Rapporto sull'Attività Scientifica 2002 - INGV Home Page
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<strong>Rapporto</strong> attività scientifica <strong>2002</strong><br />
vo, sono stati proseguiti alcuni studi su vulcani messicani ad alta frequenza eruttiva (Popocatepetl, Colima). È stata anche<br />
attivata una borsa a sostegno di un dottorato di ricerca triennale per lo studio dei vulcani Takanà ed El Kikion.<br />
Il potenziamento dei laboratori permetterà lo sviluppo di tecniche di misura della composizione chimica ed isotopica di<br />
inclusioni fluide in rocce magmatiche.<br />
Attraverso l’attivazione di un laboratorio per la misura di gas diffusi dal suolo, sono stati anche messi a punto nuovi<br />
metodi per la misura di flussi di CO 2 al suolo e di misura della permeabilità in situ. È stata inoltre messa a punto una<br />
nuova stazione automatica per la misura delle concentrazioni di CO 2 al suolo che attualmente è già in funzione sull’Etna.<br />
Di estremo interesse è risultato uno studio su membrane semipermeabili per la misura di gas disciolti nelle acque effettuato<br />
nell’ambito di un dottorato in geochimica in collaborazione con l’università di Palermo e coofinanziato dall’<strong>INGV</strong>.<br />
Sono proseguite le attività di sviluppo e collaudo di nuovi sensori da connettere a stazioni continue sia per le acque che<br />
per i gas.<br />
Geochimica dei fluidi in aree sismiche<br />
L’approccio metodologico adottato per l’attività di monitoraggio geochimico in aree sismiche, è filosoficamente innovativo<br />
rispetto a quanto finora prodotto in letteratura. Il problema del monitoraggio geochimico dell’attività sismica si è sviluppato<br />
in varie aree del mondo, focalizzando l’attenzione su alcuni parametri ritenuti utili “precursori” di eventi sismici,<br />
ma è stato condizionato dal tentativo di formulare “previsioni” empiricamente collegate al singolo evento sismico. Le più<br />
recenti reviews scientifiche dell’attività di tipo geochimico svolta in questo settore appaiono ancora affette da tale<br />
approccio, che non è stato comunque in grado di fornire esiti sufficientemente attendibili negli ultimi 30 anni.<br />
La filosofia attualmente adottata dalla sezione di Palermo dell’<strong>INGV</strong> ha come fine ultimo la “previsione”, nella coscienza<br />
che, allo stato attuale, è necessario acquisire dati scientifici e informazioni storiche per giungere ad una modellizzazione<br />
della circolazione dei fluidi sulla base di un’interpretazione multidisciplinare dei dati. Infatti, per lo studio<br />
geochimico di un’area sismicamente attiva è necessario acquisire tutte quelle informazioni di base necessarie a<br />
descrivere il sistema studiato in maniera sufficientemente dettagliata, in particolare: circolazione ed origine dei fluidi;<br />
interazioni; identificazione di siti sensibili; valori di fondo dei vari parametri; misura di parametri estensivi; assetto geologico<br />
strutturale; analisi del pattern di occorrenza degli eventi sismici; valutazione dei processi di deformazione crostale<br />
in atto; analisi delle serie storiche dei dati rilevati.<br />
In tale ottica, il monitoraggio geochimico delle aree sismiche non è legato al verificarsi di singoli eventi sismici, ma è<br />
finalizzato all’interpretazione dei dati acquisiti in un modello che tiene conto dello sviluppo dell’intero processo<br />
sismogenetico.<br />
Seguendo questo tipo di filosofia il personale della sezione di Palermo nel <strong>2002</strong> ha consolidato le attività di campionamento<br />
di fluidi nelle aree sismiche controllate avendo particolare cura ad attivare collaborazioni interdisciplinari per<br />
lo studio di singole aree. Durante il <strong>2002</strong> si sono verificate alcune occasioni di scambio di esperienze maturate da singoli<br />
ricercatori <strong>INGV</strong> e non che hanno portato allo sviluppo di collaborazioni all’interno delle sezioni <strong>INGV</strong>. In particolare<br />
sono state concordate azioni comuni di monitoraggio multidisciplinare con le sezioni di Catania, Roma 1, per il<br />
controllo di zone come la Garfagnana e i Peloritani. Un simile approccio, a nostro parere, potrà dare, in un prossimo<br />
futuro, risultati di grande interesse ed utilità.<br />
Le aree dove si sta operando per stabilizzare il monitoraggio sismico, sono quelle che sono state oggetto in passato<br />
della nostra attenzione e che sono interessanti dal punto di vista dell’attività sismica quali: Sicilia occidentale, versante<br />
meridionale ed orientale dell’Etna, Madonie, Iblei, Umbria, Slovenia e Piemonte.<br />
Per ciò che riguarda il Piemonte è stata firmata una convenzione con la Regione Piemonte per costruire un sistema di<br />
monitoraggio geochimico dell’area del Monferrato. Nell’ambito di questa convenzione opereranno in collaborazione le<br />
sezioni di Roma 1 e Palermo.<br />
Geochimica dei fluidi in aree geotermiche<br />
Le considerazioni riguardanti l’aspetto geotermico, hanno molti punti di contatto con altri settori della ricerca geochimica<br />
sviluppata all’interno della sezione di Palermo, lo studio dei sistemi idrotermali connessi agli apparati vulcanici ne<br />
sono un chiaro esempio.<br />
Durante il <strong>2002</strong> è stato fatto un grosso sforzo per ampliare le conoscenze su alcuni bacini idrotermali della Sicilia occidentale<br />
(Castellammare, Montevago, Sciacca). Questi studi hanno poi una importante refluenza su alcuni aspetti idrogeologici,<br />
sul monitoraggio sismico e sull’assetto geodinamico dell’area. Questi studi sono stati effettuati a completamento<br />
delle indagini condotte negli anni precedenti.<br />
Di particolare interesse ed utilità sono stati i risultati delle ricerche mirate alla caratterizzazione del sistema geotermico<br />
sottomarino di Panarea. Le informazioni acquisite sono state utili ai fini della valutazione del livello di attività e di rischio<br />
del fenomeno che attualmente è ancora in atto.<br />
Geochimica ambientale<br />
Lo studio di diversi aspetti ambientali del territorio siciliano hanno permesso una migliore conoscenza dell’asseto climatico<br />
dell’isola che è indubbiamente rappresentativo del bacino del Mediterraneo. Lo studio della composizione chimica<br />
ed isotopica delle precipitazioni e degli acquiferi della Sicilia Orientale (Iblei) dell’Etna e della Sicilia occidentale,<br />
ci ha consentito di avere un quadro migliore delle differenze climatiche tra l’area settentrionale e meridionale della Sici-<br />
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