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rapporto sul turismo montano 2000-2006 e congiuntura 2007

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Gli stranieri, pur con Valor assoluti più contenuti, incrementano i loro arrivi e le loro presenze nel semestre in<br />

modo ancora più alto degli Italiani (rispettivamente con un +10,9% e un +18,6%) e una permanenza media<br />

però più bassa (4,5 pernottamenti). L’incremento dei pernottamenti degli stranieri accomuna tutti i mesi del<br />

semestre ad eccezione del mese di giugno e ri<strong>sul</strong>ta particolarmente elevato anche in termini assoluti nei mesi<br />

di agosto (+23,7% con oltre 3.400 pernottamenti aggiuntivi) e nel mese di settembre (+23.9% pari ad un<br />

incremento assoluto di circa 4.700 pernottamenti).<br />

Per una Valutazione di medio periodo (dall’estate <strong>2000</strong> all’estate <strong>2007</strong>) si conferma un incremento sia del<br />

mercato italiano che per quello straniero.<br />

Le prime cinque regioni più importanti per numero di pernottamenti erano e rimangono, nell’ordine, la<br />

Lombardia (+48% di pernottamenti), l’Emilia Romagna (+52%), il Lazio (+42%), il Veneto (+72%), la Toscana<br />

(+28%). Tutti i turisti provenienti da queste regioni mostrano una permanenza media di circa 6,5 notti con una<br />

punta di 7,3 notti per il Lazio, senza che ri<strong>sul</strong>ti particolarmente evidente, come registrato in altri ambiti, una<br />

contrazione delle permanenze tra inizio e fine periodo.<br />

Sui mercati esteri si confermano le prime due posizioni registrate per numero di pernottamenti ad inizio<br />

periodo: la Germania (+67% di incremento e che garantisce più della metà del totale arrivi e pernottamenti<br />

stranieri nell’ambito), i Paesi Bassi (+20%). La Francia che nell’estate <strong>2000</strong> era il terzo mercato, perde<br />

decisamente posizioni (-27%) e passa al quinto posto scaValcata sia dal Belgio (+197% di pernottamenti) che<br />

dall’Austria (+88%).<br />

2.3.5 Il <strong>turismo</strong> invernale in Trentino<br />

La montagna è stata vissuta, fino a pochi decenni fa, soprattutto d’estate. Da tempo, però, la stagione turistica<br />

invernale sopravanza largamente quella estiva dal punto di vista delle ricadute economiche, e anche nel<br />

numero delle presenze e nella durata della stagione in quegli ambiti dove si registra una doppia stagionalità<br />

estiva e invernale.<br />

Nell’ultimo decennio si è registrata in Trentino una crescita sostenuta della stagione invernale in termini di<br />

arrivi e presenze soprattutto nelle destinazioni più “forti”, a fronte nella migliore delle ipotesi di una sostanziale<br />

tenuta della stagione estiva.<br />

Tutte le destinazioni dell’arco alpino prive di un prodotto neve hanno maggiori difficoltà di tenuta, presentano<br />

una minore redditività complessiva della destinazione e minori investimenti. È un dato obiettivo da cui partire<br />

per individuare anche possibili scelte alternative alla pratica dello sci alpino.<br />

Il ciclo di vita dello sci è nella fase di maturità. Sciano sempre meno Italiani. L’attrazione di mete balneari<br />

anche nel periodo invernale, grazie a costi sempre più competitivi, è in costante crescita rispetto alle settimane<br />

bianche e negli ultimi quindici anni la pratica dello sci ha perso costantemente appassionati. L’istituto di ricerca<br />

Eurisko aveva stimato che gli sciatori praticanti con più di 14 anni (tenendo uniti discesisti, fondisti e<br />

scialpinisti) fossero nel 1990 il 4,9% degli Italiani in età compresa tra i 14 ed i 74 anni.<br />

Nel 1994 i praticanti dello sci rappresentavano ancora il 4,8% della popolazione target.<br />

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