Trieste è stato proposto un progetto bilaterale per il monitoraggio<br />
di alcune aree sismiche di interesse della Slovenia e del Friuli. Il progetto, coordinato dall’OGS (dott. A Riggio)<br />
è stato finanziato dal Ministero degli Esteri ed avrà inizio nel 2003.<br />
A partire dal mese di settembre <strong>2002</strong> è stata seguita con particolare attenzione l’evolversi della crisi sismica dell’area<br />
compresa tra il Tirreno-Meridionale e la costa nord-occidentale della Sicilia. I fluidi monitorati nell’area costiera (acque<br />
termali di Termini Imerese, Cefalà Diana, etc.) hanno mostrato alcune variazioni in termini di composizionali associate a<br />
modificazioni significative della portata e del livello freatico. I dati sono attualmente allo studio.<br />
L’attività di monitoraggio ha permesso inoltre di mettere a punto tecniche di campionamento ed analisi adatte per fluidi<br />
prelevati in ambiente crostale, e di meglio definire le modalità di prelievo di campioni adatti ad un monitoraggio di lungo<br />
termine delle aree sismiche.<br />
È stato accertato che l’acquisizione di dati spot, in coincidenza di crisi sismiche fornisce indicazioni utili solo se le stesse<br />
diventano punto di partenza per un monitoraggio di medio-lungo periodo. In altri casi non forniscono informazioni univocamente<br />
interpretabili.<br />
La finestra di campionamento di tipo stagionale, finora utilizzata per la conoscenza dei valori di background non è in<br />
grado di acquisire informazioni utilizzabili per la costruzione di modelli geochimici.<br />
Le informazioni ed i dati acquisiti, unitamente alle elaborazioni in termini di modellistica geochimica, sono stati oggetto<br />
di comunicazioni a congressi internazionali (XXVIII ESC, Genova) e di attività di docenza nell’ambito della Scuola di Geochimica.<br />
È possibile riassumere nei seguenti punti essenziali il risultato finale dell’anno di attività di monitoraggio:<br />
a) Il prelievo di campioni con campagne di lavoro a cadenza stagionale non è in grado di fornire un sufficiente livello di<br />
informazione riguardo lo stato di attività di un’area. La finestra di campionamento, stabilita anche sulla base delle forze<br />
lavoro in gioco, deve essere intensificata nel 2003 attraverso forme di collaborazione su programmi di ricerca di validità<br />
locale. In particolare si auspica la stipula di collaborazioni per la copertura dell’area Umbra e dell’appennino Parmense,<br />
dove negli ultimi anni maggiori sono stati i danni prodotti da una attività sismica significativamente elevata.<br />
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