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Da Roma a Cortina di Carlo Durazzo

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Perseguii con molta passione questa politica.

Nell’ultima fase della mia presidenza si creò nel club una certa frattura interna legata a questioni

personali tra soci e vi furono polemiche sulla presenza/partecipazione dei genitori che alcuni

ritenevano utile altri ingombrante. Non ci detti peso perché il mio obiettivo era

fondamentalmente quello di avere una forte squadra, e soprattutto di rincalzi giovani:

incominciammo infatti a vincere di nuovo degli Italo-Suisse e i rapporti con il SAS ritornarono a

esseri quelli storici.

Ricordo l’aiuto prezioso di Pozzani che fu segretario e si dedicò con molta passione al circolo.

Dopo la mia presidenza la mia politica non fu seguita perché si ritenne dare più importanza alla

candidatura dei figli di soci, sebbene questi non sempre avessero una particolare predisposizione

all’agonismo. Un figlio di socio non è automatico possa diventare un bravo discesista.

Ricordo che all’epoca corteggiammo un ragazzo che stava venendo su molto bene: era una

scoperta di Siorpaes (che aveva inventato Tomba). Apparve sulla scena all’età di 7/8 anni, era

un vincitore nato e continuò a mietere vittorie fino all’età di 10/12 anni. Cercai di agganciarlo ad

ogni costo ma a un certo punto il papà di questo ragazzo mi chiese di creare una struttura

speciale per suo figlio; pretendeva addirittura che avesse un “allenatore psicologico”.

Fedele alle vecchie tradizioni mi rifiutai e il ragazzo fu tolto dal circolo per essere allenato

secondo gli schemi richiesti dal padre, scomparve però presto dalla scena sportiva.

Era la dimostrazione da un lato di un modo di intendere e gestire la cultura dello sci, oggi

predominante, che poteva ottenere dei risultati ma anche ottenere l’effetto opposto.

Noi, intanto continuammo a vincere gare con il giovane Lacedelli, figlio di Innocente, che

scappava praticamente da scuola per partecipare alle gare.

Erano tempi in cui si aprì quella frattura fra lo sci agonistico al massimo livello e lo sci

amatoriale che porta oggi all’esagerazione di somministrare anche ai giovani degli anabolizzanti

o peggio e che oggi rappresentano sulla scena sportiva la negazione e la degradazione dello

sport

D/ E’ durante la tua presidenza che il club fu aperto alle donne?

Non lo ricordo con precisione, ma credo che ciò avvenne sotto la presidenza di Paolino Asta.

Le prime donne a entrare furono Marilies Windischgraez, Doris Pignatelli, Patrizia Medail e

Anna Bozza.

All’epoca io ero favorevole all’iniziativa ma oggi me ne pento ma non perché abbiano creato

particolari problemi ma per un fatto estetico: il circolo doveva restare solo maschile. È un senso

di rifiuto che provo anche quando vedo una donna soldato.

D/ Da quanto hai detto finora e dai risultati degli incontri col Sas negli anni della tua

presidenza risulterebbe che in prevalenza i nostri corridori non erano soci. Erano solo

temporanei, poi non messi in votazione? Come venivano ammessi i temporanei?

R/ L’ammissione dei soci temporanei era decisa dal Consiglio direttivo su raccomandazione di

qualche socio. Come ho detto dianzi, io mi rivolsi ai giovani per ricreare una squadra. Però

successivamente non sempre essi vennero posti in votazione

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