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Rapporto sull'Attività Scientifica 2002 - INGV Home Page

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Sezione di Milano Pericolosità e Rischio Sismico<br />

ri provenienti da 30 paesi. La conferenza, prima iniziativa del genere a livello mondiale, ha promosso una rassegna delle<br />

iniziative in corso nel settore della sismologia storica in numerosi paesi/regioni e una presentazione di diversi casi di studio<br />

e/o ricerche metodologiche di rilevante interesse. Il settore della sismologia storica è stato presente nella conferenza<br />

dell’AGU (San Francisco) – anche in questo caso per la prima volta – con una sessione alla cui organizzazione ha<br />

contribuito P. Albini.<br />

Tema 2 - Sviluppo dei sistemi di osservazione<br />

2N - Sistema di acquisizione di dati storici e macrosismici<br />

Ricerche storiche in aree/finestre temporali di particolare interesse<br />

Nel corso del <strong>2002</strong> le ricerche sono state indirizzate ad aree e finestre temporali di particolare interesse, sia in territorio<br />

nazionale sia nel bacino del Mediterraneo. Le priorità individuate dal PE <strong>2002</strong> sono state rispettate, anche se si sono<br />

resi necessari aggiustamenti in seguito alla mancata approvazione di richieste di finanziamento, in ambito sia italiano<br />

che europeo.<br />

– Italia settentrionale. Le ricerche svolte in questo ambito derivano dalla priorità elevata assegnata a ricerche che<br />

approfondiscano le conoscenze sulla sismicità della Pianura Padana e del margine prealpino. L’importanza attribuita<br />

a questi studi deriva dal fatto che le caratteristiche sismogenetiche della Pianura Padana sono ritenute ancora di<br />

difficile comprensione. Conseguentemente, una migliore definizione di ogni forte terremoto avvenuto nell’area –<br />

anche di quelli di minore intensità – fornisce ai geologi indizi importanti per indirizzare le ricerche. Nel quadro progetto<br />

GNDT “Terremoti probabili...”, una ricerca di dettaglio è stata dedicata al terremoto del 12 maggio 1802 nell’area<br />

di Soncino (Ma = 5.6 secondo il catalogo CPTI). Obiettivo primario è stato quello di rendere i parametri del terremoto<br />

più stabili. Le nuove informazioni raccolte hanno aumentato il numero di dati di intensità macrosismica, tutti reinterpretati<br />

in termini di scala EM98. Nonostante i nuovi dati non modifichino sostanzialmente la valutazione della<br />

dimensione del terremoto, la loro maggior affidabilità ha reso più stabile la localizzazione epicentrale e l’orientamento<br />

della box sismogenetica. È stato così possibile fare nuove inferenze sulla sua associazione a una sorgente sismogenetica<br />

che soddisfi contemporaneamente i dati macrosismici e quelli ottenuti in ambito geologico. Nell’ambito di<br />

un contratto con SGA – Storia Geofisica Ambiente sono stati riconsiderati 20 terremoti compresi tra il 1500 e il 1979,<br />

collocati prevalentemente in Italia settentrionale, per i quali non erano disponibili nelle banche dati DOM e CFTI i dati<br />

di intensità macrosismica. Si è trattato di compiere revisioni del materiale già disponibile da precedenti studi, nonché<br />

elaborazioni e ricerche di nuove fonti che permettessero una stima degli effetti causati da ciascun terremoto, con particolare<br />

attenzione alla verifica degli effetti di danneggiamento. Di particolare interesse, alla luce dell’evento del 13<br />

novembre <strong>2002</strong> nella zona di Iseo, si sono rivelati lo studio del terremoto del 1894 e una revisione speditiva del terremoto<br />

del 1661, che hanno interessato un’area limitrofa.<br />

– Area appenninica. Le aree prese in considerazione sono: la Valtiberina e territori circostanti (prioritaria per il progetto<br />

“Terremoti probabili...”), l’Amatriciano e il Vallo di Diano.<br />

Per quanto riguarda la Valtiberina e dintorni è un dato di fatto che il catalogo sismico corrente non ha evidenze di forti<br />

terremoti nell’ultimo millennio nella zona compresa tra Città di Castello-Sansepolcro e l’area del Mugello. Si è pertanto<br />

ritenuto opportuno realizzare un’approfondita indagine storico-sismologica sull’intera area corrispondente all’attuale Provincia<br />

di Arezzo e al lembo di Umbria a nord del Trasimeno. Gli obiettivi sono: 1) migliorare le conoscenze sui terremoti<br />

localizzati nell’area e su alcuni terremoti localizzati poco al di fuori di essa; 2) individuare terremoti non ancora inseriti<br />

in catalogo. Per quanto riguarda il periodo anteriore al XVIII secolo, sono stati individuti alcuni eventi dannosi non ancora<br />

catalogati, risalenti ai secc. XIII, XV, XVI e XVII in Alta Valtiberina, nel Valdarno Superiore e in Casentino. Tra i risultati<br />

più significativi ci sono testimonianze di un grave danneggiamento subito da Città di Castello nel 1558.<br />

I terremoti del 1561 (Vallo di Diano) e del 1639 (Amatrice) hanno in comune una caratteristica che potrebbe averne<br />

influenzato significativamente l’interpretazione. La base di dati disponibile per ciascuno di essi può essere fatta risalire<br />

ad una sola fonte. Si è quindi ritenuto opportuno svolgere uno studio approfondito sulle motivazioni per cui le rispettive<br />

fonti si sono occupate di questi terremoti e sulle loro modalità di raccolta e trattamento delle informazioni, con l’obiettivo<br />

di verificare la completezza e attendibilità dei dati messi a disposizione da ciascuna. È stata inoltre svolta una ricerca<br />

di potenziali altre fonti finora non identificate ed utilizzabili per completare il quadro delle conoscenze sui due terremoti.<br />

Per quanto riguarda il terremoto del 1639, finora attestato con effetti di danno molto grave ad Amatrice e in un’area<br />

piuttosto ristretta nei dintorni di Amatrice, sono state individuate evidenze documentarie che portano a ridimensionare<br />

fortemente l’entità dei danni, specie ad Amatrice per cui si dispone di notizie abbastanza dettagliate, e al tempo<br />

stesso estendono il quadro degli effetti fino a L’Aquila e territorio aquilano.<br />

– Bacino del Mediterraneo. Queste ricerche hanno avuto origine da collaborazioni avviate negli anni precedenti con<br />

ricercatori di paesi europei, nell’ambito del WG “Historical Seismology” della ESC.<br />

È stato completato lo studio di 15 tra i maggiori terremoti (Io ≥ 7) che hanno colpito la Spagna sud-orientale (odierne<br />

province di Murcia e Alicante) tra 1500 e 1900. Si tratta di un’area a sismicità moderata, ma con un elevato rischio sismico<br />

dovuto al notevole sviluppo insediativo degli ultimi cinquant’anni. L’obiettivo principale è stato di predisporre per ciascun<br />

evento un insieme di dati di intensità; è stato perciò ricostruito il quadro delle conoscenze disponibili, successivamente<br />

incrementate con ricerche mirate ad estendere il numero delle fonti e la qualità delle informazioni utili a definire<br />

dimensione e localizzazione di ciascun evento. I risultati ottenuti consistono nelle distribuzioni di intensità per 15 terremoti,<br />

per un numero complessivo di 250 punti di intensità macrosismica. Dopo le necessarie verifiche sulla attribuzione<br />

di coordinate geografiche, i punti di intensità sono stati compilati nel formato dell’European Mediterranean Intensity<br />

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