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rapporto sul turismo montano 2000-2006 e congiuntura 2007

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Riguardo alla specificità dei due prodotti, l’evoluzione della montagna estiva è stata caratterizzata negli ultimi<br />

anni da alcuni elementi principali, pur essendo presenti eccellenze:<br />

un progressivo invecchiamento della clientela e quindi il preValere di una domanda orientata<br />

essenzialmente al relax e al contatto con la natura, tendenzialmente fidelizzata (soggiorni climatici per<br />

bambini e anziani; <strong>turismo</strong> sociale);<br />

un prodotto statico, poco “vitale”, che fatica ad adeguarsi alle nuove esigenze di divertimento, mobilità e<br />

dinamismo che provengono dai segmenti più attivi del mercato (giovani e adulti/famiglie);<br />

una conseguente carenza di occasioni di svago, al di là delle attività tradizionali su cui è imperniata la<br />

vacanza in montagna (passeggiate, raccolta funghi, trekking, ecc.);<br />

un sottoutilizzo delle reali potenzialità turistiche dell’area, una scarsa Valorizzazione della cultura,<br />

dell’enogastronomia, degli itinerari e delle tradizioni locali e quindi un’incapacità di fatto di diversificare i<br />

mercati, sia in termini di clientela che di prodotti offerti;<br />

una scarsa differenziazione in termini di prezzo.<br />

Vi è da dire che il <strong>rapporto</strong> tra evoluzione della domanda e dell’offerta è di causa-effetto reciproci: da un lato,<br />

la preValenza di una domanda orientata al relax non stimola lo sviluppo di prodotti alternativi; dall’altro, è<br />

proprio la staticità del prodotto a frenare i segmenti più dinamici, potenzialmente interessati al prodotto<br />

<strong>montano</strong>.<br />

A ciò si aggiunge la progressiva riduzione della durata della stagione estiva, a causa sia dei mutati<br />

comportamenti di consumo dei turisti (vacanze mediamente più brevi e concentrate), sia di condizioni<br />

meteorologiche spesso poco invoglianti.<br />

In tale contesto, le aree appenniniche e soprattutto quella della media montagna hanno risentito di<br />

un’accentuazione di tali tendenze rispetto alle zone alpine, in quanto spesso al di fuori dei grandi circuiti<br />

turistici internazionali e caratterizzate preValentemente da un <strong>turismo</strong> di prossimità, alimentato soprattutto dai<br />

residenti nella stessa regione e in quelle limitrofe.<br />

Analogamente alla montagna estiva, anche il <strong>turismo</strong> <strong>montano</strong> invernale è in una fase di stagnazione,<br />

caratterizzata da un’evidente maturità del prodotto e da un aumento vertiginoso della concorrenza. Ad un<br />

mercato dello sci “vecchio e obsoleto”, ormai incapace di dare risposte innovative alle crescenti e mutevoli<br />

esigenze del mercato (non solo in termini di varietà e qualità delle piste, di collegamenti tra comprensori, di<br />

sicurezza, ecc., ma anche di un’offerta integrata e segmentata per tipologia di domanda), si somma la<br />

continua incertezza legata alle condizioni meteorologiche e climatiche, che – nonostante in parte superata<br />

dalla diffusione degli impianti di innevamento artificiale – tende ad avere ripercussioni negative <strong>sul</strong>l’andamento<br />

dei flussi verso le principali stazioni sciistiche. Riguardo alla concorrenza, questa si caratterizza per una forte<br />

sostituibilità tra modi di fruizione della risorsa “montagna” e da una riValità crescente fra località sciistiche in<br />

grado di offrire prodotti simili. Non solo: vi è l’emergere di una evidente concorrenza anche tra tipologie di<br />

vacanze differenti. I soggiorni esotici si sostituiscono alle settimane bianche, i soggiorni nelle città d’arte<br />

soddisfano il bisogno di evasione dei week-end, le località alpine d’oltreoceano, tra cui quelle americane e<br />

canadesi, diventano il simbolo della nuova “concezione estrema” della montagna invernale.<br />

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